Chi di noi non associa questa perla della musica alla pura italianità? E’ ben noto che il suggestivo brano rappresenta uno dei fiori all’occhiello del Bel Paese, riconosciuto in tutto il mondo e immediatamente associato a quella Napoli struggente, romantica e colorata. Potente come quel sole di cui parla è quasi un inno nazionale capace di scaldarci e travolgerci con un romanticismo che, oltre al cuore, investe anche le nostre radici e il senso di appartenenza ad una terra. Non tutti sanno però che quel sole non sorgeva sul Mediterraneo ma illuminava le acque del Mar Nero. Ci troviamo cosi, scoprendo la storia del capolavoro nostrano, a dover fare un salto nel cuore dell’est, a Odessa, nel sud dell’Ucraina.
La città possiede un legame con la nostra terra già dalle sue origini, fu infatti Giuseppe De Ribas, spagnolo nato a Napoli, a fondarla nel 1794. Ben presto divenne dimora di un’importante colonia italiana ospitando migliaia di meridionali, e l’italiano fu ufficialmente adottato nella gestione dell’economia e degli affari. Importanti furono i contributi italiani per lo sviluppo, l’architettura e l’arte, basti pensare all’Opera di Odessa e alla Chiesa della Trinità entrambi progettati e realizzati dal napoletano Francesco Frapolli. Si potrebbe quasi affermare che Odessa fu, per lungo tempo, la piccola Italia dell’Impero russo.
Alla soglia del Novecento la rilevanza italiana era decisamente sfumata, ma ancor oggi si avverte l’impronta di uno stretto legame sopravvissuto quasi un secolo. Di certo questo scambio non fu unidirezionale come potrebbe sembrare: la città offrì tutti i vantaggi della sua posizione rendendo possibile l’incontro tra oriente e occidente, divenendo il cuore vivo e vibrante dell’impero meridionale. Offrì la sua bellezza delicata e quel suggestivo affaccio sul mare che ci è tanto familiare.
Fu proprio l’alba di Odessa ad ispirare Eduardo Di Capua nel 1898 a comporre il brano “O sole mio” lasciandosi andare alle emozioni di quella nuova “jurnata e sole” che poté osservare dalla finestra poco prima di rientrare a Napoli. A quel tempo Di Capua si trovava infatti a Odessa insieme al padre, anch’egli musicista, per una tournée. L’unione tra la poesia di Giovanni Capurro, poeta ed autore del testo, e la superba composizione musicale di Di Capua diedero vita a quello che oggi è un vero e proprio capolavoro mondiale, cantato e riproposto da diversi e celebri artisti italiani ed internazionali del calibro di Caruso, Pavarotti ed Elvis Presley.
Tornati in Italia i due musicisti proposero il brano al concorso musicale di Piedigrotta. Il successo sperato non arrivò e portarono a casa un secondo posto senza troppi riconoscimenti, superati dalla canzone, oggi sconosciuta, “Napule bello”. Sulle sponde del Mar Nero però il riconoscimento fu grande, amichevole e caloroso, e diede inizio a quell’onda di successo che portò quel sole in ogni parte del mondo, un sole né di casa né straniero ma “nostro”.