Il suo avversario lo aveva sfruttato, truffato e ostacolato, ma Nikola Tesla, scienziato serbo classe 1856, credeva nella corrente alternata, in quel sistema che sarebbe stato capace di cambiare la vita delle persone. Thomas Edison non era dello stesso avviso: preferiva sviluppare la corrente continuava a tenersi stretto il monopolio dell’illuminazione. Se Edison era furbo, abile e disinvolto, un autentico uomo d’affari, Tesla era un cervellone tutto sogni e teorie. Il suo interesse per l’elettricità risaliva ai tempi dell’università, quando, appena diciannovenne, nel 1875 si trasferì a Graz, per frequentare i corsi del politecnico locale.
Fu amore a prima vista

La guerra delle correnti
Tesla ebbe un’intuizione fulminea che, sette anni dopo, prese forma attraverso la realizzazione di vari componenti – tutti brevettati – di quello che, nel 1887, sarebbe diventato il suo motore alternato a induzione. A quei tempi, Tesla lavorava a Parigi presso una filiale dell’azienda di Edison e, nel 1884, si spostò negli Stati Uniti con in mano una lettera di raccomandazione del suo superiore Charles Batchelor.

Il serbo era convinto che la corrente alternata fosse molto più conveniente della corrente continua per due motivi: uno pratico e uno economico. L’utilizzo della corrente continua richiedeva dei fili di rame molto spessi e tante centrali elettriche sparse per la città; la corrente alternata, invece, aveva costi più contenuti e poteva coprire aree maggiori senza problemi di diffusione.

Sui problemi della sua corrente continua Edison non voleva saperne, ma riconobbe il talento di Tesla e lo assunse con l’incarico di migliorare le prestazioni degli impianti.
In caso di esito positivo, gli promise una retribuzione di 50.000 dollari

Tesla riuscì ad aumentare l’efficienza degli impianti di Edison, ma, quando andò a batter cassa l’imprenditore liquidò la storia del premio in denaro con la frase:
«Tesla, lei non conosce il senso dell’umorismo americano»

Si licenziò e tornò ai suoi studi sulla corrente alternata, attirando l’interesse di Alfred K. Brown, il direttore della Western Union Telegraph, che lo finanziò e gli permise di depositare vari brevetti. Durante una delle sue tante conferenze stampa o esibizioni pratiche, tutte improntante sulla spettacolarità dell’energia elettrica, l’industriale George Westinghouse rimase affascinato dalle intuizioni di Tesla e lo assunse per combattere quella che passerà alla storia come la Guerra delle Correnti.

Thomas Edison giocò sporco: scrisse pamphlet denigratori, pubblicizzò la pericolosità della corrente alternata e, addirittura, riuscì a far impiegare il sistema dei rivali nella neonata pena capitale della sedia elettrica.

Alla lunga, Westinghouse ebbe la meglio e la grande intuizione di Tesla finì per illuminare prima l’Expo di Chicago, poi, dal 1896, le città di tutto il mondo.

La vittoria avrebbe dovuto rendere Tesla uno degli uomini più ricchi del paese – da contratto gli spettava una percentuale per ogni motore elettrico venduto – ma gli investitori convinsero Westinghouse a ridefinire gli accordi in cambio di un importo forfettario di 216.000 dollari. Una cifra altissima… Peccato che l’ammontare dei guadagni in percentuale precedenti sarebbe stato di circa 12 milioni di dollari; per non parlare di quelli futuri.
Tesla, che con Westinghouse aveva un rapporto molto amichevole, strappò il vecchio contratto e accettò la nuova proposta. Perché lo fece? La risposta è semplice:
I soldi non gli interessavano

Il telecomando
Se Edison era più imprenditore che altro, Nikola Tesla era una sorta di poeta della scienza, un visionario con poco senso degli affari e tanta voglia di migliorare il mondo. L’aver contribuito a sviluppare commercialmente la corrente alternata è, senza ombra di dubbio, la sua più grande intuizione, ma sarebbe sbagliato soffermarci solo su questo aspetto della sua carriera, perché Tesla ha contribuito al passaggio dall’epoca vittoriana al XX secolo anche con altri progetti, di cui molti sono ancora oggi di uso comune.

Ad esempio, c’è il suo zampino negli aerei a decollo verticale, nella radio, nelle lampade a fluorescenza e nel moderno telecomando.

Era il 1898. Una mattina si presentò al Madison Square Garden di New York con una barca giocattolo comandata a distanza da un dispositivo nelle sue mani.
Il pubblico era senza parole

La differenza fra il suo telecomando e quello attuale è che, mentre il secondo sfrutta i raggi infrarossi, il primo utilizzava le onde radio, captate dalla barca grazie a una serie di antenne riceventi.

