La vita, si sa, ha un destino comune per tutti: la morte arriva sempre ineluttabilmente, ma talvolta in modi così incredibili da risultare inaccettabili. E se ci sono stati, nel corso della storia, molti personaggi famosi morti nelle maniere più assurde, la fine di Sunandha Kumariratana, giovanissima regina del Siam (l’odierna Tailandia), supera ogni immaginazione.
Sunandha Kumariratana
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
Il raffinato regno del Siam – proprio quello dove è ambientato lo struggente film Anna and the King, e la bellissima, precedente versione Anna e il Re – era governato, alla fine del 19° secolo, da un re illuminato che proseguiva l’opera di modernizzazione del paese iniziata dal padre. Purtroppo, nessuno dei due sovrani riformatori pensò di abolire un’antichissima legge, che si rivelò la causa indiretta della morte della giovane regina.
Il Re Chulalongkorn, conosciuto in occidente come Rama V, aveva quattro mogli, tutte sue sorellastre com’era consuetudine alla corte siamese. La “prima” tra le mogli, la consorte ufficiale, era la regina Sunandha Kumariratana, molto amata dal marito, al quale aveva dato una figlia, la principessa Kannabhorn Bejaratana.
La regina Sunandha con la figlia
In quel disgraziato giorno di maggio del 1880 – quando la regina non aveva ancora vent’anni e la principessa nemmeno due – uno stuolo di domestici e di guardie stava scortando madre e figlia alla residenza estiva di Bang Pa-In. Il palazzo era al di là del fiume Chao Phraya, il grande corso d’acqua che attraversa la capitale Bangkok.
L’etichetta di corte prevedeva che nessuno potesse salire su di un’imbarcazione con la regina, che era in attesa di un secondo figlio, e con la piccolissima principessa
Madre e figlia salirono quindi da sole su un piccolo natante, trainato da una barca più grande che avrebbe dovuto traghettarle sulla sponda opposta. Le forti correnti però fecero capovolgere l’imbarcazione della regina, che finì sott’acqua con la principessa di due anni. Nessuno, tra i numerosi servitori e gli addetti alla sicurezza reale, ascoltò le disperate grida d’aiuto di Sunandha Kumariratana o si tuffò per salvare lei e la bambina, seguendo probabilmente le direttive del capo delle guardie che rimase a guardare la scena senza prendere alcuna iniziativa.
L’incredibile immobilità con la quale tante persone assistettero alla morte per annegamento di una donna e di una bambina si spiega con la rigida osservanza di una vecchia legge, secondo la quale a nessuno che non fosse di sangue nobile era consentito toccare un membro della famiglia reale.
La pena per l’errore era la morte
Oltre all’osservanza della antica norma, forse giocarono un ruolo importante anche delle radicate credenze superstiziose: salvare una persona che stava affogando nel fiume portava disgrazia perché era un’azione che andava a interferire con la volontà degli spiriti dell’acqua. Leggenda voleva che:
Il salvatore sarebbe stato “preso”, prima o poi, al posto del salvato…
Il crematorio della regina
Dopo l’assurdo incidente, e la tragica fine della consorte e della figlia, il re Rama V fece imprigionare il capo della scorta, colpevole di non aver dato alcun ordine per tentare di salvare la regina e la piccola principessa.
Il disgraziato servitore fu severamente punito proprio per essersi attenuto, troppo scrupolosamente, alle leggi del suo Re
Rama V fu così addolorato dalla perdita della moglie, della figlia e del prossimo erede, che ordinò le cerimonie funebri più “elaborate e costose di tutte quelle mai viste prima in Siam”. Il re fece costruire degli interi edifici destinati a essere bruciati durante la cerimonia di cremazione.
I corpi delle due vittime reali furono imbalsamati e posti a sedere su troni d’oro all’interno del crematorio principale, circondati da oggetti preziosi e dalle insegne regali. Solo il 9 marzo 1881, il re diede inizio alle cerimonie funebri, che si prolungarono per dodici giorni.
Il Monumento in memoria di Sunandha Kumariratana
Il memoriale di Sunanda Kumariratana, Fotografia di กสิณธร ราชโอรส – CC BY-SA 4.0
Dopo molto tempo, Rama V fece costruire un monumento funebre per commemorare l’amata sposa nel palazzo estivo che la regina stava raggiungendo in quello sfortunato giorno di primavera, quando un’antichissima legge e la superstizione impedirono alle guardie che avrebbero dovuto proteggerla di salvare lei e la figlia.