Madame Tussaud: dalle Maschere Funebri al Museo delle Cere più Famoso al Mondo

La fama di Marie Grosholtz, più nota come Madame Tussaud, è da sempre indissolubilmente legata alla fondazione dell’omonimo museo delle cere di Londra, una delle maggiori attrazioni turistiche della capitale.

Ma chi era davvero Madame Tussaud?

Nata nel 1761 a Strasburgo, in una famiglia dedita da generazioni al mestiere di boia, scultrice di maschere mortuarie per le vittime della Rivoluzione francese, Marie non corrispondeva certo allo stereotipo della svenevole damina del XVIII secolo.

Sotto, Marie Tussaud all’età di 42 anni, in un ritratto fatto dal marito, John Theodore Tussaud:

La madre, vedova, era divenuta la governante del celebre Philippe Curtius, medico e professore universitario svizzero, esperto nella modellazione di cere destinate alle sue lezioni di anatomia. La piccola Marie, che era affezionata al dottore come una figlia, aveva ben presto preso l’abitudine di fargli compagnia nel suo studio, mentre modellava le sue creazioni.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Quando Curtius si trasferì a Parigi, per allestire un laboratorio per la produzione di figure in cera di personaggi famosi, la piccola lo raggiunse con la madre. La prima mostra dei lavori del dottore avvenne nel 1770, ed attrasse una folta presenza di visitatori, incuriositi soprattutto realizzazione della statua che ritraeva Madame du Berry, la favorita di Luigi XV.

Madame Tussaud all’opera, fotografia di Luke Rauscher via Wikipedia CC BY 2.0

In seguito, nel 1776, una nuova mostra fu allestita al Palais-Royal, seguita da molte altre.

Sfruttando il suo interesse per la modellazione della cera, Curtius iniziò ad insegnare a Marie i segreti della tecnica, incoraggiato dal precoce talento mostrato dall’allieva. La giovane divenne rapidamente in grado di lavorare in maniera autonoma e realizzò i modelli in cera di Rousseau, di Voltaire e di Benjamin Franklin, che furono ammiratissimi dai visitatori.

Nel XVIII secolo la ceroplastica, ovvero l’antica arte di modellare figure in cera, era divenuta molto popolare grazie al materiale usato – duttile e di facile reperimento – che poteva prestarsi alla decorazione, con effetti di potente realismo.

Sotto, busto di Philippe Curtius in un autoritratto, in cera, fonte Wikipedia:

Forse perché considerata una sorta di “arte minore”, meno nobile della scultura, la ceroplastica era particolarmente diffusa tra le donne. Nel Settecento londinese, artiste come Catherine Andras, o come l’americana Patience Wright, realizzarono sculture in cera talmente rinomate che questa singolare forma d’arte divenne una buona fonte di guadagno.

Come racconta Pamela Pilbeam nel suo libro “Madame Tussaud and the History of Waxworks”, mentre in Gran Bretagna si preferivano creazioni di piccole dimensioni, in genere nel laboratorio del dottor Curtius venivano realizzate invece sculture di altezza corrispondente a quella dei personaggi rappresentati, che erano di norma esponenti della nobiltà, o della politica.

Le sculture venivano successivamente inserite in elaborate scenografie, che ne accrescevano la verosimiglianza con i modelli ispiratori. Per i visitatori parigini del delicato periodo prerivoluzionario, le mostre del dottore rappresentavano spesso un momento di pausa e di riflessione politica e sociale.

Di norma era Curtius ad incaricarsi delle sculture destinate alle mostre, mentre Marie con il tempo si specializzò soprattutto nell’esecuzione delle maschere mortuarie, particolarmente ricercate negli anni della Rivoluzione francese e nel periodo immediatamente successivo, fra le quali è bene ricordare quella di Napoleone Bonaparte.

Per strappare le commissioni all’agguerrita concorrenza, la giovane si recava nelle prigioni o nei palazzi di giustizia, in attesa di conoscere i nomi dei detenuti condannati alla ghigliottina poi, mostrando un’invidiabile freddezza , una volta ottenuto il lavoro, si sedeva “sui gradini del patibolo con le teste insanguinate sulle ginocchia, osservandone le fisionomie, ansiosa di imprimere le effigie dei volti nella cera”, come ricorderà molti anni dopo, nelle sue “Memorie”.

