Maria José del Belgio: la “Regina di Maggio” che fu l’ultima Sovrana d’Italia

Maria Josè nacque nel 1906, figlia di Alberto (divenuto re Alberto I nel 1909) e di Elisabetta di Baviera, figlia di Carlo Teodoro, fratello di un’altra Elisabetta di Baviera, in questo caso la celebre “Sissi d’Austria”. La piccola fu destinata da subito a sposare Umberto di Savoia, e dopo le prime scuole in Belgio fu mandata a studiare a Firenze. Sposò Umberto nel 1930 e la coppia si stabilì a Torino.

Nonostante il loro fosse definito un matrimonio d’amore non lo fu affatto

Maria José all’età di nove anni:

Umberto aveva ricevuto un’educazione molto severa, era religioso, ligio all’etichetta, alla vita di corte, obbediva ciecamente al padre Vittorio Emanuele III anche quando era in disaccordo. Maria José era invece cresciuta in una corte libera e illuminata, non amava i cerimoniali di corte, le occasioni mondane, preferiva la vita semplice in compagnia di amici e persone che la interessavano veramente, era indifferente alla religione e scandalosamente ”moderna”, fumatrice e bevitrice. Non erano davvero una coppia ben assortita.

Umberto di Savoia e Maria José del Belgio nel giorno delle nozze:

A Torino Maria Josè fece “salotto” per conto suo, ricevendo artisti, filosofi e personalità di vario tipo in completa indipendenza dal marito, occupato con la vita militare e disinteressato alle frequentazioni della moglie. Nel 1933 si trasferirono a Napoli, dove restarono fino all’inizio della seconda guerra mondiale. Qui nacquero Maria Pia nel 1934, Vittorio Emanuele nel 1937 e Maria Gabriella nel 1940. L’ultima figlia, Maria Beatrice, nacque a Roma nel 1943, dopo il trasferimento al Quirinale.

Maria José con il piccolo Vittorio Emanuele:

Su queste nascite si scatenarono incontrollati i pettegolezzi. Girava voce che Umberto, definito il più bel principe d’Europa del tempo, elegante, intelligente, sempre contornato e ricercato dalle donne, fosse poco interessato alle compagnie femminili. Di lui si conoscono molte relazioni prematrimoniali, una ad esempio con la cantante Milly (che si chiamava in realtà Carolina Mignone), ma tutte le interessate hanno sempre negato che si trattasse di relazioni sessuali. Probabilmente erano dicerie, forse c’era un fondo di verità, in ogni caso Umberto ebbe fama di omosessuale.

La cantante Carolina Mignone, in arte Milly:

Tutte le gravidanze di Maria José vennero additate come frutto di inseminazione artificiale o di una relazione extraconiugale della donna con i frequentatori del suo salotto, dicerie che però non ebbero seguito né crearono troppo scandalo.

Dal punto di vista politico, Maria José e Umberto II erano contrati alle dittature di Mussolini e Hitler, un sentimento perfettamente ricambiato dai due leader politici

Umberto, troppo debole con il padre, sarebbe forse potuto essere un buon re, affiancato da una donna intelligente come Maria José. Forse non una buona coppia di coniugi ma una buona coppia di sovrani.

Maria José come regina consorte d’Italia

Fonti inglesi parlano di accordi di Maria José per un colpo di stato italiano nel 1938, allo scopo di destituire Mussolini e far abdicare Vittorio Emanuele III, far rinunciare al trono Umberto e mettere sul trono il piccolissimo Vittorio Emanuele, con lei a guidare l’Italia come reggente. Forse Maria José ne discusse con personalità di spicco del fascismo, Rodolfo Graziani, Arturo Bocchini ma anche il genero di Mussolini, Galeazzo Ciano, ovviamente contrarie al’asse Roma-Berlino e a Hitler. Nonostante la storia sia senza conferme ufficiali non è irreale pensare a una serie di mosse “nell’ombra” sia da parte di Maria José sia dei politici interessati, anche se poi non si concluse nulla. La principessa non frequentò mai i gerarchi nazisti, né pubblicamente né in privato.

Umberto e Maria José in Libia nel 1935:

A causa delle antipatie fasciste della coppia, i due erano costantemente controllati dall’OVRA (la polizia segreta fascista), e Mussolini otteneva rapporti precisi su ogni spostamento e frequentazione dei sovrani.

