Matilde Serao e il Ventre di Napoli

Fu la prima donna in Italia a fondare e dirigere un giornale, fu candidata per ben sei volte al Premio Nobel, fu autrice di numerosi romanzi e novelle, figlia di un’epoca in cui le donne avevano ben poche occasioni di realizzazione personale – oltre al ruolo di moglie e madre -, peraltro concesse solo a chi nasceva in classi socialmente abbienti, mentre per le donne del popolo la vita si presentava spesso tutta in salita, con lavori umili e faticosi.

Matilde Serao – 1901

Matilde Serao nasce nel 1856 non in terra d’Italia, allora non ancora unita, ma a Patrasso, dove il padre Francesco Saverio, di professione avvocato e giornalista, è costretto a rifugiarsi per le sue idee anti borboniche. La madre è una nobildonna greca, Paolina Bonelly, modello di vita per la piccola Matilde, visto che, pur essendo di nobile famiglia purtroppo decaduta, contribuisce al bilancio familiare impartendo lezioni private, mentre il padre lavora come insegnante di italiano.

La famiglia torna in patria nel 1860 e Francesco Saverio inizia a lavorare come giornalista a Il Pungolo, importante quotidiano di Napoli. Matilde, che non ha ancora un’istruzione – imparerà a leggere e scrivere dopo gli otto anni – respira presto l’aria della redazione di un giornale e a quindici anni decide che è il momento di iniziare ad istruirsi, e dopo tre anni, nel 1874, consegue il diploma magistrale.

Le difficoltà economiche della famiglia spingono la giovane ad aiutare i genitori, partecipando e vincendo un concorso come ausiliaria ai Telegrafi di Stato. Essere una lavoratrice non le fa dimenticare la sua passione per la scrittura che, ben presto, diventa dominante nella sua vita.

Gli inizi vedono la sua firma in brevi articoli pubblicati sul “Giornale di Napoli”, anche se il battesimo letterario avviene con un bozzetto, “Una viola”, su “Il Piccolo”, firmato con lo pseudonimo Tuffolina. Saranno tanti, negli anni a venire, gli pseudonimi utilizzati dalla Serao: Chiquita, Riccardo Joanna, Giuliano Sorel, Gibus.

“Opale” è la sua prima raccolta di racconti, uscita nel 1878, l’unica che la madre della scrittrice ebbe modo di leggere prima della sua dipartita, l’anno dopo.

Matilde Serao in una foto del Radiocorrierre – 1890

Intanto si delinea sempre più, nel percorso della scrittrice, il piacere di associare l’attività giornalistica con quella letteraria: nello stesso anno pubblica “Dal vero”, raccolta di racconti apparsi su “Il Piccolo” e “Il Corriere del Mattino”, e “Piccole anime”, altra raccolta di racconti.

Ben presto la Serao è pronta per il suo primo romanzo, “Cuore infermo”, seguito da “Fantasia”, dove la vivida descrizione delle protagoniste rende bene al lettore la personalità della scrittrice, attenta osservatrice dell’animo umano e di tutto quello che accade intorno ad esso. Il poeta Giosuè Carducci, pur non amando il genere romanzo, dirà dell’autrice:

è il primo scrittore d’Italia

Negli anni a seguire diventa sempre più forte il desiderio di conoscere nuove realtà letterarie e nuove redazioni, così matura l’idea di trasferirsi a Roma, dove ottiene un impiego fisso nella redazione del “Capitan Fracassa”.

Saranno anni intensi, non solo come giornalista ma anche come scrittrice, con numerose pubblicazioni che la consacrano una delle “penne” più felici del panorama letterario della seconda metà dell’800. Roma è stimolante e la giovane Matilde frequenta assiduamente i salotti letterari e culturali, attorniata spesso da splendide dame che le sono molto lontane sia per aspetto fisico – lei è di corporatura robusta e non bella secondo i canoni estetici classici – sia per carattere, visto che la risata e il suo modo di parlare la faranno distinguere dalle “gentili nobildonne” dell’epoca.

Eleonora Duse con Matilde Serao, Francesco Paolo and Tristan Bernard, 1897

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Matilde Serao incontra a Roma persone del mondo culturale e letterario che avranno un ruolo importante nella sua vita, come il conte Gegè Primoli, nipote della principessa Matilde e dell’ex imperatrice Eugenia. Il conte è affascinato dalla Serao, eppure il loro rapporto non sfocerà in una storia d’amore, ma rimarrà una bella e duratura amicizia.

Sarà invece Edoardo Scarfoglio a fare breccia nel suo cuore. Conosciuto nella redazione de “Il Fracassa”, Matilde ne rimane folgorata, per la bellezza, l’eleganza e la personalità, e ne diventa la compagna.

