Tutto in lui era grandioso: l’ambizione e la vanità, la lealtà, il suo coraggio e la sua capacità di ascoltare e rispettare i punti di vista altrui. Così il biografo Philip Ziegler parlò di Lord Louis Mountbatten, l’ultimo viceré dell’India finito assassinato dall’IRA nel 1979.
Louis Francis Albert Victor Nicholas Mountbatten era nato a Frogmore House, Windsor, il 25 giugno 1900. Era figlio di Luigi di Battenberg, del casato d’Assia, divenuto Mountbatten quando nel 1917 i nomi della famiglia reale furono anglicizzati, e di Vittoria d’Assia e del Reno, a sua volta figlia di Alice di Sassonia-Coburgo-Gotha, terzogenita di Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha e di Vittoria, regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda dal 1837 al 1901.
Suoi fratelli furono Alice di Battenberg (la sorella maggiore), che nel 1921 diede alla luce l’ultimo figlio Filippo, futuro duca di Edimburgo e marito dell’attuale monarca britannica Elisabetta II, Luisa, futura regina consorte di Svezia al fianco di Gustavo VI Adolfo, e George, marchese di Milford Haven.
Tra le mura di casa, Louis Mountbatten veniva chiamato Dickie, anziché Nicky, come in un primo momento, in riferimento a uno dei suoi tanti nomi, Nicholas, aveva suggerito la bisnonna, la regina Vittoria. Nicky venne modificato in Dickie per non creare confusione con il nomignolo dello zar di tutte le Russie Nicola II, consorte della zia del bambino, Alice d’Assia, divenuta dopo il matrimonio Aleksandra Fëdorovna Romanova.
Louis era molto legato alla famiglia imperiale russa e da ragazzino si recò sovente alla corte di San Pietroburgo, dal 1914 Pietrogrado. Corteggiò anche sua cugina, la granduchessa Marija, terzogenita degli ultimi zar, uccisa insieme a tutta la famiglia nell’eccidio di Ekaterinburg del 17 luglio 1918. Scosso dall’accaduto, il Mountbatten fino alla sua morte conservò nel comodino una fotografia della sventurata granduchessa.
Marija Romanov
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L’uomo frequentò l’accademia di marina e durante la prima guerra mondiale servì la Royal Navy. Nel 1922 si unì a Edoardo, principe di Galles, in un giro dell’India, paese che segnerà la sua carriera. Il 18 luglio dello stesso anno, quattro anni dopo la morte dell’amata Marija, sposò Edwina Cynthia Annette Ashley, non propriamente una nobile, ma ricchissima ereditiera. Quello tra i due fu il matrimonio dell’anno: Edwina era considerata una delle più belle donne dell’intera Inghilterra e Louis era un uomo molto in vista per il suo legame con la casa reale.
Dopo le sfavillanti nozze, però, il matrimonio si rivelò un disastro, all’insegna dei tradimenti, nonostante le nascite di due figlie: Patricia e Pamela. Il nobiluomo, però, rifiutò sempre il divorzio con Edwina per non compromettere la sua carriera militare e i rapporti con i reali. Dal tempo dello scandalo di Wallis Simpson con il principe di Galles ed erede al trono britannico Edoardo, il tema divorzio era diventato un argomento assai delicato.
Nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, fu capitano della V Flottiglia cacciatorpediniere. Favorito dal nuovo premier Winston Churchill, il Mountbatten fece rapidamente carriera fino a diventare commodoro nel 1941 e vice ammiraglio nell’anno seguente. Dopo alcuni importanti successi, il militare incappò nel disastro del Raid di Dieppe contro le truppe tedesche quando, su poco più di 6000 uomini impiegati, più di 3600, quasi tutti canadesi, furono uccisi o feriti o catturati dai nazisti.
