Marion Pritchard: la Donna che salvò 150 Bambini Ebrei fingendosi la loro Madre

Marion Van Binsbergen, coniugata Pritchard (1920-2016), nacque ad Amsterdam nel 1920, figlia di un giudice liberale di nome Jacob Van Binsbergen. Lì crebbe in un ambiente di fervida collaborazione e integrazione sociale, frequentò le scuole con numerose persone di religione ebraica, che nei Paesi Bassi venivano trattate senza alcuna discriminazione (a differenza della Germania nazista e, dal 1938, dell’Italia).

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Marion in abito nuziale al campo di Windsheim – Immagine di United States Memorial Holocaust Museum

L’esercito tedesco invade i Paesi Bassi

Nel maggio del 1940, i tedeschi, durante l’aggiramento della Linea Maginot e la campagna di Francia, occuparono in modo rapidissimo gli stati del Benelux, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, dove appunto Marion risiedeva. Poco dopo l’occupazione, nel 1941, la ragazza venne arrestata dai tedeschi per aver violato il coprifuoco con degli amici, che, a sua insaputa, avevano trascritto dei messaggi della BBC.

Marion con la neonata Erica Polak – Immagine di United States Memorial Holocaust Museum

Per questa violazione alle regole, venne imprigionata e torturata per ben 7 mesi

Nella primavera del 1942, poco dopo l’inizio della “Soluzione finale della questione ebraica” (Endlösung der Judenfrage), la Pritchard fu testimone di una retata di bambini ebrei di età compresa fra gli 0 e gli 8 anni, che vennero presi come degli oggetti, tirati per i capelli o per gli arti e scagliati sui camion per esser portati via dai nazisti.

Marion in un ritratto al campo di Windsheim, Germania – Immagine di United States Memorial Holocaust Museum

La sua testimonianza fu questa:

«Rimasi scioccata e in lacrime, e capii che il mio lavoro per salvarli era più importante di qualsiasi altra cosa potessi fare»

La Pritchard iniziò a collaborare con la resistenza olandese, portando cibo, vestiti e documenti a coloro i quali tentavano di nascondersi. Per salvare i bambini, iniziò a registrarli come figli propri, nascondendoli in case di olandesi non ebrei. Si adoperò per falsificare documenti e fornire agli adulti in fuga tessere per le razioni e beni di prima necessità, ma in seguito le furono affidati anche compiti di spionaggio.

Marion con Erika Polak – Immagine di United States Memorial Holocaust Museum

Il salvataggio di Fred Polak

Marion Pritchard non salvò soltanto dei bambini registrandoli come propri figli, ma fu anche autrice del salvataggio della famiglia di Fred Polak, un famoso ricercatore e filosofo olandese di religione ebraica. Egli si nascondeva con i tre figli negli alloggi del personale della villa di un amico della Pritchard a Huizen, poco fuori Amsterdam. Qui, nel 1944 un collaborazionista olandese, con tre ufficiali tedeschi, fece una prima ispezione, non trovando nulla di strano. L’uomo aveva però imparato a tornare nei luoghi visitati a distanza di mezz’ora di tempo, sperando che i fuggiaschi uscissero dai loro nascondigli.

Marion in uniforme dell’UNRRA, 1946 – Immagine di United States Memorial Holocaust Museum

Anche in questo caso trovò i Polak fuori dalle stanze segrete

A Marion non rimase altra soluzione che sparare all’uomo, il cui cadavere venne nascosto all’interno di una bara dove era presente un altro morto. Il corpo del collaborazionista non fu mai scoperto, e lei e la famiglia Polak si salvarono, rimanendo insieme fino alla fine della guerra.

Dopo la guerra

Finito il conflitto, la donna iniziò a lavorare come collaboratrice dell’amministrazione delle Nazioni Unite per il soccorso e la riabilitazione nei campi per sfollati, in Germania. Qui incontrò e sposò Anton “Tony” Pritchard, il capo di un campo in Baviera ed ex-ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti. I coniugi Pritchard si trasferirono negli Stati Uniti nel 1947, stabilendosi a Waccabuc, nello stato di New York, dove Marion lavorò come assistente sociale per bambini, aiutando le famiglie di rifugiati ebrei. I Pritchard ebbero tre figli, Arnold, Ivor e Brian, e nel 1976 Marion si laureò, esercitando poi la professione di psicoanalista.

Marion al party nuziale con Tony Prichard, suo marito – Immagine di United States Memorial Holocaust Museum

Nel 1981, 36 anni dopo la fine della guerra, ricevette l’onorificenza di Giusto tra le nazioni, il più alto riconoscimento per una persona di religione non ebraica, conferito per l’eccezionale impegno in azioni umanitarie durante la Shoah.

Marion da anziana – Immagine di United States Memorial Holocaust Museum

Sotto, una testimonianza della sua opera

Tutte le immagini sono tratte dal United States Holocaust Memorial Museum.

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...