24 Gennaio 1948. Maria Mandl penzola con una corda al collo nel carcere di Montelupich, a Cracovia. Il processo per i suoi crimini è durato pochissimo (si tratta del primo processo di Auschwitz), da Novembre a Dicembre, e Maria è stata riconosciuta colpevole nel coinvolgimento della morte di circa 500.000 persone.
Mezzo Milione di uomini, donne e bambini
Per capire da dove nasca una donna di questo tipo è bene partire dall’inizio.
La giovinezza di Maria Mandl
Maria Mandl nasce a Münzkirchen, in Austria, nel 1912, da tedeschi originari della Germania ma di cittadinanza austriaca, quarta figlia di un calzolaio e di una donna di casa. Dopo le scuole elementari si trasferisce in Baviera per conseguire il diploma. Nel 1929 è nuovamente a Münzkirchen con la famiglia, ma qui ha grandi contrasti con la madre, e si trasferisce in Svizzera nel Canton Vallese. Dopo un anno torna a Münzkirchen, e trova diversi lavori sia in città sia nei paesi vicino, fino al 1937, quando con l’Anschluss anche l’Austria diventa tedesca. Nel 1938 raggiunge Monaco di Baviera e qui entra nella Lega delle Ragazze, per poi passare alle SS ed essere inviata come guardia al campo di concentramento di Lichtenburg, dove inizia la sua carriera, se così possiamo definirla.
Maria Mandl: la Bestia
La Mandl ha voglia di fare, è una ragazza giovane invasata dagli ideali del nazionalsocialismo, e tutta questa energia viene incanalata in quello che potremmo definire come “entusiasmo per il lavoro”, ma rispetto alle sue colleghe è la sua brutalità a distinguerla. Una sopravvissuta all’olocausto, Lina Haag, ricorda come a Lichtenberg i detenuti venissero picchiati a sangue alla minima infrazione; spogliati nudi, legati a un palo di legno e percossi “sino a quando la Mandl non aveva più forza per alzare il braccio“.
Nel 1939, vista la solerzia con cui svolge i suoi compiti, viene mandata nel lager femminile di Ravensbrück, vicino a Berlino, dove è promossa Oberaufseherin, traducibile come Osservatore Avanzato, capo delle guardie femminili.
A Ravensbrück la Mandl si guadagna il suo soprannome, un nome che non la abbandonerà più e che l’ha consegnata ai libri di storia:
La Bestia – Il Diavolo
Una prigioniera del campo ricorda come Maria Mandl e una sua collega, Dorothea Binz, preferissero picchiare personalmente gli internati anziché lasciare che fosse qualcun altro a farlo. Mandl sfrutta qualsiasi occasione per sfogare le proprie ire. Cerca tutte le donne che si acconciano i capelli, le picchia a sangue e le costringe a radersi la testa. Una prigioniera, Maria Bielicka, racconta di come un prigioniero venne preso a calci con tale violenza da morire per le percosse subite.
Alcune donne ad Auschwitz:
In contrasto con quella che si potrebbe definire un’insaziabile sete di sangue, Maria Mandl viene a volte descritta come “una donna molto intelligente e sofisticata, con gusti ricercati in letteratura, cucina e, soprattutto, nella musica“. Per comprendere il contrasto fra l’essere umano e la bestia, basta dire questo: poco dopo che la Bielicka aveva visto la Mandl uccidere un prigioniero, un altro detenuto riferisce di aver sentito una melodia celestiale, con la Mandl che stava suonando persa in un mondo tutto suo, in estasi.
Auschwitz
Nel 1942 la Mandl viene assegnata ad Auschwitz, dove è l’ufficiale donna con la carica più alta di tutte. Oltre a distribuire le sadiche punizioni ai detenuti, è lei che ne sceglie moltissimi per le camere a gas, o che decide quali mandare a Mengele per i suoi famosi esperimenti sugli esseri umani. Qui la sua storia si intreccia con Irma Grese, amante di Mengele e in seguito famosa come la “Bestia Bionda di Belsen”, che la Mandl stessa promuove a “Supervisore Anziano”, ma anche con la famiglia Ovitz e Alfred Nakache, fra gli altri.
Durante il suo impiego ad Auschwitz seleziona circa 500.000 persone per le camere a gas. Mezzo milione di esseri umani.
I sopravvissuti ricordano la Mandl per il suo sincero “odio per gli ebrei“, che la donna coniuga con quello che viene definito un “bestiale godimento nell’infliggere dolore“. Una prigioniera fa notare poi come “la sua violenza contro di noi non era provocata, ma fatta con l’esclusivo scopo del suo divertimento“.
Ancora, secondo alcuni resoconti, la Mandl si trovava spesso al cancello di Birkenau in attesa che un detenuto si voltasse a guardarla: chiunque incrociava il suo sguardo veniva portato immediatamente fuori dalle file e di lui non si sapeva più nulla.
Durante i 3 anni ad Auschwitz, sceglie a volte dei bambini o delle donne come “animali domestici”, che impiega per i suoi esclusivi bisogni, se così possiamo definirli.
