Fino a pochi anni fa le molteplici rappresentazioni di animali mostruosi che compaiono sulle mappe di epoca medioevale e rinascimentale (dal X secolo in avanti), non sono mai state prese in seria considerazione. Tuttavia, quelle immagini non erano disegnate a caso: quei mostri marini erano una fonte di terrore per i marinai di tutto il mondo.
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
La mappa di Gerardo Mercatore del 1595:
Anche se i disegni appaiono come rappresentazioni fantastiche agli occhi dell’uomo moderno, erano in realtà fondati su incontri reali: un chiaro esempio di come mitologia e folklore si possano sviluppare da eventi realmente accaduti.
Nel 2013, la British Library ha pubblicato un libro nato dallo studio di queste creature, che fornisce una seria spiegazione dei disegni presenti sulle mappe.
“Sea Monsters on Medieval and Renaissance Maps”, di Chet Van Duzer, racconta la fantastica storia dei mostri marini che i cartografi del passato avevano ritenuto opportuno raffigurare in quelle aree del mondo che fino ad allora erano sconosciute: un avvertimento sui pericoli a cui si andava incontro avventurandosi in oceani lontani e misteriosi.
Il favoloso ed il grottesco hanno sempre avuto una forte presa sull’immaginazione dell’uomo, quando appartengono a territori ai limiti dell’ignoto, ben lontani dalla banalità quotidiana.
Per il lettore medioevale e rinascimentale, la categoria del “favoloso” era parte integrante del corpo dell’opera, e non una mistificazione, come avviene ai giorni nostri.
La rappresentazione di queste creature mitiche è sempre stata considerata come una “licenza artistica” alimentata dalla fantasia dell’illustratore: animali come balene, squali, calamari giganti erano raramente avvistati dai marinai dell’epoca, e quindi considerati come mostri, durate il medioevo e il rinascimento.
Era abbastanza comune, ad esempio, che le enciclopedie del tempo descrivessero strani animali ibridi, acquatico/terrestri, e probabilmente i disegnatori di mappe si ispiravano a queste “fonti scientifiche”, magari con qualche licenza artistica, per raffigurarli.
Nel suo libro, Van Duzer racconta dei mostri marini presenti sul più antico “globo” che rappresenta il Nuovo Mondo (la mappa sull’uovo di struzzo), su mappe nautiche, e sulla Geografia di Tolomeo (2° secolo dC.), che conteneva un atlante del mondo conosciuto dell’epoca.
Il “kraken” è solo un esempio di una creatura marina reale trasformata in mostro leggendario, citato per la prima volta in una saga islandese del XIII secolo: un gigantesco animale marino, che attaccava le navi, lungo 1500 metri, dal corpo talmente grande da essere scambiato per un’isola.
Il kraken fu catalogato come un animale “cefalopodo” nella prima vera classificazione scientifica del mondo naturale, il Systema Naturae di Linneo, ed oggi viene identificato da storici e scienziati con il calamaro gigante, creatura marina lunga fino a 18 metri, che raramente emerge dalle profondità dell’oceano.
Tracciando le rappresentazioni dei mostri marini nel corso dei secoli, Van Duzer ha mostrato la trasformazione delle mappe: da un mondo pieno di pericoli nascosti in oceani lontani, dove giganteschi polipi e mostruose balene trascinano navi e marinai nel fondo del mare, al dominio esercitato dall’uomo sulle “bestie” degli abissi, evidente sulle mappe del XVII. Poi, le creature mostruose scomparirono totalmente, per una rappresentazione non più evocativa ma oggettiva.
L’affascinante racconto di Van Duzer sui mostri marini insegna che spesso le storie mitologiche e leggendarie del passato, per quanto fantasiose possano apparire, nascondono un fondamento di verità, ma seguono percorsi legati alla conoscenza e alla comprensione dei fatti all’epoca in cui vennero raffigurati..