Marozia: l’ultima Imperatrice della “Pornocrazia Romana”

Roma, X secolo d.C : se si vuol dare credito al suo più acceso detrattore, il vescovo Liutprando da Cremona:

“Mariozza, bella come una dea e focosa come una cagna, viveva nel cubicolo del Papa e non usciva mai dal Laterano”

Il vescovo, a ben vedere, non è conosciuto come campione di imparzialità o di attendibilità, anzi: racconta in modo divertente e piuttosto salace di avvenimenti storici ai quali assiste, ma ci mette del suo, soprattutto quando denigra personaggi dai quali ha ricevuto dei torti, o che semplicemente la pensano diversamente da lui.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Grazie al suo giudizio estremamente negativo, che ha prevalso su altri più favorevoli, Marozia dei Teofilatti è stata ritratta nel peggior modo possibile: donna lussuriosa, amante nonché madre di papi, assassina, figlia di una donna altrettanto riprovevole, insieme alla quale aveva dato vita a quel periodo storico noto come “pornocrazia romana”, ovvero quando il papato era sottomesso al volere di due donne senza scrupoli, Marozia e sua madre Teodora, dal 904 al 964.

Ma chi era veramente Marozia?

Disegno a matita di Franco Mistrali – 1861

Maria, affettuosamente detta Mariozza o Marozia, era una figlia della nobiltà romana: la madre Teodora, che apparteneva all’antica aristocrazia dell’Urbe, e il padre Teofilatto, senatore dei Romani, non si fecero scrupoli a infilarla, appena quindicenne, nel letto del cugino, il papa Sergio III. Non era certo una cosa inconsueta, per l’epoca, che il papa avesse una concubina, specialmente quando la relazione andava a rinsaldare rapporti di parentela o interessi politici.

Papa Sergio III

Pare comunque che Marozia abbia concepito un figlio con il cugino/papa, Giovanni, neonato che fu poi legittimato e adottato da Alberico di Spoleto, con il quale la donna si unì inizialmente more uxorio, e che poi sposò. Anche in questo caso, l’unione fu certamente voluta dalla famiglia, che andava a consolidare il suo potere nel centro Italia. Marozia quindi appare più una pedina nelle mani del padre e della madre che una donna in cerca di potere personale. Com’era consuetudine dell’epoca, il ruolo della ragazza era semplicemente quello di favorire alleanze politiche, e di mettere al mondo dei figli che garantissero la discendenza a entrambe le famiglie.

Tutto cambiò quando, in breve tempo, morirono Teofilatto e la moglie Teodora, e poi anche Alberico di Spoleto. Marozia dimostrò di avere ben appreso la lezione dei genitori: decise di sposare Guido, marchese di Toscana, per contrastare la politica del pontefice Giovanni X, che voleva scrollarsi di dosso l’ingerenza degli ingombranti Teofilatti, dei quali Marozia era ormai la più potente rappresentante. Guido era il fratellastro di Ugo di Provenza, eletto nel 926 Re d’Italia: ecco che la donna tornò ad avere un peso politico rilevante, soprattutto dopo aver fatto imprigionare e poi (probabilmente) uccidere Giovanni X.

Sotto, Giovanni X viene soffocato di fronte a Marozia in Prigione:

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Marozia, divenuta senatrice dei Romani, e Guido, divennero i nuovi signori di Roma, e lei riuscì a far salire al soglio papale solo persone di sua fiducia, totalmente manovrabili: prima Leone VI e poi Stefano VII, fino a che, nel 931, fece eleggere papa suo figlio Giovanni, poco più che ventenne. Il ragazzo, totalmente succube della madre, prese il nome di Giovanni XI, ma il vero pontefice era lei, Marozia, tanto influente da ispirare la leggendaria figura della papessa Giovanna.

Papa Giovanni XI

Intanto, nel 929, era morto anche il secondo marito, e quindi Marozia aveva bisogno di intessere nuove alleanze: si offrì in sposa al cognato, Ugo di Provenza, che allettato dall’idea di essere nominato imperatore dal papa/fantoccio, arrivò addirittura a dichiararsi figlio illegittimo. La dichiarazione fu necessaria perché egli non avrebbe potuto sposare la vedova del fratellastro a causa del giudizio della chiesa che classificava il rapporto come incestuoso.

Il matrimonio di Marozia e Ugo di Provenza

Il matrimonio però andava a interferire con gli interessi del secondo figlio di Marozia, Alberico II (uno dei 4 o 5 avuti dal primo marito), l’unico che abbia osato opporsi alla madre. Forse temeva di essere ucciso dal nuovo patrigno, o forse non tollerava l’idea che il Re d’Italia vivesse all’interno delle mura di Roma (una seria minaccia all’autonomia della città), o più probabilmente vedeva sfumare le sue aspirazioni a diventare signore di Roma: comunque sia Alberico, con il favore sia dei nobili sia del popolino, insorse contro la madre e il patrigno, che si rifugiarono a Castel Sant’Angelo. Era la fine di dicembre del 932.

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Ugo di Provenza venne cacciato da Roma prima che il papa avesse avuto il tempo di incoronarlo imperatore, Giovanni XI fu confinato in Laterano, esautorato da ogni potere politico e forse anche religioso, mentre Alberico divenne signore di Roma, e lo rimase fino alla morte, nel 954.

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Di Marozia invece non si ebbero più notizie: sparì dalla vita civile, divenne invisibile come un fantasma.

Probabilmente finì i suoi giorni in un convento, dove morì in un anno imprecisato prima del 936

Ma chi era veramente Marozia? Probabilmente solo una potente donna del suo tempo – non diversa da altre importanti figure femminili dell’epoca – la quale, prendendo a prestito “doveva avere molto ingegno molta abilità e pochi scrupoli” (Gina Fasoli – I re d’Italia).


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