Non appena le giungono a noia li manda a morire nelle camere a gas
Per capire il modus operandi, è significativo il racconto di una detenuta.
Un giorno la Mandl sceglie una bambina fra tante, vestendola in abiti eleganti e trattandola da bambola. Cammina con lei mano nella mano, la porta in tutto il campo e per qualche tempo le fa vivere una vita impensabile per gli altri coetanei del lager. Quando il gioco le viene a noia, porta la piccola di fronte alla camera a gas e la scaraventa dentro urlante insieme agli altri detenuti.
La passione della donna per la musica la porta a organizzare la strana e macabra orchestra femminile di Auschwitz, composta da detenute musiciste, che si guadagnano la sopravvivenza alle camere a gas grazie alla propria arte. L’orchestra suona quando arrivano i treni di innocenti ai cancelli, alle volte di fronte all’incessante flusso di persone che vengono assassinate nelle camere a gas, oppure quando i detenuti vengono scelti per lavorare o per essere ammazzati.
Le donne che tornavano dal lavoro stremate dovevano marciare a tempo di musica. La musica accompagnava tutte le occasioni, sia quando arrivavano dei comandanti al campo, quando arrivavano i carichi di esseri umani o quando qualcuno veniva impiccato.
Sotto, una ricostruzione della banda musicale di Auschwitz nel film del 1980 “Ballata per un condannato”:
Fra gli ammiratori dell’iniziativa si annovera Heinrich Himmler, ma anche Josef Mengele, che si commuove di fronte alla bellezza di alcuni brani.
Per l’eccellenza dei suoi servigi (nella logica Nazista), la Mandl riceve la Kriegsverdienstkreuz, la Croce al merito di guerra di II Classe
Nel Novembre del 1944, quando Himmler ordina lo smantellamento dei forni e delle camere a gas di Auschwitz per prevenire la loro scoperta da parte dei Sovietici e degli Alleati, viene trasferita al Campo di Dachau, in Baviera.
Sotto, l’Orchestra ad Auschwitz in una fotografia d’epoca:
Cattura e Condanna
Con l’incedere delle forze alleate all’interno della Germania, la donna scappa da Dachau per recarsi nella città natale di Münzkirchen, in quella che è oggi l’Austria ma all’epoca era la grande Germania. Qui viene arrestata dagli alleati e condotta a Cracovia, dove subisce il processo e la condanna a morte.
La Bestia viene dichiarata una criminale di guerra per il suo ruolo nella tortura e nell’omicidio di un numero imprecisato di prigionieri
Riporto il racconto del prigioniero Sala Feder, che spiega tutta la sua esperienza con Maria Mandl.
“Nell’agosto del 1943 fui deportato insieme alla mia famiglia (27 persone, compresi nove bambini di età tra un mese e undici anni) dal ghetto di Środula ad Auschwitz, con un trasporto di circa 5.000 persone.
Maria Mandl attendeva il treno al binario di Birkenau insieme alla SS Margot Dreschel, e non appena il carico arrivò, la Mandl effettuò una selezione, inviando circa il 90% delle persone al vicino crematorio.
“Durante queste selezioni Maria Mandl torturava i prigionieri in modo crudele, picchiando le donne, gli uomini e i bambini con una frusta e prendendoli a calci alla cieca. Strappava i bambini dalle braccia delle loro madri, e quando le madri cercavano di avvicinarsi ai bambini e difenderli, la Mandl picchiava orribilmente le madri e le prendeva a calci. Ho visto – proprio accanto a me – una giovane madre di 20 anni, che ha cercato di avvicinarsi al suo bambino di due anni gettato sul trasporto, e Mandl l’ha presa a calci e picchiata così crudelmente che non si più riuscita ad alzare.
Io tenevo per mano mio figlio di quattro anni. Maria Mandl mi si è avvicinata, mi ha strappato via mio figlio e lo ha gettato su un’auto ancora vuota. Il bambino si è ferito al volto e ha cominciato a piangere e a chiamarmi, ma sono stato messo da parte nel gruppo di persone che non erano destinate alle camere a gas. Quando ho cercato di raggiungere il bambino che piangeva sulla macchina Maria Mandl ha cominciato a picchiarmi tanto forte che sono caduto a terra. La Mandl ha continuato a prendermi a calci anche se ero steso a terra, e mi ha fatto saltare quasi tutti i denti a furia di calci in bocca.”
Sotto, durante il processo:
Stanisława Rachwałowa (una sopravvissuta polacca di Auschwitz detenuta durante il “regno del terrore” della Mandl e, dopo la guerra, arrestata dalle autorità sovietiche come “attivista anti-comunista”) era prigioniera nella cella accanto a Maria Mandl e Therese Brandl. La Rachwałowa aveva imparato abbastanza tedesco durante la detenzione ad Auschwitz da riuscire a parlare alle due ex-guardie. La donna racconta che l’ultima volta che vide le due donne, dopo la loro condanna e prima delle esecuzioni, entrambe le chiesero perdono.
Il 24 Gennaio 1948 Maria Mandl viene impiccata
Ha solo 36 anni, ma è stata complice di numero di vittime sulla coscienza con pochi paragoni nella storia dell’umanità.
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