Da quell’accadimento, i rapporti fra Mountbatten e il Canada rimasero gelidi per tutto il prosieguo della guerra e anche oltre. Secondo il vice ammiraglio, la sconfitta di Dieppe era stata necessaria per programmare il trionfante sbarco in Normandia del 1944, e in un certo qual modo lo fu, anche se un massacro come quello avvenuto a Dieppe non fu mai dimenticato.
Louis Mountbatten in una fotografia del 1977
Fotografia di Allan Warren – Opera propria condivisa via Wikipedia con licenza CC BY-SA 3.0
Louis Mountbatten era sicuramente un uomo particolare, scarsamente diplomatico e allergico alle etichette. Nel corso del conflitto bellico desiderò un invito da Stalin in Unione Sovietica e per raggiungere l’obiettivo sottolineò i suoi antichi rapporti con i Romanov. Chiaramente l’invito non arrivò mai all’indirizzo di Mountbatten. L’uomo ritornò in Unione Sovietica soltanto molti anni dopo, nel 1975, come inviato della regina Elisabetta II alle celebrazioni del trentennale dalla conclusione della guerra mondiale.
Era l’anno 1943 quando, promosso ammiraglio, Lord Mountbatten fu destinato al comando supremo delle forze del Sudest asiatico. Sotto il suo comando le forze alleate riconquistarono Burma (attuale Myanmar o Birmania), sconfiggendo le truppe giapponesi, con i quali tagliò ogni tipo di rapporto, anche dopo la fine della guerra, dando una ulteriore dimostrazione della sua poca diplomazia.
Per meriti di guerra, comunque, l’ammiraglio ottenne l’Ordine della Giarrettiera, il più antico ed elevato ordine cavalleresco del Regno Unito. Fu inoltre nominato primo conte Mountbatten di Burma e nel febbraio 1947, grazie alle sue simpatie laburiste, alla conoscenza dell’area e all’intercessione del primo ministro Clement Attlee con Giorgio VI , fu dichiarato viceré dell’India. Il compito principale di Mountbatten era quello di traghettare l’enorme stato asiatico all’indipendenza ottenuta nell’agosto dello stesso anno.
Louis Mountbatten, viceré dell’India insieme alla moglie Edwina e Gandhi innanzi al Palazzo del Viceré a New Delhi nel marzo 1947
Fotografia di sconosciuto di Pubblico dominio condivisa via Wikipedia
In India conobbe il primo ministro Jawaharlal Nehru, del quale rimase estasiato per le grandi capacità e intelligenza; molto meno colpito, invece, fu del leader musulmano Ali Jinnah, fondatore poi del Pakistan nella parte dell’India musulmana, nonostante le richieste del Mahatma Gandhi che spingeva per tenere unita la nazione. Louis Mountbatten confessò più avanti che avrebbe probabilmente sabotato la creazione della repubblica islamica del Pakistan se avesse saputo che Ali Jinnah sarebbe morto solo un anno dopo la fondazione.
Il primo ministro Nehru non piacque soltanto a Mountbatten, ma anche alla moglie Edwina, viceregina d’India, che intrattenne con il leader una lunga relazione durata fino alla morte di lei nel 1960 a Kota Kinabalu, nel Borneo del Nord. La donna volle essere sepolta in mare e la regina madre Elisabetta, madre di Elisabetta II, mai in simpatia con Edwina, commentò la richiesta così: “Cara Edwina, le era sempre piaciuto tuffarsi in mare”.
Louis Mountbatten rientrò in Gran Bretagna nel 1948, cessato il suo compito come viceré d’India. Negli anni successivi ricoprì varie cariche come quelle di comandante della flotta Nato nel mediterraneo e di comandante supremo della flotta. Fu persino nominato “Aiutante di campo” della regina, ovvero assistente confidenziale di Elisabetta. I rapporti con la corona furono sempre stretti e cordiali, nonostante alcune accuse, mai provate, di omosessualità e abuso su minori che segnarono il curriculum dell’ammiraglio.