Nonostante fosse consapevole di essere spiata, Maria José non si fece nessun problema nel frequentare antifascisti o liberali, e per il suo spirito indomito e menefreghista nei confronti dell’autorità politica italiana venne definita “l’unico uomo di casa Savoia”

La sua attività di contatto con gli antifascisti non si limitò a sterili frequentazioni intellettuali. Durante la Seconda Guerra Mondiale Maria José divenne il tramite diretto fra i dissidenti e la casa Savoia. Incontrò Benedetto Croce, La Malfa, De Gasperi, Ivanoe Bonomi, Ferdinando Arena e molti altri, diventando tramite e corriere di informazioni e trattative tra i sovrani e coloro i quali volevano destituire il regime fascista. Sembra incredibile ma Mussolini era a conoscenza di tutte le sue mosse, ma non fece nulla per ostacolarla. Forse il dittatore era troppo sicuro di sé, forse toccare la Principessa sarebbe stata una mossa troppo azzardata, chissà…

A seguito dell’armistizio di Cassibile del 3 Settembre 1943, Vittorio Emanuele vietò alla donna qualsiasi attività politica e la spedì nella residenza estiva in Savoia con i figli. Il Re d’Italia non gradiva le intromissioni dei principi di Piemonte nella politica, tanto meno di una donna, e anche il figlio Umberto venne tenuto in posizioni di totale irrilevanza. Una curiosità sulla denominazione “Principi di Piemonte”: questa fu decretata da Benito Mussolini, che sulla stampa italiana non voleva fossero definiti “ereditari” ma appunto “Di Piemonte”, un modo per sminuire Maria José nei confronti dell’opinione pubblica.

Maria José in una fotografia con il dittatore Benito Mussolini:

Proprio il Principe, all’oscuro delle trattative di armistizio, reputò sbagliata la decisione del re di lasciare Roma e fuggire a Brindisi. Partì anche lui ma continuò a chiedere al padre di poter ritornare a Roma.

Vittorio Emanuele non concesse al figlio di tornare alla capitale, e Umberto, come sempre, ubbidì

La fuga della famiglia reale fu un duro colpo alla fede monarchica degli italiani. Il messaggio che passò fu che un re che poteva diventare un eroe preferì diventare un vile. Maria José non poteva non fare paragoni fra questa scelta e quella dei suoi genitori, che restarono al loro posto durante l’occupazione tedesca del Belgio durante la prima guerra mondiale. La Principessa si rifugiò in Svizzera con i figli e lì restò fino all’inizio del 1945, quando, con l’aiuto dei partigiani, rientrò in Italia riunendosi al marito che non vedeva da due anni.

Dopo l’armistizio con gli alleati e durante la guerra di liberazione dell’Italia contro l’occupazione nazifascista Vittorio Emanuele III rifiutò più volte di abdicare, nonostante i ripetuti consigli in tal senso e l’evidenza che ormai il suo tempo era finito, e che la situazione monarchica in mano a Umberto si sarebbe potuta evolvere positivamente.

L’anziano Re (aveva ormai 77 anni) si decise a farsi da parte solo il 9 maggio 1946, in un estremo tentativo di salvare la monarchia, e si ritirò ad Alessandria d’Egitto con la moglie.

Ma ormai era troppo tardi

Umberto e Maria José divennero quindi i nuovi sovrani d’Italia, ma lo sarebbero stati per poco tempo. Già il 16 maggio il referendum sulla forma istituzionale dello stato era stato decretato dal Principe Umberto, cui fece seguito la votazione del 2 Giugno.

Sotto, la scheda come riportata dalla stampa dell’epoca:

Maria José, rassegnata all’idea che il referendum avrebbe segnato la fine della monarchia italiana e anche del suo matrimonio (che era già finito per molti altri versi), votò scheda bianca, come ammise in seguito, perché le sembrava poco elegante votare a proprio favore. Il 2 giugno il referendum diede un risultato favorevole alla repubblica per 2 milioni di voti, anche se i monarchici reclamarono per dei presunti brogli, ma Umberto, con grande dignità e senso dello stato, accettò il risultato senza contestazioni.

Umberto e Maria José non erano più i sovrani d’Italia

Umberto II vola verso il Portogallo in esilio:

Maria José partì per il Portogallo il 6 giugno, e Umberto la raggiunse il 13 a Cascais. Restarono insieme per pochissimo tempo. Con una scusa andò in Svizzera a Merlinge, col figlio, mentre le figlie restarono col padre.

Fa riflettere il fatto che Maria José, in una famosa intervista, sostenne che sarebbe stato meglio per lei andarsene la notte delle nozze

L’ex regina d’Italia, sovrana da 9 maggio al 18 giugno 1946, per questo definita “La Regina di Maggio”, non si incontrò praticamente mai più col marito, che morì nel 1983. Durante l’esilio l’ex Regina d’Italia fu intellettualmente attivissima. Viaggiò in tutto il mondo con la madre e lavorò come storica, pubblicando diverse opere riguardanti Casa Savoia. Curiosamente riuscì a tornare in Italia, ad Aosta, nel 1987, in quanto vedova di Umberto e quindi non più “condannata” all’esilio. Maria José morì nel 2001, e nonostante i dissapori e le infelicità della vita insieme volle essere sepolta accanto a Umberto nell’abbazia di Altacomba, nella Savoia francese.

Chiudo questo articolo con la frase del giornalista Domenico Bartoli: “La prima delusione venne dal cuore e, forse, fu la più grave. Le altre colpirono l’intelligenza e l’ambizione. Tutte ferirono l’orgoglio…”.

Fotografia di pubblico dominio via Wikipedia:

Sotto, un filmato d’epoca mostra alcune scene di Maria José in veste di Regina d’Italia:


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