Se quel 10 aprile del 1834 non fosse scoppiato un incendio al 1140 di Royal Street, nel Quartiere Francese di New Orleans, forse la personalità sadica e criminale di Madame Marie Delphine LaLaurie non sarebbe mai stata scoperta. Prima di allora, la donna era un rispettabile membro della migliore società di New Orleans, cugina dell’ex sindaco della città; in seguito divenne un simbolo di malvagità assoluta: nella sua grande casa furono trovati diversi schiavi, rinchiusi nella soffitta, con evidenti e raccapriccianti segni di torture.
Da quell’ormai lontano giorno del 1834, quando Madame LaLaurie si rifiutò di dare le chiavi degli alloggi della servitù, ai racconti su quello che trovarono i soccorritori nella casa, si sono man mano aggiunti particolari sempre più agghiaccianti, ai quali però non c’è modo di trovare riscontro.
Tuttavia, alcuni fatti sono certi: nella soffitta furono trovati alcuni schiavi, chiaramente sottoposti a lunghe sessioni di tortura. I testimoni oculari raccontarono di aver trovato “sette schiavi, più o meno terribilmente mutilati… sospesi dal collo, con le membra apparentemente allungate e lacerate da un’estremità all’altra”.
Altre storie, non supportate da testimonianze dirette, parlano di schiavi che avevano le bocche piene di escrementi, con le labbra cucite, parti del corpo spellate per ottenere grotteschi ricami, gli occhi cavati dalle orbite. Addirittura si disse che fu trovata una donna con le ossa rotte e poi riunite in modo da darle la forma di un granchio, e un’altra con gli intestini legati intorno alla vita.
Fonte immagine: Wikimedia Commons
Dopo l’incendio, molte voci si accavallarono, raccontando del ritrovamento di circa un centinaio di cadaveri, con orrende mutilazioni. Anche facendo la tara a tutte queste orribili descrizioni, Madame LaLaurie rimane certamente una delle più brutali criminali dell’800. Cosa abbia scatenato la sua vena sadica non è dato saperlo, perché in precedenza non aveva mostrato segni di particolare crudeltà.
Marie Delphine McCarty era nata nel 1780 a New Orleans in una famiglia di origini irlandesi, ben inserita nel contesto sociale della città. Si sposò una prima volta con un ufficiale spagnolo, Don Ramón de Lopez y Angulo, che morì dopo pochi anni, mentre si stava recando in Spagna insieme alla moglie, che partorì una bambina durante il viaggio.
Tornata a New Orleans insieme alla figlia, Marie Delphine aspettò quattro anni prima di sposarsi nuovamente, nel 1808, con Jean Blanque, noto commerciante e banchiere, nonché avvocato, dal quale ebbe quattro figli (tre femmine e un maschio). Qualche anno dopo la morte del secondo marito, la donna si sposò, nel 1825, con un uomo molto più giovane di lei, il dottor Leonard Louis LaLaurie.
Il palazzo di Madame LaLaurie nel 1831
Nel 1831, Madame LaLaurie comprò il palazzo a tre piani al 1140 di Royal Street, dove, com’era consuetudine all’epoca, vivevano molti schiavi, ai quali era riservato il piano più alto. In pubblico la donna dimostrava premura e gentilezza nei confronti dei suoi servi neri, arrivando addirittura ad affrancarne due. Tuttavia, nel quartiere cominciarono a circolare delle voci sul reale comportamento della donna, quando si trovava al riparo delle mura domestiche, tanto che subì un controllo, da parte dell’amministrazione locale, per verificare le reali condizioni in cui venivano tenuti gli schiavi.
La verifica non portò a nulla. Tuttavia, un vicino della donna, testimoniò poi di aver assistito alla morte di una ragazzina di 12 anni – colpevole di aver tirato i capelli di Madame mentre la pettinava – che per sfuggire alle frustate si era gettata dal tetto. Stessa cosa aveva fatto un altro schiavo, che pur di non essere rinchiuso nella soffitta, si lanciò da una finestra del terzo piano.
Dopo questi due episodi, la cattiveria di Madame era ben conosciuta nel quartiere, ma nessuno era preparato ad assistere allo spettacolo che si presentò agli occhi dei soccorritori, quando accorsero per domare le fiamme divampate nel palazzo.
Quando arrivarono a casa LaLaurie, i vigili del fuoco trovarono una vecchia schiava di 70 anni, la cuoca, legata alla stufa con una catena. Era stata lei a provocare l’incendio, in un tentativo di suicidio attuato pur di non essere portata nella soffitta, perché da lassù nessuno era mai sceso vivo. Il giudice Jean-Francois Canonge, entrato nella casa degli orrori, in seguito depose di aver trovato, tra gli altri, “una negra… indossa un collare di ferro” e “una vecchia donna nera che aveva ricevuto una ferita così profonda alla testa da essere troppo debole per camminare”. Dopo che le fiamme erano state domate, una folla di cittadini inferociti devastò l’edificio, mentre gli schiavi furono portati in un luogo pubblico, dove tutti potevano verificare in che condizioni erano ridotti.
Il Palazzo di Madame LaLaurie, oggi. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Di madame LaLaurie si persero le tracce. Quando il caos successivo all’incendio si placò, la donna era sparita, insieme al cocchiere. Forse erano fuggiti a Parigi, come volle far credere una delle figlie, che raccontò di aver ricevuto delle lettere, mai mostrate, dalla madre.
Nel 1930, una vecchia targa di rame fu rinvenuta in uno dei cimiteri di New Orleans. Porta inciso il nome di “Madame LaLaurie – nata Delphine McCarty”. La dedica dice che la donna morì a Parigi nel 1842. Tuttavia, secondo altri registri della capitale francese, il decesso sarebbe avvenuto nel 1849. Molti pensano che in realtà Marie Delphine fosse tornata in patria da viva, sotto falso nome. Il suo corpo non è mai stato trovato. Dalla storia di questa sadica serial killer è stato tratto un episodio di American Horror Story.