Naia fu una delle prime abitanti delle Americhe, che nacque, crebbe, divenne madre e morì a 16 anni nello Yucatan (Messico), circa 12.000 anni fa. I suoi resti vennero scoperti in una grotta subacquea tanto enorme, profonda e “scura” che i ricercatori la soprannominarono “Hoyo Negro” – Buco Nero”. La ragazza poteva avere fra i 15 e i 17 anni quando morì, ma non rimase subito immersa nell’acqua, perché il livello del mare era allora inferiore di 91 metri circa.
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
La fossa racconta la sua storia
Sui pavimenti e sulle pareti dell’Hoyo Negro i subacquei hanno scoperto i resti di molti animali del periodo del tardo-pleistocene, la maggior parte dei quali sono oggi estinti. Le ossa sono ben conservate, e comprendono i famosi bradipi giganti, i gomphotheriidae (simili a elefanti), felini con denti a sciabola, orsi, puma e molti altri che caddero nella voragine al minimo 8.000 anni fa.
I resti ossei di Naia ci raccontano tantissimo delle prime popolazioni che colonizzarono le Americhe. Le ossa delle sue gambe mostrano che era una camminatrice assidua, mentre l’attaccatura delle ossa e lo spessore di queste indica che non poteva sollevare grandi pesi, ed è improbabile che fosse una lavoratrice impegnata in lavori agricoli o nella lavorazione delle pelli animali. L’articolo su Nature afferma addirittura che la sua costituzione era tanto gracile che le ossa superiori del braccio erano “sottili quanto quelle di un normale dito umano“.
Si ipotizza che una costituzione tanto esile possa trarre origine da deficit nutrizionali prolungati. Le ossa delle ginocchia hanno alcune linee incise che indicano un blocco della crescita, forse a causa della malnutrizione o di problemi di salute come un’infezione parassitaria, che le avrebbe bloccato l’assorbimento delle sostanze nutritive. Le irregolarità della dentatura fanno inoltre pensare agli studiosi che l’alimentazione potesse essere irregolare, certamente molto limitata in quantità e qualità, facendo intuire che, sostanzialmente, abbia sofferto la fame per tutta la vita.
Un Gliptodonte, contemporaneo di Naia:
Una piccola porzione del bacino di Naia è andata perduta cadendo nella fossa, ma le ossa pelviche rimanenti hanno uno spessore che indicano che la ragazza divenne madre in giovanissima età. L’ispessimento delle ossa è infatti un indicatore fondamentale, che fa sostenere ai paleoantropologi, in collaborazione con gli scienziati dell’Università Autonoma dello Yucatán, che Naia fu probabilmente una madre-adolescente.
James Chatters, l’archeologo e ricercatore che ha condotto lo studio commissionato dall’istituto Nazionale di Storia e Antropologia di Città del Messico, afferma che Naia:
“Ci racconta una storia. Era una vita molto dura”.
Naia visse un’esistenza difficilissima, ed ha già aiutato gli scienziati a determinare un ceppo di origine dei primi nativi americani. Lo scheletro venne trovato nel 2007, ma fu solo fra il 2014 e il 2016 che fu studiato a fondo, estraendo tutte le ossa dall’Hoyo Negro. Nel 2014, Chatters e i suoi colleghi pubblicarono un articolo nel quale spiegarono che il DNA della ragazza proveniva da un unico gruppo di emigranti asiatici, e sostengono che da questi abbiano avuto origine i moderni nativi americani.
L’articolo fu controverso e messo in discussione dalle associazioni dei nativi, che sostennero che le loro origini siano molteplici (Europa, Asia non solo settentrionale, Africa) e non solo dagli asiatici settentrionali che, circa 15.000 anni fa, attraversarono lo stretto di Bering.
Se siamo soliti pensare alla vita degli antichi esseri umani simile a quella di un “buon selvaggio”, con grandi risorse a disposizione e benessere dovuto a un simposio con la natura, Naia ci spiega, con i suoi fossili, che la sua esistenza fu tutt’altro che semplice e felice. Divenuta madre giovanissima, soffrì la fame per tutta la vita, camminava continuamente ma non riusciva a trasportare pesi date le difficoltà legate alla malnutrizione, ed era afflitta da una dentatura distrutta a causa dei problemi di alimentazione.
Visse in un mondo popolato da grossi predatori e mammiferi, che l’uomo contribuì a far estinguere, e nel buio delle foreste non passava notte senza la quale si svegliasse terrorizzata da qualche rumore sospetto. Probabilmente trovò la sua fine cadendo nell’”Hoyo Negro”, un buco nero profondo e angusto dal quale non riuscì ad uscire, e che oggi è interamente sommerso. In 15/16 anni finì la sua epopea su questa terra, una morte che oggi probabilmente ci farebbe pensare a una liberazione piuttosto che a un supplizio, ma le sue ossa ci hanno svelato tantissimo della storia del continente Americano e dei suoi abitanti.