Monteriggioni: il Castello Medioevale Senese che resistette a ogni assedio dei Fiorentini

Desiderate immergervi in un panorama mozzafiato, capace di trasmettere emozioni, che culmini in un borgo fortificato le cui torri possenti furono cantate da Dante nella Divina Commedia?

E allora seguitemi, idealmente, attraverso uno dei paesaggi più suggestivi del nostro Paese, quello dei colli senesi fino al castello di Monteriggioni.

Il castello di Monteriggioni., fotografia di Zyance condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:

Il castello di Monteriggioni fu eretto su ordinanza di Guelfo da Porcari, podestà della Repubblica di Siena, nel 1213, su di un’altura che domina le valli dell’Elsa e dello Staggia  come avamposto difensivo contro Firenze, storica rivale della città del Palio. Il minuscolo borgo turrito sorge in un territorio anticamente percorso dalla celebre via Francigena, una delle rotte che conducevano dal Nord al Sud Europa fino in Puglia, luogo di imbarco per la Terrasanta, meta di crociati e di pellegrini.

L’eremo di San Leonardo al Lago, fotografia di Matteo Tani di pubblico dominio:

Unico castello fortificato toscano dalla cinta muraria perfettamente conservata, Monteriggioni ha un perimetro di 570 metri, da cui sporgono 14 torri a pianta rettangolare. L’imponenza minacciosa delle torri in pietra, visibili da molto lontano, colpirono Dante al punto che egli le paragonò ai Giganti imprigionati sull’orlo della voragine delle Malebolge, l’ottavo cerchio dell’Inferno in cui sono puniti i fraudolenti:

“[…] però che, come in su la cerchia tonda/Monteriggion di torri si corona,/ così la proda che il pozzo circonda/torreggiavan di mezza la persona/li orribil giganti, cui minaccia/ Giove del cielo ancora quando tona[…]” (Inf., XXXI, vv.40-41).

Camminamento sulle mura, fotografia condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:

L’accesso principale alla roccaforte è rappresentato dalla Porta Franca o Romea, rivolta in direzione di Roma, probabilmente munita in origine di un ponte levatoio. L’altro varco, la Porta di Ponente, guarda invece verso Firenze. Secoli fa l’impenetrabile castello era circondato da fossati pieni di carbone, le “carbonaie”, che venivano incendiati per respingere gli assalti.

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Sotto, lapide con iscrizione “Nell’anno del Signore 1213, indizione seconda, nel mese di marzo al tempo del Signore Guelfo di Ermanno di Paganello da Porcari Podestà di Siena, del Signore Arlotto da Pisa, giudice oculato, e di Ildebrando di Usimbardo camerario di Siena, questo castello di Monteriggioni fu iniziato nel nome di Dio e quindi racchiuso completamente da mura con spese e lavori sostenuti in proprio dal popolo di Siena”. Fotografia condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:

All’interno delle mura, intorno al pozzo e alla severa chiesa di Santa Maria Assunta,  è raccolto il centro urbano, sorprendentemente ben conservato e circondato da giardini ed orti che dovevano in origine consentire la sopravvivenza della popolazione (qualche centinaio di famiglie) in caso di assedio.

La chiesa di Santa Maria, fotografia di Leon petrosyan condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia:

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Imperdibile per il turista moderno è la vista che si gode dagli antichi camminamenti di ronda sulle mura del castello, da cui lo sguardo può spaziare in direzione del Chianti e della Valdelsa.

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Monteriggioni ha alle spalle una tormentata storia di assedi e di battaglie: oggetto di sanguinose contese tra le città nemiche di Siena e Firenze, accolse i senesi dopo la battaglia di Colle del 1269 (battaglia ricordata da Dante nel XIII canto del Purgatorio) proteggendoli dall’assedio dei fiorentini. Fu anche la roccaforte di un manipolo di armigeri destinato a difendere la popolazione senese, stremata dal morbo e dagli attacchi dei malfattori che imperversavano in zona, durante la terribile peste del 1348.

Porta Franca, fotografia condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:

L’attacco più feroce risale tuttavia all’inizio del 1526, anno in cui i fiorentini, forti di 2.500 uomini, bombardarono le mura con l’artiglieria. Anche in quell’occasione il castello di Monteriggioni resistette strenuamente per alcuni mesi sino al 26 luglio del 1526, quando la battaglia di Camollia, vinta dai senesi ai danni dell’esercito papalino alleato di Firenze,  provocò lo scioglimento dell’assedio.

Sotto, Piazza Roma, fotografia di Luca Aless condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:

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Dopo secoli di resistenza, che ne avevano alimentato la fama di inespugnabilità, Monteriggioni capitolò il 27 aprile del 1554 quando il suo capitano, Bernardino Zeti, fuoriuscito fiorentino, forse corrotto dai suoi concittadini, forse vittima di un raggiro, consegnò il castello al Marchese di Marignano, spietato capitano di ventura al soldo dei Medici.

Tutti gli abitanti furono condotti come schiavi a Firenze. Persa la sua roccaforte difensiva, poco dopo anche Siena si arrenderà a Firenze per fame nell’aprile del 1555, dopo un estenuante assedio. Tramontava così per sempre la Repubblica di Siena e la città ed il contado  passavano alla dinastia dei Medici ed univano le proprie sorti a quelle del Granducato di Toscana.

Sotto, camminamento sulle mura, fotografia di Freepenguin condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia:

Oggi l’antico borgo resta un’occasione unica per tuffarsi in un passato che rivive in modo scenografico nella “festa medievale”, una tra le più interessanti e longeve rievocazioni storiche del nostro Paese.

Veduta di Monteriggioni, fotografia condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:

Soprattutto Monteriggioni resta un imperdibile itinerario artistico alle porte di Siena, testimone delle tormentate lotte fratricide tra i Comuni del Medioevo, quando essere all’interno oppure all’esterno di una cerchia muraria poteva fare la differenza tra la libertà e la schiavitù. Spesso tra la vita e la morte.


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