Alla fine degli anni ’20 ormai nessuno si ricordava di lei nella Ville Lumiere, dove le stelline del varietà brillavano per poche stagioni. Erano in pochi a sapere che l’anziana e obesa signora che viveva in una roulotte di legno nel quartiere di Montmartre, vendendo sigarette e fiammiferi agli angoli delle strade, era nientemeno che Louise Weber, la donna che aveva inventato il celebre “can-can”, il ballo simbolo del Moulin Rouge e in parte della stessa Parigi della Belle Époque.
In città era conosciuta come La Goulue (la golosa), soprannome che alcuni attribuivano a un suo spiccato appetito sessuale; in realtà si riferiva al suo continuo bisogno di cibo, che soddisfava andando anche a mangiare dal piatto dei clienti dei locali dove ballava. Lei era la “Regina di Montmartre”, la protagonista dell’ascesa del Moulin Rouge, e la musa di Henri de Toulouse-Lautrec.
La Goulue in un ritratto di Henri de Toulouse-Lautrec
Louise Weber (1866-1929) era figlia di una lavandaia alsaziana che aveva abbandonato il marito, lasciandogli da allevare i tre figli. Quando il padre rimase gravemente mutilato, Louise fu mandata in un istituto religioso e poi a vivere con uno zio. Prima di aver compiuto 18 anni era già a Parigi, dove si manteneva facendo la lavandaia, ma anche la modella per fotografi e pittori. Iniziò a esibirsi in spettacoli di danza in un circo, dove fu notata da due ballerine che la indirizzarono al Moulin de la Galette, un locale ricavato in un vecchio mulino di legno.
E proprio mentre si esibiva al Moulin de la Galette, Toulouse-Lautrec la conobbe e poi la convinse ad andare al Moulin Rouge. Fu l’inizio degli anni d’oro per La Goulue e per il suo can-can:
La scatenata danza faceva impazzire gli uomini
La locandina del Moulin Rouge realizzata da Henri de Toulouse-Lautrec, che ritrae La Goulue
Dopo pochi anni, nel 1895, Louise fece una scelta sbagliata, che l’avrebbe condotta in una china dalla quale non sarebbe mai più risalita.
Lasciò il Moulin Rouge mentre era all’apice del successo, per riprendere ad esibirsi nei circhi. La Goulue probabilmente sperava che il suo affezionato pubblico avrebbe continuato a seguirla, ma si sbagliava. Senza lo scenografico contesto del famoso cabaret, anche Louise Weber perdeva il suo fascino.
La Goulue e Toulouse-Lautrec
Poi ci fu il matrimonio con un domatore, e la straordinaria decisione di affiancare il marito in quell’attività.
Finché, dopo un “incidente sul lavoro” nella gabbia dei leoni, La Goulue tornò a esibirsi in teatro, ma solo in località di provincia.
Da allora in poi, le luci della vita condotta fino ad allora cominciarono a spegnersi: il lutto per la morte dell’unico figlio, l’alcolismo e gli eccessi con il cibo la condussero a una vita di miseria, che si concluse il 29 gennaio del 1929:
Un colpo apoplettico si portò via la regina del Moulin Rouge
Qualche mese prima della morte di Louise Weber, il giovane regista Georges Lacombe stava realizzando un documentario sugli straccivendoli del quartiere periferico La Zone. A lui si deve l’unico filmato che ritrae La Golue, ormai vecchia e malata ma con ancora la voglia di danzare…