La storia di Romeo e Giulietta, paradigma dell’amore contrastato che finisce in tragedia, diventa capolavoro assoluto della letteratura universale grazie alla penna di William Shakespeare, che scrisse la tragedia sui due giovani amanti di Verona alla fine del ‘500.
L’ultimo bacio di Romeo e Giulietta – Francesco Hayez, 1823
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La sua però non era un’idea originale, prendeva spunto da molto lontano, addirittura da storie raccontante già nella letteratura greca antica, e soprattutto in novelle composte tra il ‘400 e il ‘500 da autori italiani. In particolare la Historia novellamene ritrovata di due nobili amanti, di Luigi da Porto, pubblicata postuma nel 1530.
Forse da Porto si era ispirato alla novella Mariotto e Ganozza, ambientata a Siena, ma solo nel suo racconto compaiono quasi tutti gli elementi presenti nella tragedia shakespeariana: l’ambientazione veronese, i protagonisti Romeo e Giulietta, la morte di un cugino della ragazza per mano di Romeo, la tragica fine dei due innamorati. Shakespeare, che non lesse la storia di da Porto ma una successiva traduzione in inglese da versioni ulteriormente rielaborate, non poteva sapere che alla base del suo lavoro c’era un fondo di verità, la storia di un amore infelice vissuto da Luigi da Porto.
Frontespizio di una delle prime traduzioni di Romeo e Giulietta in inglese
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Luigi da Porto, nato a Vicenza nel 1485, ama scrivere di storia e anche componimenti in rima, ma è principalmente un soldato, come la gran maggioranza dei rampolli della piccola nobiltà dell’epoca. Si trova a combattere sotto il comando di uno zio materno, Antonio Savorgnan, tra le fila della cavalleria della Serenissima Repubblica di Venezia, ma in territorio friulano, conteso appunto tra Venezia e l’impero Asburgico.
Contese che si estendevano tra le varie famiglie nobili del Friuli: in una stessa famiglia potevano esserci sostenitori della Repubblica o dell’Impero (particolare di non poca importanza ai fini della nostra storia).
Ma non c’è solo la guerra a riempire le giornate del giovane Luigi, che il 22 febbraio del 1511 partecipa a Udine a un ballo in maschera nel palazzo di un’altra parente, Maria Savorgnan. La festa è l’occasione per presentare in società la figlia della padrona di casa, la quindicenne Lucina (cugina alla lontana di Luigi), che incanta il giovane soldato. I due si innamorano, si frequentano nei mesi successivi, nonostante la città sia infiammata da moti sanguinosi, ma non possono rivelare il loro sentimento perché appartengono a due rami antagonisti della famiglia. Tutte queste vicende anticipano già l’atmosfera che poi Shakespeare farà respirare in Romeo e Giulietta, ma prima di lui lo farà da Porto che, ferito in battaglia il 20 giugno 1511, e rimasto paralizzato nel lato sinistro del corpo, perde tutte le prospettive per il suo futuro: dalla carriera militare all’agognato matrimonio con Lucina.
A complicare ulteriormente le cose ci si mette, nello stesso anno, anche il “tradimento” di Antonio Savorgnan, che passa tra i sostenitori dell’impero. Venezia decreta la confisca dei suoi beni a favore del cugino Girolamo, ma poi propone che tra i rami della famiglia si giunga ad un accordo patrimoniale, sancito da un bel matrimonio.
E’ il 1517 quando Lucina sposa Francesco Savorgnan, nipote del “traditore” Antonio. Nonostante siano passati sei lunghi anni dalla loro promessa d’amore, Luigi non prende bene la notizia del matrimonio della sua amata, e forse trova conforto nella stesura di una novella a lei dedicata.
Villa Da Porto Barbaran, la casa dove probabilmente Luigi compose la Novella – Montorso Vicentino
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Finge di raccontare una storia vera a lui riportata da un compagno d’armi per consolarlo da una pena d’amore: narra dello struggente amore fra Romeo Montecchi e Giulietta Cappelletti, appartenenti a due famiglie rivali nella Verona di duecento anni prima.
Romeo e Giulietta si incontrano durante una festa da ballo, si innamorano e decidono di sposarsi segretamente. Romeo però uccide un cugino di Giulietta e viene bandito dalla città, mentre per la ragazza si prospetta un matrimonio combinato. Un frate ordisce un piano per scongiurare le nozze:
Fa bere alla fanciulla una pozione che le provoca una morte apparente, premurandosi di avvisare Romeo, fuggito a Mantova
Per un drammatico concatenarsi di eventi il piano non funziona: Romeo crede morta Giulietta e si avvelena, mentre la ragazza, che si risveglia proprio mentre l’amato sta spirando, muore per il dolore.
Romeo e Giulietta (Atto V-Scena III) – Incisione
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A parte la tragica fine, sono evidenti le non casuali somiglianze tra la vicenda di Luigi e Lucina e quella di Romeo e Giulietta. Ma le somiglianze stanno tutte nei fatti e non nella sostanza della storia: il grande amore tra i due sfortunati amanti veronesi nulla ha a che fare con i due protagonisti reali, almeno secondo Luigi da Porto.
Mentre la novella viene in apertura dedicata “Alla bellissima e leggiadra madonna Lucina Savorgnana”, alla fine della copia manoscritta l’autore imprime parole di fuoco contro l’ingratitudine delle donne:
” […]Quante ce ne saranno ora che prima ancora di veder morto l’amante avranno pensato di trovarne un altro, e non di morirgli accanto? Che se vedo alcune donne contro ragione dimenticare ogni fede e ogni ben servire, e abbandonare non morti ma alquanto percossi dalla fortuna gli amanti che ebbero più cari, cosa si deve credere che esse facciano dopo la loro morte? Miseri gli amanti di questa età che non possono sperare, né dando lunga prova di servire fedelmente, né morendo per le loro donne, ch’esse muoiano mai con loro; anzi sono certi di non essere più cari a quelle se non possono gagliardamente provvedere ai loro bisogni.”
Più chiaro di così…
Per dovere di cronaca: Lucina morirà dodici anni dopo Luigi.