Maria Goretti aveva soltanto undici anni quando finì tra le grinfie di un brutale balordo che tentò di stuprarla per poi lasciarla morente nei campi di Conca, oggi Borgo Montello, una località dell’Agro romano. Canonizzata nel 1950, Maria Goretti è una delle sante più giovani d’Italia e la sua storia è una delle più conosciute da credenti e laici.
Maria Teresa Goretti nacque a Corinaldo, attuale provincia di Ancona, il 16 ottobre 1890. I suoi genitori, Luigi Goretti e Assunta Carlini, erano entrambi dei contadini e oltre a Maria, terzogenita, avevano dato alla luce altri sei figli: Antonio (morto poco dopo la nascita), Angelo, Mariano, Alessandro, Ersilia e Teresa.
La vita agreste era dura nella natìa Corinaldo, perciò i Goretti si trasferirono in cerca di migliori fortune nel Lazio meridionale, prima a Paliano e poi a Conca, nell’attuale territorio della provincia di Latina, a servizio del conte Gori Mazzoleni. Assieme alla nutrita famiglia Goretti, si trasferirono in prossimità del Tirreno anche i Serenelli, famiglia altrettanto numerosa. I due nuclei si sistemarono in due cascine vicine, ma per entrambi le condizioni di vita non migliorarono in quella terra paludosa che sarà bonificata soltanto a partire dalla seconda metà degli anni venti del Novecento.
Oltretutto, i Goretti furono colpiti dalla malaria che nel 1900 portò via il padre di Maria, Luigi. Con la morte del capofamiglia, costretti anche dal conte che altrimenti li avrebbe cacciati dal podere, i Goretti si avvalsero del sostegno dei Serenelli. In questo periodo si intensificò il rapporto tra Maria Goretti e Alessandro Serenelli, ventenne, otto anni più della piccola terzogenita dei Goretti. Il giovane uomo tentò varie volte un approccio con la bambina che riuscì sempre a scappare alle sue avances, pur non comprendendo fino in fondo, da bambina ingenua e quasi per nulla scolarizzata quale era, cosa volesse da lei il vicino. Fino al 5 luglio 1902.
Quel giorno, Alessandro Serenelli attirò la bambina nella sua cascina chiedendole il piacere di rammendargli una camicia. Maria Goretti entrò nella dimora e pochi istanti dopo si ritrovò addosso il Serenelli, intento più che mai a usarle violenza.
La masseria in cui la santa fu uccisa
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La piccola si difese come meglio poteva, cercando di togliersi di dosso il ragazzo e avvertendolo che avrebbe rischiato l’inferno per quel che stava compiendo. Serenelli non ascoltò quelle parole e dinnanzi a l’ennesimo rifiuto si innervosì, afferrò un punteruolo e cominciò ad accanirsi sul corpo della giovane.
Saranno 14 i colpi inferti.
Trascorsa la furia, Alessandro Serenelli lasciò la bambina agonizzante in terra e si dette alla fuga, ma fu riacciuffato poco dopo. Ancora viva, Maria Goretti fu condotta d’urgenza all’ospedale Madonna del Buon Consiglio di Orsenigo della vicina Nettuno.
Qui fu sottoposta a un intervento chirurgico, nel disperato tentativo di salvarle la vita: non ci fu nulla da fare e la giovane spirò il giorno successivo, domenica 6 luglio 1902. Secondo quanto raccontato, ma la storia è tutto fuorché verificata, prima di esalare l’estremo respiro, Maria dimostrò la sua ferma fede cristiana dicendo al parroco e ai familiari radunatisi attorno al suo capezzale che perdonava il suo carnefice:
“Per amore di Gesù gli perdono e voglio che venga vicino a me in Paradiso”.
La giovane bambina fu sepolta nel cimitero comunale di Nettuno.