Sotto, Madame Tussaud al Royal London Wax Museum:

Immagine via Wikimedia Commons – licenza CC BY 2.0

La riuscita delle opere, infatti, dipendeva anche dalla tempestività dell’arrivo dell’artista sulla scena del delitto, o sul luogo dell’esecuzione della pena capitale. Bisognava infatti fissare nella cera il prima possibile l’espressione stupita, o dolente, del defunto.

Non a caso, quando Charlotte Corday uccise il radicale Jean-Paul Marat nella sua vasca da bagno, su disposizione dell’Assemblea Nazionale, Marie giunse così velocemente nell’abitazione della vittima, che cominciò a lavorare alla maschera mortuaria di Marat prima ancora che la sua assassina fosse assicurata alla giustizia. La maschera, realizzata insieme alla fedele rappresentazione della scena, fu poi utilizzata dal pittore Jacques-Louis David come modello per il suo celebre dipinto. Marie realizzò anche la maschera mortuaria del volto di Charlotte Corday.

Sotto, Marat dipinto da Jacques-Louis David, 1793, Royal Museum of Fine Arts of Belgium:

Grazie alle simpatie giacobine del dottor Curtius, la giovane ebbe modo di incontrare rivoluzionari come Napoleone Bonaparte o Robespierre, ma fu anche in ottimi rapporti con la corte di Francia, al punto che non solo diede lezioni d’arte alla sorella del sovrano dal 1780 al 1789, ma fu persino invitata a risiedere nella reggia di Versailles.

I tempi bui, tuttavia, erano dietro l’angolo

Due giorni prima della Presa della Bastiglia, il 12 luglio del 1789, le teste in cera di Jacques Necker e di Luigi Filippo II di Borbone-Orléans, realizzate da Curtius, furono sinistramente esibite dai rivoluzionari in giro per Parigi, come macabro di ammonimento.

Subito dopo Marie venne arrestata per le sue simpatie verso la monarchia e fu condannata alla ghigliottina

Rimase in carcere per alcuni giorni, nella tristemente nota prigione Laforce, con la madre e con Giuseppina di Beauharnais, futura consorte di Napoleone; le era persino stata già rasata la testa, prassi comune nell’imminenza dell’esecuzione della sentenza, quando si decise di graziarla, adibendola invece all’esecuzione delle maschere di cera dei condannati a morte.

Inutile dire che, per un terribile scherzo del destino, date le frequentazioni altolocate della donna, molti dei condannati a morte erano stati suoi amici e conoscenti. Celebri restano le maschere mortuarie da lei realizzate per la regina Maria Antonietta, per Luigi XVI e per Robespierre, la cui macabra effigie, modellata in cera, mostra chiaramente la mascella fracassata dell’Incorruttibile, frutto, forse, di un disperato tentativo di suicidio.

Ereditata alla morte del dottor Curtius la collezione di statue, nel 1795 Marie sposò François Tussaud e la coppia ebbe due figli, Joseph e François. Nel 1802 la donna fece un bilancio della propria vita: si ritrovava a 40 anni con un marito alcolizzato e perennemente senza lavoro, due figli da crescere ed un’attività che ormai, spentosi il Terrore rivoluzionario, attraversava un momento di irreversibile declino economico.

Decise allora di cercare fortuna all’estero, nella città che accoglieva con maggiore simpatia i rifugiati francesi, la vicina Londra.

Iniziare tutto daccapo non fu difficile

Trovò rapidamente lavoro presso un ex collega del dottor Curtius, Paul Philipstal, e ben presto acquisì fama e successo dapprima spostandosi in tour tra Inghilterra, Scozia ed Irlanda, e infine stabilendosi definitivamente nella capitale.

Fu con grande soddisfazione che, nel 1835, inaugurò la sua prestigiosa galleria a Baker Street a Londra, un immenso salone arredato con enormi specchi e munito di comodi posti a sedere, da dove i visitatori, che lei accoglieva personalmente all’ingresso, potevano ammirare i suoi allestimenti.

Il Duca di Wellington fu uno dei più assidui visitatori della galleria, il che aiutò a decretarne il successo. Quando, nel 1837, l’artista francese replicò in maniera incredibilmente realistica l’incoronazione della regina Vittoria, tutta Londra fu ai suoi piedi.

Madame Tussaud, d’altronde, sapeva interpretare e soddisfare in modo stupefacente i gusti d’oltremanica: il pubblico inglese amava le scene di vita aristocratica, che ritraevano i personaggi alla moda dell’epoca.

