Amedeo Modigliani fu senza dubbio un’artista dall’eccezionale talento. Noto coi soprannomi “Modì” o “Dedo”, nacque nel Luglio del 1884 a Livorno da una famiglia di ebrei sefarditi che versava in quel momento in difficilissime condizioni economiche. Un aneddoto particolarmente esplicativo accompagna il piccolo Modigliani sin dai suoi primi istanti di vita.
Al momento della sua nascita, a circondare la madre partoriente distesa sul letto, vi erano gli ultimi beni di valore della famiglia. Il motivo della presenza di tali oggetti in quella particolare circostanza è attribuibile all’arrivo dell’Ufficiale Giudiziario ed alla necessità di impedirgli il sequestro di quelle ultime risorse; difatti la legge vigente vietava di apporre sigilli su quanto fosse presente sul letto di una partoriente.
Così seppur nelle difficoltà, la vita di Modigliani procedette e fu arricchita, sin da giovane, dal talento nelle arti e dalla passione per il disegno. Seppe sviluppare uno stile unico, inimitabile ed immediatamente riconoscibile. Le donne dal viso e dalle forme allungate (per l’influenza dell’arte tribale africana e oceanica), gli occhi spenti con le pupille vuote e la ricchezza di quegli intensi colori sono l’emblema di questo stile, la firma di Modigliani.
A Parigi trovò la massima ispirazione per la sua arte. Si trasferì nel quartiere di Montmartre, vivendo in una comune di artisti, nutrendo il suo estro per mezzo dell’incontro e della frequentazione con i gruppi d’avanguardia e con artisti quali Picasso (col quale fu sempre in contrasto), Maurice Utrillo, Moise Kisling e i fratelli Alexandre. Nell’immaginario collettivo Modigliani incarna perfettamente quell’ideale di artista maledetto investito dall’incomprensione della critica del tempo, uno scapestrato afflitto dai mali di una vita sregolata. È descritto come un uomo timido, passionale, capace di gesti di grande generosità, ma al contempo irruento, segnato dall’uso di droghe, dall’alcool e dalle condizioni economiche difficili. Una situazione generalmente condivisa da molti degli artisti presenti all’epoca nel contesto parigino.
Certamente la sua vita non fu delle più semplici; soffrì a causa di una febbre tifoide contratta a 14 anni, cui seguì lo sviluppo di una grave forma di tubercolosi. La malattia lo accompagnò per tutta la vita influenzandone la produzione aristica e costringendolo ad abbandonare la scultura, per lui dannosa per via delle polveri prodotte. Lasciata la scultura, si dedicò unicamente alla pittura: ai ritratti ed ai nudi. Al principio la sua opera non riscontrò il successo sperato, una delle sue primissime mostre venne chiusa dalla polizia parigina, a pochissime ore di distanza dalla sua apertura.
La raffigurazione dei molteplici corpi nudi elegantemente distesi nelle intime atmosfere dei suoi quadri fu ritenuta scandalosa ed immorale per il buon costume dell’epoca. Le sue opere trovarono il grande successo solo in seguito alla sua morte raggiungendo prezzi altissimi e divenendo i pezzi più ricercati dalle più prestigiose gallerie d’arte del mondo.
Rapido nelle sue pennellate, due o tre sole sedute erano sufficienti per realizzare i suoi ritratti. Molti di coloro che ebbero l’opportunità di essere raffigurati da Modigliani, confessarono di essersi sentiti come letti nel profondo dallo sguardo scrutatore del geniale artista. La sua arte trova il fulcro della sua unicità appunto nell’importanza che attribuisce al concetto di profonda conoscenza dell’animo umano.
Un’importanza che non si coglie nell’immediato, ma che è celata ed al contempo suggellata negli sguardi dei protagonisti dei suoi ritratti. Di certo egli, come molti artisti, ha un suo personale linguaggio rappresentativo; stilizza le figure, le allunga, le filtra attraverso la lente della sua personale sensibilità, ma ciò che ci ripropone è un qualcosa di inaspettato: occhi spenti, privi di pupille.
Si è soliti sentir dire che gli occhi sono un’apertura, una finestra che permette di scorgere l’animo umano; ebbene a differenza degli altri artisti, quando Modigliani ritrae qualcuno egli fa fede a questo suo intimo credo. Questa è la ragione per la quale gli occhi dipinti nei suoi quadri sono privi delle pupille, proprio perchè egli non poteva dipingere ciò che non conosceva: ovvero l’anima degli uomini e delle donne che stava ritraendo.
Ma ogni cosa ha la sua eccezione e l’eccezione vi fu in effetti. Di una persona egli rappresentò le pupille: Jeanne Hébuterne.
Ultimo grande amore di Modigliani, Jeanne Hébuterne, più piccola di 14 anni rispetto a Modigliani, era un’artista e pittrice. Fece innumerevoli volte da modella per molteplici dei ritratti di Modigliani. Ma questo amore disperato ed intensissimo fu in realtà celato all’opinione pubblica per circa ottant’anni poiché ritenuto inappropriato e imbarazzante dalle reciproche famiglie dei due innamorati; tant’è che la giovane Jeanne, dopo poco tempo dall’inizio della sconveniente relazione, fu cacciata e in un certo qual senso ripudiata dalla propria famiglia.
Dell’amata Jeanne, Modigliani riuscì a rappresentare gli occhi. Dopo aver vissuto e condiviso la povertà di quella vita, gli scontri e le difficoltà dovute all’aggravarsi delle condizioni di salute dell’artista (alla cui cura Jeanne mai si sottrasse), Modigliani apprese di aver infine davvero conosciuto la donna che in quell’istante ritraeva ed il cui animo aveva saputo vedere.
Gli ultimi giorni dell’artista furono segnati dall’aggravarsi della tubercolosi che ebbe infine la meglio su di lui strappandolo precocemente alla vita a soli 35 anni. Un giorno i suoi vicini di casa entrarono nel suo appartamento scoprendo un Modigliani agonizzante al fianco della sua amata e giovane Jeanne Hébuterne, in quel momento al nono mese di attesa del secondo figlio. Le spoglie di Modì furono accolte dal cimitero parigino di Père Lachaise. Vi fu un grande funerale cui parteciparono le comunità artistiche di Montmartre e Montparnasse; un funerale reso possibile dalla colletta realizzata dai suoi compagni e dagli artisti con cui aveva condiviso il proprio tempo.
Ben presto anche la giovane donna, distrutta dalla perdita del suo amato, lo seguì in quel tragico destino. L’atto fu disperato e violento. Nel cuore della notte si lanciò nel vuoto dalla finestra di casa al quinto piano, portando con sé nel vuoto, anche il bambino che portava in grembo. I genitori di lei, disapprovando sino alla fine la condotta della figlia, la fecero seppellire nel più distante cimitero di Bagneux e fu solo dopo diversi anni che i resti dei due amanti vennero riuniti nel cimitero di Pére Lachaise, dove l’epitaffio di lui recita “Colpito dalla morte nel momento della gloria” e per lei “Devota compagna sino all’estremo sacrifizio”.
La piccola Jeanne, unica figlia ed erede di Modigliani, rimasta sola lasciò Parigi con la sorella di Modigliani, dedicando tutta la sua vita alla ricerca ed alla ricostruzione della tuttora frammentaria biografia del padre.