Difficile immaginare un artista più schivo e riservato di Meredith Frampton. Nato nel 1894 a Londra in una famiglia di scultori, si formò alla prestigiosa Royal Academy Schools, dove si distinse per il prodigioso talento nella ritrattistica.
Arruolatosi nell’esercito britannico durante la Prima guerra mondiale, fu subito selezionato, presumibilmente a causa della vista acuta e del talento nel disegno, per esaminare le fotografie aeree e mappare le trincee nemiche sul fronte occidentale. Questa esperienza fu cruciale per Frampton, che ne derivò un’attenzione estrema per i dettagli, attenzione che doveva poi caratterizzare la sua intera carriera come ritrattista.
Al ritorno dal fronte, Frampton divenne uno dei pittori più apprezzati e alla moda dell’alta borghesia intellettuale e dell’aristocrazia londinese. Le nobildonne erano disposte ad attendere anche un anno per ottenere un ritratto eseguito dall’artista, per nulla scoraggiate dai lunghi tempi di consegna imposti ai committenti.
Il vero successo lo travolse nel 1929, quando gli fu commissionato dalla casa reale un dipinto – oggi alla National Portrait Gallery di Londra – destinato a ritrarre il Duca di York, futuro re Giorgio VI.
In esso il giovane, in alta uniforme, sembra fissare lo spettatore con uno sguardo franco e diretto, sebbene velato di malinconia. Il volto, dai tratti fini ed aristocratici, illuminato dai chiari occhi azzurri, si staglia contro lo sfondo quasi di sapore borghese scelto per l’ambientazione.
Non destinato ad ereditare la corona – ciò avvenne solo nel 1936, in seguito all’abdicazione del fratello maggiore, Edoardo VIII – il Duca di York sembra quasi a disagio sulla sobria poltrona che lo ospita ed appare giovane e vulnerabile nella posa gentile e nell’abbandono dell’affusolata mano destra, non guantata, sulla gamba.
Il ritratto riflette perfettamente la personalità del futuro sovrano, che venne sempre descritto come timido ed irresoluto nelle sue azioni, afflitto per tutta la vita da un’imbarazzante balbuzie.
Si palesa, in questo celebre ritratto, la maestria del suo esecutore nel cogliere le sfumature dell’animo umano, al di là della compostezza dei gesti dei personaggi effigiati. La tecnica pittorica di Frampton, inoltre, dalle ampie campiture di colore senza pennellate visibili, conferisce un realismo quasi fotografico all’effetto finale.
Sotto, “A Game of Patience”:
Frampton dipingeva nel suo atelier personale utilizzando oggetti che selezionava, in modo ossessivo, appositamente per gli sfondi dei ritratti. L’impostazione razionale ed elegante dei suoi dipinti ricorda i pittori del Rinascimento toscano, e costituirà sempre una delle sue cifre espressive più caratteristiche. Nel corso della Seconda guerra mondiale continuarono a fioccare per lui commissioni importanti, tra le quali un ritratto per lo scrittore Sir Ernest Gowers.
Nel 1953, tuttavia, cogliendo tutti di sorpresa, Meredith Frampton chiese alla Royal Academy di esser mandato in pensione. La vista, che aveva sfruttato per anni nella sua maniacale attenzione ai dettagli, aveva iniziato a tradirlo, sino a convincerlo che non avrebbe potuto più dipingere con il medesimo virtuosismo.
Sotto, ritratto di Marguerite Kelsey conservato alla National Gallery di Glasgow:
Si trasferì allora con la moglie nella dimora di Hilltop House, a Monkton Deverill, nella verde campagna inglese del Wiltshire: la aveva progettata personalmente e nel corso di tutta la vita lavorò al suo abbellimento, disegnandone i mobili e le suppellettili con la stessa maniacale attenzione che aveva dedicato alla realizzazione degli sfondi dei suoi ritratti.
Frampton non dipinse mai più e fu lentamente dimenticato. In una delle rare interviste rilasciate dichiarò amaramente:
“Per me la civiltà si è conclusa il 4 agosto del 1914”
Fu solo nel 1980 che uno dei curatori delle mostre del Tate di Londra decise di restituire a Frampton lo spazio che meritava nella pittura del XX secolo, e per farlo decise di recarsi personalmente nel villaggio di Monkton Deverill, sul fiume Wylye, nell’Inghilterra sud-occidentale per parlare all’artista isolato nel suo buen retiro.
La retrospettiva di Meredith Frampton fu inaugurata al Tate nel 1982, due anni prima che egli morisse, ormai novantenne.
Sotto, Sir Ernest Gowers, Lt Col AJ Child, e Kal Parker nella stazione di difesa civile di Londra (1943):
Oggi, grazie in gran parte agli sforzi di Richard Morphet, curatore della mostra, i suoi ritratti degli anni ’20 e ’30 – dall’elegante impostazione neo-classica, dall’accurata indagine psicologica e dalla delicata e immota bellezza – hanno riconquistato il giusto ruolo nella pittura inglese contemporanea.
È al Tate Modern, ad esempio, che si può ammirare il superbo “Ritratto di giovane donna” del 1935, in cui stridente è il contrasto tra l’aggressiva bellezza del volto della giovane dai capelli ramati e il contesto sobrio dello sfondo, accentuato dalla linea del lungo abito color avorio.
Portrait of a Young Woman, esposto alla Tate Modern di Londra:
I dipinti di Frampton comunicano ancora oggi un senso di grazia e di fragilità che, unito al sorprendente realismo ed “all’effetto smalto” della sua tecnica impeccabile, lo differenziano da qualunque artista contemporaneo.
Ha commentato lo storico dell’arte Sacha Llewellyn, autore di un catalogo (disponibile su Amazon) a lui dedicato:
“Ogni periodo ha i suoi geni e Frampton è sicuramente uno dei grandi dell’arte britannica. La sua tecnica era impeccabile, la brillantezza dei suoi dipinti raggiungeva livelli di straordinario realismo ed era anche un artista visionario, figlio del suo tempo. Tuttavia molti non hanno mai sentito parlare di Frampton”.
Una ragione in più per ringraziare Morphet della sottrazione all’oblio delle opere di Frampton, genio dimenticato, che sapeva combinare l’abilità della “pittura lenticolare” di maestri come Van Eyck e Vermeer alla moderna sensibilità inglese con effetti di disarmante modernità.