Tutto ha inizio nell’Ottocento. L’Europa è nel pieno delle guerre napoleoniche e il generale corso inaugura il Blocco Continentale, con cui vieta l’attracco nei porti posti sotto la sua sfera d’influenza alle navi battenti bandiera inglese. Il decreto ha subito delle conseguenze – alcuni prodotti diventano difficili da reperire – e, in particolare, in Italia, i costi d’importazione dei semi di cacao salgono alle stelle.

I pasticcieri piemontesi corrono ai ripari e sopperiscono alla carenza di materia prima aggiungendo, a quel poco cacao che possono procurarsi, la nocciola Tonda Gentile, disponibile in gran quantità fra le pianure delle Langhe, nella parte bassa della regione. Nasce così il cioccolato gianduia, un tradizionale prodotto torinese che, oltre un secolo dopo, giocherà un ruolo fondamentale nella creazione della Nutella.

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Nel 1942, Pietro Ferrero, pasticciere classe 1898, è a lavoro nel suo laboratorio di via Rattazzi, ad Alba, nella provincia di Cuneo, per ideare un’alternativa sostanziosa e, al tempo stesso, economica alla tipica colazione dei contadini e operai della zona, che ogni mattina acquistano e consumano una pagnotta con sopra dei pomodori. La sua idea è quella di dar vita a un impasto dolce da mettere sul pane, ma sono gli anni della Seconda guerra mondiale e la stragrande maggioranza del cioccolato in circolazione è destinata alle scorte belliche.

Prendendo spunto dalla tradizione piemontese del gianduia, Pietro trasforma un ostacolo in una grande opportunità, arrivando, nei primi mesi del 1946, a commercializzare il Giandujot, una pasta dolce a base di nocciole, zucchero e una quantità minima di cacao. Un primo lotto da 300 chili viene venduto sotto forma di “panetti” avvolti nella carta stagnola – da tagliare a fette e mettere a mo’ di marmellata solida fra due fette di pane – e il prodotto riscuote un grande successo fra consumatori e commercianti sia per il prezzo, che lo rende accessibile a tutti, sia per quel suo gusto tanto delicato da ingolosire anche i più piccoli.

Tempo qualche mese, la richiesta del Giandujot aumenta e Pietro è costretto ad abbandonare la produzione artigianale per espandersi come azienda. Insieme alla moglie Piera e al fratello Giovanni, il 14 maggio del 1946, fonda la ditta Ferrero e, mentre il panetto continua ad andare a ruba – questa volta in delle caratteristiche scatole da dolci che raffigurano due bambini vicino a Gianduja, la maschera torinese da cui trae il nome il prodotto – nel 1947, nasce il Cremino, una versione monodose da 21 grammi.

Pietro muore a Torino il 2 marzo del 1949 e suo figlio Michele prende le redini della Ferrero, sostituendo buona parte del burro di cacao del Giandujot con una miscela di oli vegetali, che trasformano il panetto del padre in una crema spalmabile da vendere in barattolo.
La Supercrema entra in commercio nel 1951 e subito diventa un appuntamento fisso delle merende e delle colazioni degli italiani, ma Michele già guarda avanti e, per spingere l’azienda oltre i confini nazionali, si prepara al lancio di una nuova rivisitazione del prodotto. Agli inizi degli anni ’60, fa migliorare ancora di più la ricetta originale (che da allora non è più cambiata) e registra la seconda incarnazione della Supercrema con il nome Nutella, dall’unione fra il sostantivo inglese “nut”, che tradotto vuole dire “noce”, e il suffisso “-ella”, scelto per il suo suono “dolce”.

Il 20 aprile del 1964, ad Alba, la fabbrica della Ferrero sforna il primo vasetto in assoluto della Nutella, mandata sugli scaffali dei negozi in degli iconici barattoli con sopra raffigurazioni astratte e colorate – a cui, dagli anni ’90, si aggiungeranno anche le immagini dei personaggi dei cartoni animati – da svuotare e riutilizzare come semplici bicchieri.