Il più grande sogno del viceré d’India era di portare un Mountbatten sul trono d’Inghilterra e ci riuscì, anche se solo da consorte, con suo nipote Filippo, figlio della sorella Alice, che, come detto in precedenza, sposò Elisabetta II. Era il 20 novembre 1947, la regina sarebbe salita al trono il 6 febbraio 1952.
Elisabetta e Filippo nel 1950
Fotografia di sconosciuto condivisa via Wikipedia con licenza CC BY 2.0
Louis Mountbatten fu anche mentore di Carlo, figlio della sovrana e principe di Galles. Il legame fra i due fu sempre molto forte: l’ex viceré consigliava il giovane Carlo di divertirsi finché poteva e poi di sposare una ragazza giovane e inesperta della vita, per far sì che il matrimonio funzionasse. Lo zio Dickie alludeva alla sua nipotina, Amanda Knatchbull, quinta degli otto figli della figlia Patricia.
I tanti tentativi del Mountbatten di unire in matrimonio i due giovani non andarono a buon fine, prima per l’opposizione fatta dalla figlia Patricia, poi per quella di Filippo di Edimburgo.
La proposta ufficiale di matrimonio di Carlo ad Amanda arrivò alla fine del 1979, ma la vita di Louis Mountbatten si fermò prima. Era il 27 agosto 1979 e il viceré d’India era in vacanza nella sua casa a Mullaghmore, contea di Sligo, nell’Irlanda Nord, insieme alla figlia Patricia, al genero John Knatchbull, alcuni loro figli e alla consuocera Lady Brabourne.
Mullagmore a quel tempo era una zona molto calda, località di villeggiatura per gli esponenti dell’IRA (Irish Republican Army), le forze paramilitari che lottavano per la fine della presenza inglese in Irlanda del Nord. Consapevole del rischio, la polizia nordirlandese mise al corrente il Mountbatten del possibile pericolo, ma l’uomo sottovalutò l’allarme e quel 27 agosto organizzò una battuta di pesca a bordo della sua barca, lo Shadow V.
L’allarme lanciato dalla polizia locale aveva fondamento. L’imbarcazione infatti era stata imbottita con 22 chili di tritolo, una bomba radio controllata che esplose poco dopo aver lasciato il porticciolo di Mullagmore. La barca fu distrutta e Louis Mountbatten morì poco dopo, dilaniato dalla tremenda esplosione. Nell’attentato perirono anche la consuocera, il nipote Nicholas e il giovane mozzo Paul Maxwell.
L’IRA rivendicò immediatamente l’attentato, giustificandolo con la necessità di attirare l’attenzione degli inglesi sull’occupazione dell’Irlanda, che stava causando centinaia di morti, e di risvegliare dal torpore il governo inglese.
Lord Mountbatten in tarda età
Fotografia di Allan Warren – Opera propria condivisa via Wikipedia con licenza CC BY-SA 3.0
Gerry Adams, esponente del partito Sinn-Fein, dichiarò che, pur trovando sempre sgradevole uccidere, quanto fatto al Mountbatten era esattamente corrispondente a quanto l’ammiraglio aveva fatto per tutta la vita in guerra. Nello stesso giorno altre due bombe esplosero uccidendo 18 soldati britannici e sui muri apparvero scritte come “Ne abbiamo presi 18 più Mountbatten”. Queste azioni furono considerate come vendetta del “Bloody Sunday” del 1972 quando l’esercito inglese sparò su una folla di manifestanti uccidendo 14 persone.
Non avendo il Mountbatten figli maschi, il titolo di contessa di Mountbatten di Burma passò alla primogenita Patricia. Il funerale dell’ultimo viceré d’India si tenne a Westminster il 5 settembre 1979. Le sue spoglie furono seppellite nell’abbazia di Romsey.
Nel corso della cerimonia funebre, l’erede al trono Carlo lesse un salmo che commosse tutti, anche Diana Spencer, che Carlo sposerà poco meno di due anni dopo, forse seguendo proprio il consiglio dello zio Dickie: sposa una ragazza giovane e inesperta…