Fèlix Faure fu presidente della Repubblica Francese dal 17 gennaio 1895 fino al 16 febbraio 1899, giorno della sua morte, giorno passato alla storia per le particolari, per non dire bizzarre, circostanze in cui si consumò.
Faure era chiamato il “Presidente Sole” a causa della sua esagerata vanità; per ricordare un altro ben più noto personaggio storico: Luigi XIV, il Re sole appunto. C’era un campanello speciale che annunciava le visite delle numerose amanti con cui si intratteneva, e si diceva che il presidente tenesse viva la sua passionalità con l’assunzione di pillole di afrodisiaco. Questi particolari divennero noti alla sua morte, e si forse sono solo voci e pettegolezzi che chissà che origine hanno. Raccontiamo però come si svolsero i fatti di cui siamo certi.
Marguerite Steinheil, detta Meg, è una trentenne di notevole avvenenza, i cui familiari sono industriali di provincia benestanti. Nasce nel 1869 con il nome di Marguerite Jeanne Japy, nella città di Beaucourt, figlia di Émilie ed Édouard Japy. Nel 1890 sposa il pittore francese Adolphe Steinheil, figlio di un pittore professionista di una certa fama, Louis Charles Auguste Steinheil, nel luglio del 1890.
La coppia verso la fine dell’800 apre un salotto letterario a Parigi in cui pian piano entrano a far parte intellettuali di primissima caratura, tra cui Émile Zola, Charles Gounod o René Lalique. Il marito riesce a ottenere diverse commissioni, è anche lui un artista come il padre, ma fino a quel momento non ha avuto un gran successo, ed è proprio grazie alle conoscenze della moglie che riesce a farsi strada. Lei si preoccupa sempre per la sua carriera, e pazienza se si intrattiene più del dovuto con i nobili che affollano il salotto letterario, il mondo va così e a fine ‘800 si era molto più tolleranti rispetto ad oggi. Nel 1897, arriva la commissione e il contatto più prestigioso, quello con Felix Faure, il presidente Francese, con cui Adolphe diventa amico e per il quale realizza un ritratto monumentale. Ma Adolphe non è l’unico a diventare amico di Faure. Marguerite e il Presidente si piacciono, lei subisce il fascino del potere, e iniziano a frequentarsi. Lui raggiunge spesso la coppia nella loro casa sull’Impasse Ronsin, a Parigi, e della loro relazione si discute per le strade e i salotti di Parigi.
La cosa va avanti un paio d’anni, poi il 16 febbraio 1889 Marguerite viene chiamata dal presidente. Felix vuole che lei lo raggiunga nella stanza blu dell’Eliseo, il luogo dove abitualmente riceve le amanti. Il capogabinetto del Presidente Faure, verso le sette di sera, viene chiamato dal salottino azzurro in cui un’ora prima è entrata Madame Steinheil. Lei si sta aggiustando i vestiti in fretta e furia, mentre lui giace disteso sul divanetto in stato semi-cosciente. Felix Faure muore poche ore dopo.
Le voci naturalmente si rincorrono e quella più celebre vuole Marguerite ritrovata davanti all’uomo, seduto e semivestito, in ginocchio mentre urla e si dispera, con i capelli impigliati nelle rigide mani del Presidente Fèlix Feure.
Sempre secondo il volere popolare per liberarla da quella stretta di rigor mortis le vengono tagliate alcune ciocche di capelli.
Naturalmente queste non sono che voci, perché il rigor mortis occorre alcune ore dopo il decesso. Sia come sia, Madame Steinheil viene fatta sgattaiolare via da una porta secondaria. La notizia della morte del Presidente sconvolge la Francia intera e gira in tutta Europa, ma ovviamente si scherza un po’ ovunque per la “felice morte” del Presidente. Si raccontano aneddoti veri e falsi senza controllo, anche perché il personaggio era di primissimo piano nello scacchiere politico europeo. Un po’ come se oggi morisse Macron in circostanze simili, immaginiamo lo scandalo.
