Marocco: il reportage fotografico di Gabriele Palmato

Il fotografo italiano Gabriele Palmato si è recentemente recato in viaggio in Marocco, e questo è il racconto dell’esperienza con le immagini fantastiche di una terra unica e indimenticabile:

“Sono partito con il desiderio di affrontare un viaggio zaino in spalla low-cost; destinazione: Marocco. L’intento era quello di vivere il più intensamente possibile quest’esperienza riportando tutto con la mia macchina fotografica. Arrivato in aereo a Fes, una delle 4 città imperiali del Marocco ho subito capito che sarebbe stata un’esperienza fuori dal comune con situazioni mai viste prima, come ad esempio gli “asini della spazzatura” che si aggiravano silenziosi all’alba per i vicoli della Medina. Da li mi aspettavano più di 500 chilometri di treno per arrivare alla città rossa: Marrakech. Dopo aver passato un intero giorno a sentire suoni e profumi tipici dei souk e ad assaggiare ogni tipo di prelibatezza nella parte vecchia della città, ho affittato la macchina per raggiungere la costa meridionale.

Ho passato un intero giorno a surfare nel caratteristico paesino di Taghazoud dove ho avuto la possibilità di intrattenermi con i simpatici surfisti locali, che si distinguono per una mentalità più europea rispetto ai loro connazionali. Curioso è stato trovare i cammelli che trasportavano le tavole da surf in spiaggia e vedere le donne marocchine indossare indumenti tipici accanto a bagnanti in costume. Lasciato l’oceano mi sono diretto nella valle pre-sahariana oltepassando la catena montuosa dell’Atlante, dove ho potuto visitare la città con gli studios cinematografici americani: Ouazarzate, l’immensa oasi di Tinghir per arrivare sino alle porte del deserto nella città di Merzouga. Qui con i cammelli ho potuto raggiungere un accampamento nomade circondato unicamente da dune di sabbia, dove ho provato per la prima volta la divertentissima attività di snowboard su sabbia ribattezzato da me “sandboard”.

Dopo aver cenato in tenda con i nomadi Tuareg, ho aspettato le quattro del mattino per far calare la luna e osservare il famoso cielo stellato del deserto. Seguendo un percorso diverso da quello dell’andata sono tornato a Marrakech per restituire l’auto, contrattare gli ultimi acquisti con i commercianti e riprendere la via verso casa. Mi ha colpito l’estrema differenza culturale e territoriale in un Paese così vicino al nostro, che passa da paesaggi oceanici a terre aride e desolate fino a montagne innevate. Gli abitanti sono prevalentemente persone povere ma generose ed ospitali; ho avuto infatti più di un’occasione di essere invitato a mangiare o di prendere semplicemente un the insieme a intere famiglie. Non è stato facile raccogliere materiale fotografico per il reportage a causa del disaccordo diffuso nel farsi riprendere ma anche questo è parte del lavoro di un fotografo.”

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