Per spingere il marketing del prodotto, Michele investe negli sketch pubblicitari del Carosello, il celebre programma-contenitore della Rai, in onda tutte le sere, tranne il venerdì, dalle 20.50 alle 21, consacrando la sua creazione come un simbolo del miracolo economico italiano.

Nel 1965, la Nutella sbarca in Germania e, l’anno successivo, in Francia; poi si impone anche in Olanda, Belgio, Svizzera, Danimarca e Regno Unito, fino ad arrivare, nel 1974, in Australia, dove, a Sidney, la Ferrero apre il suo primo stabilimento extra-europeo. Da lì, la strada è tutta in discesa. La Nutella è una gallina dalle uova d’oro che conquista ogni mercato e, fra il 1975 e il 1985, diverse aziende cercano invano di replicarne la formula vincente.

Tutta fatica sprecata, perché la crema di casa Ferrero è ormai un fenomeno di massa globale, un simbolo dell’italianità che diventa oggetto di studi sociologici e viene costantemente citata nelle canzoni e nelle pellicole del dopoguerra, come, ad esempio, nel verso della canzone di Giorgio Gaber, Destra-sinistra, che fa “Se la cioccolata svizzera è di destra, la Nutella è ancora di sinistra”, o nell’iconica scena di Bianca, un film del 1984 in cui Nanni Moretti affoga i suoi dispiaceri in un barattolo di Nutella alto un metro.

Ovviamente, non mancano le manifestazioni tematiche: nel 1996, la Francia ospita la Generation Nutella, organizzata nel Carrousel du Louvre, un centro commerciale parigino dove vengono esposte le opere create da tutti gli artisti cresciuti “a pane e Nutella”. E ancora, il 29 maggio del 2005, quasi 28.000 persone si riuniscono a Gelsenkirchen, in Germania, per banchettare a suon di Nutella in quella che il Guinnes dei primati considera la più grande colazione continentale di sempre.

Il successo della crema di casa Ferrero continua anche nel nuovo millennio e, nel 2007, la blogger italo-americana Sara Rosso istituisce il World Nutella Day, da celebrare il 5 febbraio di ogni anno. Proprio in quel giorno, nel 2021, il Ministero dell’economia e delle finanze fa coniare una moneta commemorativa, dal valore nominale di €5, con l’immagine del classico barattolo di Nutella da un lato e la sede storica della Ferrero di Alba dall’altro.

Ma per comprendere l’inizio di un prodotto che è stato in grado di unire e sfamare intere generazioni di italiani, francesi, tedeschi e via dicendo bisogna tornare ancora più indietro nel tempo: al piccolo laboratorio di via Rattazzi, alla guerra e alla necessità di creare un dolce buono e accessibile a tutti.
Artigianato, inventiva e passione si mischiano in una storia unica nel suo genere

Si parte dalla grande intuizione di Pietro, poi arriva Michele, che, come un re Mida del cioccolato o un novello Willy Wonka italiano, migliore il prodotto del padre e dà vita a quella che è ancora oggi la crema spalmabile per eccellenza, di cui se ne vendono in media 250.000 tonnellate l’anno in circa 160 paesi. Una storia italiana fatta dagli italiani per gli italiani (e non solo). Dopotutto, come recita lo slogan: “Che mondo sarebbe senza Nutella?“.
Fonti:
- Primo vasetto nel ’64, mezzo secolo di Nutella – ANSA
- Nutella, una storia italiana di successo dal 1964 – ANSA
- World Nutella Day: com’à nata la Nutella? – Focus junior
- Nutella, la storia di un mito – Enciclopedia Treccani
- Nutella, una storia di amore e passione – nutella.com
- Nutella – Wikipedia italiano
- Pietro Ferrero (imprenditore 1898) – Wikipedia italiano