Un’altra voce in particolare riguarda gli afrodisiaci: si racconta che il Presidente quel giorno ne avesse presi ben due, in attesa di quell’incontro galante ma che, ritardato nei suoi intenti da una serie di visite istituzionali, tra cui quella del vescovo di Parigi, era stato costretto a prenderne altri due dato che la prima dose aveva ormai esaurito i suoi effetti. Cosa ci sia di vero è difficile dirlo, anche se è probabile che si tratti soltanto di speculazioni.
La vedova del Presidente rimane sempre fedele a un ricordo casto riguardo al marito, morto in circostante tanto sfortunate, a suo dire
E Madame Steinheil che fine fa? Marguerite diventa celebre come “Impresa di Pompe Funebri”, un soprannome che naturalmente odia, ma nel corso degli anni riesce a farsi una serie di amanti altolocati invidiabili. Imprenditori tedeschi, nobili francesi, persino il Re di Cambogia. Anche qui, cosa sia vero e cosa invece sia frutto della fantasia è difficile dirlo.
Fatto sta che, sembra incredibile, forse solo coincidenze o forse no, rimane coinvolta in un altro caso di portata nazionale, il famoso Affaire Steinheil, consumato nell’abitazione di famiglia all’Impasse Ronsin a Parigi.
I fatti si svolgono quasi 10 anni più tardi, il 31 Maggio del 1908. La polizia trova i corpi del marito di Marguerite, Adolphe, e della madre della donna, Émilie Japy: sono stati strangolati nel loro letto. Marguerite viene trovata nel suo letto legata e imbavagliata, con pochi abiti addosso. Lei racconta che tre uomini e una donna dai capelli rossi, vestiti di nero, erano entrati in casa e li avevano assaliti. All’inizio si pensa che qualcuno stia cercando qualcosa che il Presidente potrebbe aver lasciato alla sua nota amante; alcuni giornali legano persino il fatto al famoso affaire Dreyfus, ma non si trova nulla. Quel che non vengono rinvenuti sono anche i segni di effrazione, indizio che rivela che la strage potrebbe esser partita dall’interno.
Il processo viene celebrato con il divieto di accesso al pubblico femminile, una discriminazione di quei tempi, anche se siamo già nel 1° decennio del XX secolo. Marguerite viene additata come colpevole, e le prove circostanziali sono del tutto a suo sfavore. Chi avrebbe potuto entrare in casa, legarla male al letto, strangolare madre e marito e farla franca, per non portare via praticamente nulla? La sentenza di condanna sembra scontata, ma nel corso del procedimento succede qualcosa di inusuale.
Le prove sono solo circostanziali, non ce n’è una inequivocabile della sua colpevolezza. Il detective che indaga è il celebre Alphonse Bertillon, inventore del moderno sistema di identificazione criminale, che in casa Steinheil rileva persino le impronte digitali, fa delle fotografie metriche delle stanze, insomma introduce innovazioni importanti per l’epoca. Ci si attenderebbe qualcosa di sicuro sulla colpevolezza di Marguerite, ma la prova regina del processo non arriva. L’opinione pubblica inizia a cambiare rotta sulla responsabilità della donna, non la si vuole condannare alla ghigliottina soltanto per le circostanze in cui è stata ritrovata. L’avvocato di Marguerite si impegna in un’arringa difensiva che dura 7 ore e mezza, poi la camera di consiglio si riunisce per un paio d’ore e alla fine la sentenza è:
Non colpevole
Il giudice dichiara che le testimonianze dell’accusata sono intrise di bugie, ma l’assoluzione è completa. “Meg” pensa bene di trasferirsi in Inghilterra, dove scrive le sue memorie difensive che escono nel 1912, e nel 1917 sposa Robert Scarlett, sesto barone di Abinger. Il barone muore nel 1927, e lei vive a lungo in un residence a Brighton. Nel 1954, quando muore anche lei, porta nella tomba tanti segreti inconfessati, che le fecero accostare il curioso, e bizzarro se non altro, nomignolo di “pompa funebre”.
Sotto, il video del suo matrimonio da parte di British Paté, dove la si nota in primo piano:
Fonte: Giuseppe Scaraffia, Femme Fatale, Firenze, Vallecchi, 2010.