Il Duca di Wellington dipinto da Thomas Lawrence:

Marie sapeva offrire la migliore qualità esecutiva possibile, allestendo delle scenografie così verosimili che intere famiglie di visitatori facevano lunghe file solo per poterle ammirare. Le sue statue, ad altezza naturale, avevano i volti e le mani in cera infissi su dei manichini, che potevano essere abbigliati con effetti di grande realismo.

Ormai poteva persino permettersi il lusso di acquistare l’uniforme indossata da Giorgio IV durante l’incoronazione, per poterne ricostruire l’evento con la massima veridicità nella propria galleria.

Nel 1840 ricostruì la scena in cui Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha faceva scivolare l’anello al dito della regina Vittoria in occasione delle nozze e commissionò, previa autorizzazione della sovrana, una copia esatta dell’abito da sposa, a un costo da capogiro per l’epoca.

La società inglese aveva un debole per le atmosfere macabre e gli spettacoli horror?

L’artista francese, in risposta, allestì una “Camera Separata” o “Camera degli Orrori”, in cui venivano mostrate le inquietanti reliquie della Rivoluzione francese, reliquie che includevano delle autentiche rarità, come una lama usata per la ghigliottina all’epoca del Terrore ed alcuni oggetti che si dicevano appartenuti a Napoleone.

La Camera degli Orrori nel 1849, schizzo di Richard Doyle:

Una “Camera Speciale” era inoltre riservata alle brillanti ricreazioni delle scene degli omicidi, scene che risultavano così realistiche che, talvolta, gli stessi criminali condannati alle esecuzioni capitali donavano i loro vestiti a Madame, ai fini di un’accurata ricostruzione postuma.

Tra i personaggi che furono immortalati nella cera figurò una lunga serie di famosi assassini, tra cui James Rush – impiccato per il triplice omicidio del suo padrone di casa e dei suoi familiari – e Maria e George Manning, una coppia arrestata e giustiziata per l’assassinio, nel 1849, dell’amante della donna.

Sotto, James Blomfield Rush come esposto nella galleria fra il 1849 e il 1871:

Una coppia di serial killer ritratta da Madame Tussaud fu quella composta da William Burke e William Hare, autori di 16 omicidi commessi per vendere i cadaveri agli inconsapevoli anatomopatologi di Edimburgo, che li sezionarono davanti ai propri allievi per mostrar loro come eseguire le autopsie.

Madame Tussaud si era fatta, negli anni, un’ anziana signora socievole, che diventava tuttavia reticente, se incalzata con domande sulla Rivoluzione francese. Nelle sue già ricordate “Memorie” dichiarerà orgogliosamente di aver offerto, sia in Francia che in Inghilterra, un servizio pubblico, cercando di coniugare l’informazione al divertimento.

Scriverà provocatoriamente:

“L’unico modo in cui un’impresa potente e duratura può imporsi al pubblico, è attraverso la cera”.

Sotto, fotografia di un ritratto attribuito a Francis Tussaud, Fonte Wikipedia:

Alla fine della sua carriera, dopo decenni di onorata attività, la Tussaud si trovò a possedere una galleria piena di reali, di rivoluzionari morti e di assassini seriali in cera. La preziosa collezione di statue finì per costituire il nucleo di partenza del futuro museo.

Quando morì, nel 1850, ad 88 anni, persino la celebre rivista satirica londinese “Punch” fu costretta ad ammettere:

In questi giorni nessuno può considerarsi popolare, se non è stato immortalato da Madame Tussaud in Baker Street

Nella sua lunga vita l’artista francese aveva viaggiato e frequentato gli ambienti sociali più disparati, aveva conosciuto la gloria e sfiorato la morte, ma soprattutto aveva consegnato ai posteri un’eredità insolita, che fa parlare di lei ancora oggi.

Giovanna Potenza

Giovanna Potenza è una dottoressa di ricerca specializzata in Bioetica. Ha due lauree con lode, è autrice della monografia “Bioetica di inizio vita in Gran Bretagna” (Edizioni Accademiche Italiane, 2018) e ha vinto numerosi premi di narrativa. È uno spirito curioso del mondo che ama viaggiare e scrivere e che legge avidamente libri che riguardino il Rinascimento, l’Età Vittoriana, l’Arte e l’Antiquariato. Ha una casa ricca di oggetti antichi e di collezioni insolite, tra cui quella di fums up e di bambole d’epoca “Armand Marseille”.