È pensiero comune considerare le opere musicali come frutto di semplice ispirazione, di un momentaneo estro sfuggente che attende di essere “afferrato” e fissato dal compositore per la pubblica fruibilità. In realtà è più corretto considerarle come l’esito di una mediazione tra un’idea ispiratrice e il suo sviluppo consapevole mediante l’impiego di precise tecniche di scrittura attraverso le quali quest’idea viene elaborata.
Talvolta però, a dimostrazione della loro abilità, i compositori si sono spinti così avanti nel rigore tecnico da generare, in modo quasi automatico, brani che sembrano scaturire più dal mondo logico-matematico che dall’arte dei suoni.
Il brano Der Spiegel (The Mirror) – lo specchio, è un esempio che può essere annoverato tra questi. Attribuito a W.A. Mozart, per duo di violini, la partitura di ciascun violino viene ricavata leggendo la parte dell’altro strumentista al contrario, ossia ruotando lo spartito di 180 gradi e leggendo dall’ultima nota alla prima.
S’intende che l’intrecciarsi simultaneo di queste due parti non è lasciato al caso, anche perché non sarebbe necessaria alcuna abilità particolare nel sovrapporre in modo casuale due melodie rovesciate, ma l’esito complessivo è rigorosamente vincolato da regole di armonia. Per aiutarci a capire meglio il meccanismo che porta alla sua elaborazione, possiamo fare un accostamento con ciò che rappresenta il palindromo per la scrittura, un elaborato testuale che può essere letto dalla prima all’ultima parola e viceversa, mantenendo un significato in entrambi i modi (è famoso l’esempio del quadrato del Sator del Duomo di Siena).
Sotto, il quadrato del Sator, fotografia di G.steph.rocket condivisa con licenza Creative Commons 4.0 via Wikipedia:
Il nostro “palindromo musicale” però non comporta solo la lettura al contrario (per moto retrogrado) ma, per effetto del rovesciamento della partitura, ogni nota trova una diversa collocazione sul pentagramma e conseguentemente un diverso nome, ad eccezione del si, che trovandosi nella riga centrale del pentagramma, anche rovesciato, conserva inalterati nome e posizione.
A marcare la particolare scrittura di questo brano e per differenziarsi dalle esibizioni tradizionali nelle quali gli interpreti si esibiscono rivolti al pubblico, in “Der Spiegel” gli strumentisti si dispongono l’uno di fronte all’altro e ciascuno legge il rovescio della partitura dell’esecutore che gli sta di fronte, motivo per cui è stata inserita, in modo inconsueto, una chiave di violino rovesciata alla fine di ciascun pentagramma.
Fonte spartito : IMSLP – Biblioteca Musicale Petrucci