Gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, in Europa e negli Stati Uniti, furono caratterizzati da un generale ottimismo che confidava nel progresso tecnologico, sicuramente portatore di grandi e benefiche novità per il genere umano (in Giappone erano un po’ meno ottimisti). Molte delle invenzioni che sembravano quasi a portata di mano, come le automobili volanti o la colonizzazione dello spazio, non sono in realtà state realizzate, almeno fino ad oggi.
Tuttavia, una previsione fatta negli anni ’60, piuttosto inverosimile per l’epoca, si è invece pienamente realizzata: la creazione del “villaggio globale”, quello che oggi è internet, la “rete” di cui il mondo non può più fare a meno.
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Il filosofo e sociologo canadese Marshall McLuhan scrisse, nel 1962, “La Galassia Gutenberg”, dove indicò quattro distinte epoche in cui si poteva suddividere la storia umana: l’età acustica, l’età letteraria, l’età della stampa, e l’era elettronica. Quest’ultima era ancora agli albori, ma McLuhan la descrisse come un luogo che chiamò “villaggio globale”, dove le informazioni sarebbero divenute accessibili per tutti, attraverso la tecnologia.
Computer di nuova concezione potevano diventare “strumento di ricerca e comunicazione” a supporto del villaggio globale, per “migliorare il recupero, l’obsolescenza dell’organizzazione della biblioteca di massa”, e offrire “dati su misura”.
McLuhan non avrebbe potuto fare una previsione così precisa nemmeno se avesse sperimentato internet.
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Riflettendo sui mezzi di comunicazione, nel libro “Capire i Media”, McLuhan arriva ad una conclusione che per l’epoca doveva essere sconcertante e poco comprensibile: “il medium (il mezzo di comunicazione) è il messaggio”. Secondo il filosofo è lo strumento di comunicazione in sé, o meglio il modo in cui viene strutturato, che invia un messaggio in grado di influenzare la società e i singoli individui, indipendentemente dai contenuti trasmessi. E da questa considerazione fece derivare un’altra straordinaria previsione: il problema della neutralità del villaggio globale: una “manipolazione privata” poteva portare alla fine della libertà per i media. Ma non solo, già allora McLuhan si sentì in dovere di insistere sui potenziali pericoli rappresentati da un eccessivo potere del villaggio globale: ci deve essere un equilibrio tra “messaggio e medium”. Ovvero, chi ha interessi in uno dei campi, non dovrebbe occuparsi dell’altro (aveva già previsto anche l’annoso problema del conflitto d’interessi).
Pur essendo un uomo degli anni ’60, McLuhan riuscì a comprendere le implicazioni di qualcosa che era di là da venire. Sfortunatamente, il filosofo non riuscì a vedere quanto fossero lungimiranti le sue previsioni: morì nel 1980, quando la “rete” era ancora un progetto sperimentale, Arpanet.