La brutale vicenda sconvolse per primi i padri passionisti della cittadina laziale che, congiuntamente ad alcuni rappresentanti dell’Azione cattolica romana, si mossero per divulgare quella storia e far crescere, anche con vari e spesso fantasiosi dettagli biografici (pare che la bimba, ricevendo la comunione poco tempo prima del suo assassinio, avesse espresso la volontà di “morire prima di commettere dei peccati”), il culto della sventurata. Le preghiere dedicate a Maria Goretti cominciarono a diffondersi tra la popolazione contadina, vicina alla triste storia che avrebbe potuto coinvolgere anche una loro sorella o figlia.
Quella che si crede essere la sola foto di Maria Goretti
Fotografia di sconosciuto di Pubblico dominio condivisa via Wikipedia
Con l’avvento del fascismo, poi, il culto di Maria Goretti, la giovane figlia dell’Italia rurale morta in quelle paludi che ora il partito andava bonificando, si ampliò ancora di più.
Poi il fascismo crollò, l’Italia diventò una repubblica e la cristianità attraversò periodi complicati con la crescente influenza dell’ateismo, ma la Goretti continuò a essere riconosciuta un’autentica icona. Il 24 giugno 1950 fu canonizzata dal pontefice Pio XII in piazza San Pietro (per la prima volta per via dell’eccezionale affluenza di gente) alla presenza della ultraottantenne madre Assunta, che morì quattro anni dopo, e nel 1953 addirittura Palmiro Togliatti, leader del Partito comunista, indicò la giovane come modello per la gioventù comunista confluita nella Federazione giovanile comunista italiana. Santa Maria Goretti è commemorata il 6 luglio, anniversario della sua drammatica morte.
Le spoglie di Maria Goretti, per la chiesa cristiana “martire della purezza”, dal 1929 si trovano nel Santuario di Nostra signora delle Grazie e di Santa Maria Goretti a Nettuno; alcune reliquie, invece, sono state traslate nella natia Corinaldo, dove è possibile visitare la piccola casa in cui nacque. Col trascorrere degli ultimi decenni del Novecento e il radicarsi dei movimenti femministi, il culto di Maria Goretti si è man mano affievolito, ma ancora oggi rimane una delle sante più conosciute e venerate dai credenti.
Santuario di Nostra Signora delle Grazie e di Santa Maria Goretti
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La vicenda della povera martire è stata anche oggetto di alcune controversie: la più famosa fu quella portata avanti dallo storico Giordano Bruno Guerri (attuale presidente e direttore generale della Fondazione Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera) che nel saggio “Povera Santa, povero assassino” mise in evidenza come una vita grama possa spesso coincidere con una fine violenta, indipendentemente dalla fede o meno del soggetto. La Congregazione delle cause dei santi replicò sostenendo che le dichiarazioni dello scrittore erano “semplicistiche e tendenziose” e “L’Osservatore Romano”, il quotidiano edito dal Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, etichettò Giordano Bruno Guerri “fuori dalla comunità ecclesiale”.
Per quel che riguarda l’assassino, Alessandro Serenelli, la condanna comminatagli fu pari a trenta anni, da scontare nel carcere di Noto, in Sicilia. In galera, il carnefice di Maria Goretti intraprese un percorso di pentimento coadiuvato dal vescovo della diocesi di Noto Giovanni Blandini. Si convertì e affermò di aver sognato la bambina a cui aveva tolto la vita, dicendo che questa gli avrebbe dato la certezza che sarebbe salito in Paradiso. Scontata la pena con lieve anticipo (gli furono condonati poco più di tre anni), nel 1929 Alessandro Serenelli ritornò ad Ancona, visibilmente invecchiato e debilitato nel fisico, cominciando a svolgere umili lavori da un convento all’altro.
Statua di Maria Goretti
Fotografia di Norbert Schnitzler – Opera propria condivisa via Wikipedia con licenza CC BY-SA 3.0
Dopo aver ottenuto il perdono dalla madre di Maria Goretti, Alessandro Serenelli morì, ottantasettenne, il 6 maggio 1970 in un convento di Macerata.
Alcuni libri utili ad approfondire la vita di Santa Maria Goretti sono il già citato “Povera Santa, povero assassino” di Giordano Bruno Guerri e “Marietta. La piccola grande storia di santa Maria Goretti” di Giovanni Alberti.