Il 1884 li vede insieme nella vita e nel lavoro: nasce “Il Corriere di Roma” a cui dedicheranno entrambi tanto lavoro, eppure il giornale fa fatica a decollare, per la concorrenza de “La Tribuna”, il quotidiano più diffuso all’epoca.

Il matrimonio di Matilde ed Edoardo, celebrato il 28 febbraio 1885, è un evento mondano con un cronista d’eccezione, Gabriele d’Annunzio, che dalle pagine della “Tribuna” scriverà delle nozze celebrate nella sala rossa del Campidoglio: “La sposa indossava un elegante abito grigio sorcio, teneva tra le mani un meraviglioso mazzo di rose e parlava e sorrideva assiduamente. Lo sposo, quella singolare figura di don Chisciotte, giovane e vivace e pieghevole a tutte le eleganze del vestire moderno (…)”.

Edoardo Scarfoglio in un ritratto di Vincenzo Gemito

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A dispetto della sua fragorosa e prorompente risata, la Serao nei suoi romanzi mette in luce la malinconia dell’animo umano, la fragilità delle sue protagoniste, le miserie e i più reconditi luoghi della sua Napoli, sempre presente nella sua vita. Solo ne “La virtù di Checchina”, unica novella ambientata a Roma, un sottile umorismo pervade tutto il racconto, in un crescendo di eventi che vedono la protagonista decisa a tradire il marito, anche se alla fine desisterà, evitando di presentarsi all’appuntamento con l’insistente Marchese Antonio.

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Per circa un trentennio la coppia Scarfoglio-Serao sarà al centro della vita culturale e letteraria italiana. Mentre lei intrattiene negli anni importanti amicizie con la regina Margherita, con l’attrice Eleonora Duse, osannata a Napoli ed amata in Francia, Scarfoglio è, nel suo lavoro, l’espressione del classicismo carducciano, ma nella vita preferisce lo stile di D’Annunzio. La coppie vive il matrimonio (allietato dalla nascita di 4 figli, Antonio, i gemelli Carlo e Paolo e Michele) con passione e tormenti, tradimenti ed eventi drammatici, fino alla separazione, avvenuta di fatto nel 1904.

Dal casuale incontro con il banchiere livornese Matteo Schilizzi, proprietario del “Corriere del Mattino”, si fa strada l’idea di ritornare a Napoli. Infatti quest’ultimo sa bene che Serao e Scarfoglio sono due giornalisti d’eccezione e quindi propone alla coppia di lavorare per lui. Il 14 novembre del 1887 il “Corriere di Roma” cessa le pubblicazione e dalla fusione con il “Corriere del Mattino” nasce il “Corriere di Napoli”, che farà uscire il primo numero il 1° gennaio 1888.

Sarà un successo, infatti la coppia chiamerà a collaborare firme prestigiose come Carducci, Capuana, d’Annunzio, Di Giacomo. Serao, oltre a pubblicare in appendice alcune sue opere, cura una rubrica dal titolo “Api-mosconi-vespe”. Dietro al direttore ufficiale che è suo marito, è proprio lei l’anima del giornale, e sarà sempre lei nel 1891 a lanciare il “Corriere della Domenica”, rivista letteraria su temi di cultura, arte e attualità.

Intanto i rapporti con Schilizzi si deteriorano al punto che la coppia Serao-Scarfoglio decide di lasciare il giornale, e con l’indennità di 100.000 lire prevista dal contratto, il 16 marzo 1892 fondano “Il Mattino”, vero e proprio miracolo economico e specchio di quella Napoli di fine secolo che sta uscendo dal provincialismo per diventare un vero polo culturale nel panorama letterario e culturale nazionale.

Matilde Serao – 1908

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Ma se il successo arride alla coppia dal punto di vista professionale, lo stesso non può dirsi per la loro vita di coppia: i continui tradimenti di Scarfoglio fanno esplodere Matilde in violente scenate a casa, ma quando sono in pubblico lei fa finta di nulla.

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Un drammatico episodio segnerà definitivamente la fine del loro rapporto. Nel 1892, mentre la moglie trascorre un periodo di vacanza in Val D’Aosta, Scarfoglio incontra a Roma Gabrielle Bessard, una cantante di teatro. Ben presto tra i due inizia una relazione sentimentale e frutto di questo amore sarà la nascita di una bimba, due anni dopo. Scarfoglio però non accetta di vivere quella storia alla luce del sole, e così l’amante, il 29 agosto 1894, si reca a via Monte di Dio, e sul pianerottolo di casa della coppia Serao-Scarfoglio depone la bimba e si spara un colpo di rivoltella. Morirà alcuni giorni dopo e la figlioletta sarà accudita da donna Matilde, che sceglierà di chiamarla con il nome di sua madre, Paolina.

