Mineko Iwasaki: la storia di colei che ispirò “Memorie di una Geisha”

Greta Garbo, la Divina del cinema hollywodiano, si ritirò dalle scene a soli 36 anni. L’abbandono della carriera nel pieno del successo e della bellezza fisica ha probabilmente aiutato la nascita del suo mito.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Era ancora più giovane Mineko Iwasaki, quando decise di ritirarsi a vita privata: aveva 29 anni ed era la geisha più famosa del Giappone, tanto da essere chiamata a intrattenere ospiti illustri del calibro della Regina Elisabetta II.

Mineko Iwasaki

Mineko Iwasaki (nata nel 1949), che in realtà si chiama Tanaka Masako, aveva appena cinque anni quando entrò in una okiya, una casa delle geisha, nel quartiere Gion di Kyoto.

Una stada del Quartiere Gion di Kyoto

Fonte immagine: David Monniaux via Wikipedia – licenza CC BY-SA 3.0

Dimostrò subito il suo talento per la danza tradizionale, tanto che la padrona della okiya, Madame Oima, decise di adottarla e di darle il suo cognome, Iwasaki, mentre il nome, Mineko, le fu imposto da un indovino. Doveva essere veramente brava la giovane Mineko, perché fu scelta come atatori, erede della casa, mentre ancora era una maiko, un’apprendista.

Una giovanissima Mineko Iwasaki

L’apprendistato era iniziato a 15 anni, e a 16 Mineko era già la maiko più famosa del Giappone. Ma arrivare a diventare una geiko (termine di Kyoto per geisha) non era cosa semplice né veloce: raggiunse quel traguardo al compimento del suo 21° anno.

La giovane donna diventò la geisha più ricercata per la sua bravura nella danza, per l’eleganza e lo stile, per l’assoluta padronanza delle regole di una rigida etichetta.

Miyako Odori, danza tradizionale giapponese

Fonte immagine: Conveyor belt sushi via Wikipedia – licenza CC BY-SA 2.0

Poi, quando raggiunse l’apice del successo, decise di abbandonare ciò per cui aveva lavorato duramente per tutta la vita: tornò a essere “solo” una donna, ma libera da quei condizionamenti che avevano regolato la sua esistenza fino ad allora.

Si ritirò la corteggiatissima Mineko, sperando di scuotere quel mondo uguale a se stesso da troppo, troppo tempo. Voleva dare un segnale, voleva studi ed educazione al passo coi tempi, ma ottenne un solo risultato: settanta geisha di altissimo livello si ritirarono subito dopo di lei. Nonostante ciò, le rigide tradizioni delle okiya non cambiarono, mentre invece calarono drasticamente le “vocazioni”:

Sono sempre meno le ragazze che, negli ultimi anni, decidono di affrontare un percorso così difficile

Quando Arthur Golden stava lavorando al suo libro “Memorie di una Geisha”, intervistò, fra le altre, anche Mineko Iwasaki, la sua maggiore ispiratrice. Le sue confessioni sarebbero dovute rimanere anonime, ma lo scrittore invece la citò, sia nei ringraziamenti del libro, sia durante numerose interviste.

Mineko ha sempre affermato che Golden ha distorto la realtà, in particolare per quanto riguarda l’aspetto della prostituzione ritualizzata. Senza contare che molti personaggi e situazioni, in realtà positive nella vita della geisha, vengono rappresentate negativamente nel libro. Ma aver svelato la fonte, citato il nome e cognome, ha provocato il danno maggiore:

Iwasaki è stata accusata di aver violato l’antico vincolo di segretezza di un mondo tradizionale, chiuso in se stesso

Dopo aver perso amici e interrotto relazioni importanti proprio a causa della notorietà arrivata con “Memorie di una Geisha”, Iwasaki ha deciso di scrivere le sue memorie, che raccontano gli anni del duro apprendistato, del successo come geisha e del suo tempo da donna “libera”.

In Italia il libro è uscito nel 2016 con il titolo Storia proibita di una geisha, che racconta il duro percorso per arrivare a diventare la geisha più celebre del Giappone e il cammino interiore che portò Mineko a lasciare tutto per avere il privilegio, eccezionale, di diventare una donna come tante altre.

Tutte le immagini di Mineko Iwasaki sono tratte dal video YouTube sottostante:

Annalisa Lo Monaco

Lettrice compulsiva e blogger “per caso”: ho iniziato a scrivere di fatti che da sempre mi appassionano quasi per scommessa, per trasmettere una sana curiosità verso tempi, luoghi, persone e vicende lontane (e non) che possono avere molto da insegnare.