La medicina medievale in Europa Occidentale fu un insieme di idee persistenti ereditate dall’antichità grazie ai contributi di Ippocrate e Galeno, un generale concetto filosofico in cui anima e corpo erano indissolubili e con una forte influenza religiosa.
In questi secoli non esisteva ancora una tradizione scientifica ed empirica, ma convinzioni che ricercavano spesso le cause delle malattie nella sfera spirituale, in cui destino e peccato giocavano il principale ruolo di causa delle epidemie, cosicché i rimedi fisici erano spesso subordinati agli interventi spirituali da parte della Chiesa.
Non mancavano però le prime sperimentazioni “chimiche”: spesso infatti si ricorreva all’uso di unguenti, decotti o cure a base di piante, parti di animali o anche pietre e minerali.
Tra i vari elementi è stato spesso individuato l’uso del latte materno
I testi medici raramente rivelavano il perché si pensasse che una particolare medicina fosse efficace, era più una tradizione di retaggio antico che veniva tramandata ed eventualmente modificata gradualmente: l’uso del latte materno infatti risale agli scritti dell’antico Egitto.
Acute informazioni ci vengono fornite dalla storica Rosemary A. Buck, con un focus al suo uso in Inghilterra.
Nel suo “Woman’s Milk in Anglo-Saxon and Later Medieval Medical Texts – Latte materno in Inghilterra Anglosassone e nei testi medici Tardo Medievali” espone come nell’Alto Medioevo il latte materno fosse usato assieme ad altri ingredienti per curare principalmente i problemi legati agli occhi ed alle orecchie; una convinzione che persiste per tutto il Medioevo, progressivamente miscelato agli elementi più vari come il bianco dell’uovo, l’olio di rose o miele, il tutto somministrato sotto forma di gocce o unguento somministrato direttamente.
Nel testo del X secolo “Bald’s Leechbook”, ad esempio, si legge una vera e propria ricetta dettagliata in caso di sordità: “mescolare il latte materno con coriandolo verde, una goccia di miele e una di vino e riscaldare tutto assieme”. In caso di problemi agli occhi invece si consigliava di: “porre sugli occhi impacchi di coriandolo verde tritato finemente e mescolato al latte”.
R. Buck nei suoi studi riscontra come l’uso medico del latte materno non solo continui anche nei secoli tardo medievali, ma con il corso degli anni venisse usato per affrontare una grande varietà di malattie. In altre parole, invece di diminuire all’interno dei testi medici, la menzione del latte materno è sempre maggiore.
Le malattie alla quale si ricorreva erano raffreddore, incapacità di parlare, ulcera, itterizia e perfino pazzia.
Si individua in un testo Trecentesco inglese come il latte materno non fosse solo un pharmakon, ma una vera e propria diagnosi: “Se si vuole sapere se il paziente è destinato alla vita o alla morte bisogna eseguire un test: una donna deve versare il suo latte nel recipiente contenente l’urina del paziente; se il latte cade fino al fondo: il paziente morirà, ma se invece galleggia: il paziente vivrà.”
La R. Buck evidenzia inoltre come il tratto essenziale per la buona riuscita delle preparazioni di queste ricette mediche fosse la partecipazione e la presenza attiva delle donne.
Esse venivano ricercate e convocate dai medici, interrompevano la loro quotidianità casalinga e venivano prelevate dalle loro case, in modo che il loro corpo potesse essere utilizzato attivamente, incanalando il loro potere di guaritrici negli unguenti.
Nel corso dei secoli continuarono ad essere attribuite al latte materno proprietà curative attraverso varie forme di somministrazioni, grazie alle sue qualità lenitive ed antinfiammatorie. A tutt’oggi rimane traccia di questo antico rimedio medievale, e in molte zone di campagna le nonne e gli anziani mettono qualche goccia nelle orecchie con lo scopo di sfiammare, sugli occhi per lenire e nelle narici per decongestionare i neonati e i bambini affetti da vari disturbi.