Negli anni a seguire Serao sarà protagonista della scena letteraria e giornalistica italiana, numerose le sue partecipazioni a convegni, conferenze, prime teatrali; è acclamata in Francia con tutti gli onori, ma intanto il rapporto con il marito si disgrega sempre più.

Il primo atto della fine della loro unione sarà lo scioglimento ufficiale del sodalizio lavorativo, sancito ufficialmente con le dimissioni di Matilde da redattore de “Il Mattino”, dimissioni accettate dal direttore Scarfoglio.

La Galleria Umberto I di Napoli, prima sede de Il Mattino

La coppia si separa legalmente nel 1904. Edoardo inizierà così una fase della vita fatta di avventure amorose effimere, viaggi in Oriente e poche presenze al giornale, che lascerà ai quattro figli, mentre Matilde fonda il quotidiano “Il Giorno”, che dirigerà dal 27 maggio 1904 all’ultimo istante della sua vita. Il sipario sulla vita di Edoardo Scarfoglio calerà definitivamente il 7 ottobre 1917, e Matilde sarà presente alle esequie con i figli, una corona di fiori di garofani porta la semplice scritta “Matilde Serao a Edoardo Scarfoglio”.

“Il Giorno” è a tutti gli effetti il giornale di Matilde Serao, ne rispecchia il cuore e l’anima, ed anche se per i primi anni non sarà ufficialmente il direttore, è lei che “muove” e fa vivere le pagine del giornale. All’inizio chiamerà a dirigerlo Riccardo Alt, corrispondente da Parigi e giornalista politico, e alla morte di quest’ultimo subentrerà Ettore Moschino, quindi l’avvocato Giuseppe Natale, compagno di vita della scrittrice che, pur rendendola madre della sua unica figlia femmina, Eleonora, non sposerà mai.

Negli ultimi anni della sua vita, Matilde diventerà ufficialmente il direttore de “Il Giorno”, imprimendo sempre più un carattere letterario a quella sua “creatura”, con la pubblicazione di novelle e romanzi delle migliori firme e, ovviamente anche delle sue opere.

Matilde Serao fotografata da Mario Nunes Vais

Finito il primo conflitto mondiale e con l’avvento del fascismo in Italia, l’atteggiamento del suo giornale sarà di diffidenza ed opposizione al regime, del quale deplora la violenza. Ed è così che il 22 dicembre del 1922 viene devastata la sede del giornale, dagli squadristi neri. Ma al prefetto di Napoli giungerà presto un telegramma dal Ministero dell’Interno che dice: “Intendo vigilare perché casa e persona di Matilde Serao non vengano molestate. Confermo. Finzi”. Il prefetto Coffari risponderà: “Posso assicurare che casa e persona di Matilde Serao non saranno molestate”.

Matilde continua a dichiararsi antifascista, anche se negli anni instaurerà un rapporto amichevole con il Duce, con cui scambia frequentemente delle lettere; testimone di ciò è la nipote Vittoria Scarfoglio, che ebbe modo di raccontare come, dopo il decesso della nonna, un messo da Roma, inviato dal Capo del Governo, avesse ritirato tutta la corrispondenza intercorsa tra Palazzo Venezia e la Riviera di Chiaia.

Anche gli ultimi anni di vita Matilde li dedicherà alla “sua” creatura, al suo giornale, mentre inevitabilmente molte figure importanti se ne stavano andando: dopo Scarfoglio muore la Duse, l’amico Gegè Primoli, la regina Margherita, Giuseppe Natale. La scrittrice sente che anche per lei sta per arrivare il fatidico distacco dalla vita terrena, ma la sua attività non conosce sosta. Profetiche le sue parole: “Io appartengo, per dire una frase napoletana ma efficace, alla gente di tavolino e, scrivere, scrivere per sempre è stato il mio mestiere e lo farò fino alla fine”.

Il 25 luglio 1927, alle prime ombre della sera, donna Matilde è alla sua scrivania, intenta a redigere un articolo per il suo giornale – titolo del pezzo “dietro il paravento” – ma la parola fine a questo sua ultima fatica non avrà il tempo di scriverla: la sua mano si fermerà alla parola “amabile”.

Donna Matilde si accomiata così dalla vita, lasciando un ricordo indelebile in chi la conobbe ed apprezzò le sue doti umane, letterarie e professionali.

Una donna che, a quasi cento anni dalla morte, continua ancora, attraverso le sue opere, a far parlare di sé, affascinando tutti coloro che si affacciano in quel meraviglioso mondo che è il giornalismo.

Tutte le immagini sono di pubblico dominio

Bibliografia: Lorenza Rocco Carbone, Cara Matilde La Serao, la scrittura e la vita, Kairos edizioni, Napoli, 2017.


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