Tesla non prospettava l’utilizzo del telecomando come accessorio domestico per la televisione; piuttosto, voleva proporre al governo la realizzazione di barche da guerra senza equipaggio, telecomandate a distanza per evitare inutili sprechi di vite.
Ed è qui che entriamo nel merito del complottismo

L’oscillatore che creava i terremoti
Tesla era anche un esibizionista, uno scienziato che sapeva pubblicizzarsi con spettacoli creati ad hoc per impressionare il pubblico. Tutto questo avveniva mentre si lasciava andare a dichiarazioni che scatenavano la fantasia della gente. Un caso emblematico è il suo celebre oscillatore: un generatore elettrico che sfruttava la pressione del vapore per spingere avanti e indietro un pistone, fino a farlo vibrare a una frequenza regolabile. L’idea di base era di captare varie frequenze e trovarne una che corrispondesse alla risonanza del dispositivo, in modo tale da ritrasformare le oscillazioni meccaniche in corrente elettrica.

Fin qui parliamo di scienza, ma, nel 1935, Tesla, orma sessantanovenne, raccontò che, anni prima, aveva sintonizzato l’apparecchio sulla stessa frequenza dell’edificio dove stava lavorando e che l’oscillatore aveva provocato un piccolo terremoto. La gente uscì per strada terrorizzata e dovette distruggere il macchinario prima che arrivasse la polizia.

Se questa storia fosse vera – ma non lo è, anzi, si tratta di una delle tante esagerazioni del Nikola Tesla anziano – l’oscillatore avrebbe potuto generare eventi sismici da sfruttare in ambito bellico e, infatti, ancor oggi i cospirazionisti credono che qualcuno si sia impadronito di questa pericolosissima tecnologia. Girando sul web, ad esempio, si fa il nome del programma HAARP, acronimo di High Frequency Active Auroral Research Program: un progetto di ricerca, finanziato da alcune organizzazioni militari statunitensi, che si occupa principalmente di studiare le variazioni naturali della ionosfera.

La tought camera, il raggio della morte e i segnali extraterrestri
Fra le invenzioni solo ipotizzate – ovvero quelle che lo hanno reso celebre al di fuori degli ambienti scientifici – è giusto ricordare la macchina fotografica dei pensieri (tought camera) e il fantomatico raggio della morte. Il primo partiva dal presupposto che ogni pensiero poteva essere letto e proiettato – il come ve lo risparmio per non scendere troppo nei dettagli – grazie a una corrispondente immagine nella retina dell’occhio.

Il secondo è riconducibile a un’intervista dell’11 luglio del 1934, quando Tesla affermò essere al lavoro sul teleforce, un proiettore di raggi di particelle capace di funzionare anche a 400 km di distanza senza perdere la sua elevata capacità distruttiva. Perché crearlo? Per porre fine alle guerre attraverso un suo utilizzo come arma deterrente.

La stampa ribattezzò il progetto “raggio della morte” e, secondo una leggenda metropolitana, Tesla lo propose come strumento difensivo alla Società delle Nazioni, ma il governo degli Stati Uniti boicottò il finanziamento per ottenere l’esclusiva e appropriarsene in seguito alla sua morte. La verità è che del teleforce non esisteva alcun prototipo e lo stesso Tesla ipotizzava un budget di circa due milioni di dollari, una cifra astronomica per l’epoca.

Se, invece, torniamo indietro di qualche anno, nel 1931 raccontò ai giornalisti di aver realizzato un dispositivo capace di trasmettere enormi quantità di energia da un pianeta all’altro e di essersi imbattuto in alcuni segali non terrestri, che riteneva provenissero da Giove. Segnali che, a detta sua, erano il primo passo per mettersi in contatto con altre forme di vita.

La Wardenclyffe Tower
Fra leggende metropolitane, abbagli ed esagerazioni, Tesla qualche sforzo concreto di realizzare le sue utopie l’ha fatto. La più famosa è la Wardenclyffe Tower, con cui voleva studiare la propagazione dell’elettricità e capire se potesse diffondersi nell’aria come le onde radio. Il suo obiettivo era rendere l’elettricità un bene gratuito attraverso una rete di torri wireless sparse per il mondo.

Il magnate J. P. Morgan finanziò il progetto, ma, nel 1904, ritirò i fondi, non si è completamente sicuri riguardo il motivo.

