Nel 1906 il fotografo Edward Curtis intraprese un viaggio che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e che si rivelò fondamentale per documentare gli ultimi attimi di vita della millenaria cultura dei nativi americani. La genesi della sua documentazione fotografica nacque nel 1895, quando conobbe una donna di nome Angeline, figlia di Si’ahl, il capo indiano che diede il nome alla città di Seattle. In seguito alle guerre di conquista degli usurpatori americani del selvaggio west, Angeline era finita a vendere conchiglie ai mercati. Egli le chiese di fotografarla pagandola un dollaro a fotografia, e iniziò così la sua carriera di documentarista dei nativi americani.
Nel 1906, con l’appoggio economico di JP Morgan e Theodore Roosevelt, il fotografo dedicò quasi 30 anni della sua vita a scattare fotografie degli ultimi Nativi Americani dall’Artico alla Florida, documentando gli ultimi attimi di vita dell’autentica cultura del “Popolo degli Uomini”. Particolarmente interessanti sono le immagini che raffigurano i nativi nei loro costumi tradizionali tipici, che raffigurano spesso figure di animali, raffigurando in modo visivo la cultura di grande rispetto e amore per la Natura.
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