In poco tempo si defilarono anche gli altri investitori, l’edificio cadde in disuso e, alla scoppio della Grande Guerra, il governo statunitense fece abbattere la torre per paura che finisse nelle mani di qualche spia tedesca. Così si concluse la breve storia della “follia da un milione di dollari di Nikola Tesla”, come titolava la stampa dell’epoca. Ovviamente, i complottisti sono dell’opinione che i poteri forti tolsero di mezzo la Wardenclyffe Tower perché non volevano che tutto il mondo sfruttasse gratuitamente l’energia elettrica.
La verità è che si trattava di un investimento a perdere

La leggenda della macchina elettrica di Nikola Tesla
Lo stesso discorso vale anche per un’altra leggenda metropolitana, ma questa volta lo scienziato serbo non ha colpe. La storia nasce negli anni ’60, da una presunta intervista del nipote di Tesla Petar Savo. Il ragazzo raccontò che, nel 1931, lo zio lo aveva chiamato a Buffalo per testare la sua nuova invenzione: una berlina con un motore elettrico perfettamente funzionante.
Zero emissioni, nessun rumore e prestazioni costanti anche a 130 km/h

Petar disse che il progetto era una collaborazione fra l’azienda di Westinghouse e la casa automobilista Pierce-Arrow, e, a fine test, lo zio gli fece lasciare il veicolo nel vecchio granaio di una fattoria abbandonata a 30 km da Buffalo. Non sappiamo cosa ne è stato di quest’automobile, ma potete immaginare le speculazioni dei complottisti.
Peccato che, albero genealogico alla mano, nella famiglia Tesla non c’è nessun Petar Savo

La personalità di Tesla
Queste considerazioni bastano a spiegare come mai Tesla è stato ed è tutt’ora al centro di teorie complottiste? Manca ancora un tassello fondamentale: la sua personalità.

Fra le manie più celebri di Tesla abbiamo: l’avversione per gli orecchini e per le perle, la fobia per le persone in sovrappeso, l’abitudine di contare i passi e l’ossessione per il tre, un numero che condizionava tutte le sue azioni.

Poi c’era il totale disinteresse per il denaro, che, come abbiamo visto prima, lo portava a non curarsi né dei guadagni personali né dei costi di realizzazione; un aspetto che invece importava eccome a chi doveva finanziarlo.

Tesla ha sempre esercitato un certo fascino legato alla sua capacità di predire il futuro.
In un’intervista del 1926 disse: “Quando la telefonia senza fili sarà perfettamente applicata, […] saremo in grado di comunicare l’uno con l’altro in modo istantaneo, indipendentemente dalla distanza. […] Attraverso la televisione e la telefonia riusciremo a vederci e sentirci esattamente come se ci trovassimo faccia a faccia. […] Gli strumenti che ci permetteranno di fare ciò saranno incredibilmente semplici in confronto al telefono che usiamo ora. Un uomo sarà capace di tenerli nel taschino del gilet”.
Parole che fanno pensare se prendiamo in mano uno smartphone e usiamo WhatsApp, Skype o FaceTime, giusto per dirne qualcuno.

Se mettiamo tutti questi elementi insieme, arriviamo a quei teorici dei complotti o fanatici dell’occultismo che in lui vedono un genio a cui i potenti hanno tarpato le ali o, addirittura, un alieno mandato sulla Terra per rivelare all’umanità nuove conoscenze scientifiche.

Conclusioni
Con più di 700 brevetti all’attivo, Tesla era una mente brillante, poliedrica, a tratti visionaria – non infallibile, come dimostra il suo opporsi alla teoria della relatività di Einstein – ma, molto spesso, le sue deduzioni teoriche avevano scarse, se non nulle, applicazioni pratiche, costi di realizzazione proibitivi o, più semplicemente, non funzionavano e basta.

In conclusione, possiamo dire che Nikola Tesla è stato un genio, un grande inventore e un pessimo uomo d’affari, a differenza di Edison, che, invece, era l’esatto opposto. Se ancora oggi è una figura che, nel bene o nel male, affascina, è perché la sua mente si perdeva in un eterno dualismo, dominato da progetti fattibili e infattibili, idee visionarie e idee irrazionali, investimenti sicuri e progetti inutilmente costosi. Poi ci metteva del suo con delle interviste strampalate, ma ciò non toglie che Nikola Tesla è stato un uomo che ha creato il XX secolo e anticipato il XXI.

Fonti:
- Nikola Tesla, storia di un genio truffato – Focus
- Quali visioni di Tesla si sono avverate? – Focus
- Chi è Nikola Tesla? Biografia e invenzioni del “mago dell’elettricità” – Geopop
- 10 invenzioni geniali firmate Nikola Tesla – Wired
- Nikola Tesla – Wikipedia italiano