Konstantin Konstantinovič Romanov: già dal nome uno capisce che stiamo parlando di una persona con natali importanti. Tanto importanti che il nonno è Nicola I, Zar di Russia per 30 anni sotto il quale a metà l’Impero raggiunge l’apice della sua estensione. La tiro breve sul padre e la famiglia: è il quarto figlio di Konstantin Nikolaevic di Russia che era il secondo figlio maschio dello Zar, e di Alessandra di Sassonia-Altenburg, una principessa tedesca. Immaginate una persona nata nel 1858 in Russia, figlio dell’ex Presidente del Consiglio dei ministri, fratello e assoluto confidente di Alessandro II Zar di tutte le Russie. Ecco immaginate che suo padre fece la gavetta sulle navi come marinaio semplice, trattato con un qualsiasi altro figlio di nessuno imbarcato e mandato a fare ronde notturne al gelo a mezzanotte, e che grazie alla disciplina aveva raggiunto le più alte cariche dello stato. Sì oltre a essere il fratello dello Zar ma davvero, in questi casi poteva essere un peso importante da sostenere.
Immaginiamo un mondo dove il valore è quello militare, dove si sposano quasi solo principesse tedesche e dove il valore di un uomo, prima di tutto un nobile, viene misurato prima di tutto dalla sua capacità militare. Ecco immaginiamo quel mondo, e immaginiamo di essere una persona che di natura è omosessuale, sensibile, affascinato dalla letteratura e dalle arti e anche alla musica. Immaginiamo insomma di essere Konstantin Konstantinovic Romanov.
Facciamo una precisazione sin da ora: tutto quello che vi racconterò era totalmente sconosciuto alle persone che vissero all’epoca. Le relazioni, gli amori e le difficoltà del principe sono state svelate molti anni dopo la sua morte, quando il suo diario segreto venne pubblicato e raccontò l’intimo di un uomo apparentemente del tutto irreprensibile, un perfetto padre di famiglia membro dell’elite della classe dirigente russa. Un uomo che aveva segreti inconfessabili, segreti che all’epoca chissà cosa gli sarebbero costati. Partiamo dalla gioventù. Il nostro Konstantin segue la carriera militare che gli prescrive il padre. Va a prestare servizio nella Marina Militare Russa, però poi lascia il mare e va nel reggimento Izmajlovskij, un reparto dell’esercito di fanteria di terra, dove ottiene il riconoscimento per la propria abnegazione.
Konstantin è omosessuale ma sa benissimo che è obbligato a sposarsi, naturalmente con una principessa tedesca. Lei è Elisabetta di Sassonia-Altenburg, che aveva incontrato nel 1882. E’ una sua seconda cugina ed è innamorata persa di quel ragazzo, bello, alto e distinto. Lui ha circa 24 anni, è ora che si sposi, ma forse ci pensa a sfuggire al suo dovere familiare di sposarsi e dare tanti bambini al paese, tanto che quando parte da Altenburg dove si sono conosciuti promette di scriverle ma non le manda nemmeno una cartolina. In realtà è un ragazzo sensibile e le dedica numerose poesie, ma di avere una relazione, inevitabilmente, non ne avrebbe nessuna voglia. Alla fine si sposano nel 1884, lei rimane luterana e non si converte come da prassi all’ortodossia russa, e insomma ci finisce quasi di mezzo lo scandalo religioso.
Stanno insieme Konstantin ed Elisabetta, stanno insieme e hanno la bellezza di 9 figli, di cui fra l’altro soltanto una, Natalia, morta piccolissima. Oggi sembra normale ma è un piccolo record per l’epoca, anche per una famiglia nobile. Konstantin fa il suo dovere di marito e membro della famiglia imperiale russa, ma la sua natura lo porterebbe a compiere ben altre scelte. E’ un letterato, un poeta, un pianista tanto che arriva a diventare presidente della Società Musicale Russa ed è amico di Tsaikovskij, è un traduttore dal tedesco e dall’inglese al russo, è un drammaturgo e un attore teatrale ed è ovviamente interessato alle scienze. Insomma è un grande intellettuale russo di fine ‘800, è un grande intellettuale che è costretto a tenere a freno le sue pulsioni d’amore verso gli uomini di cui s’innamora.
E’ un marito devoto, è un famoso intellettuale, ma in alcuni periodi della sua vita durante le notte si trasforma. Fa le sue prime esperienze con altri uomini durante il periodo della guardia imperiale, mentre è arruolato, poi si reprime duramente, tenta in tutti i modi di amare soltanto la moglie e sappiamo con precisione anche per quanto tempo: dal 1893 al 1899 non ha nessuna esperienza con persone del suo sesso, ma poi, dopo la nascita del settimo figlio, si lascia finalmente andare e diventa uno dei clienti più famosi delle case di piacere per soli uomini di San Pietroburgo. Immaginate il rischio che poteva correre nell’essere riconosciuto e smascherato.
Scrive in una nota parlando di quello che definisce il suo “peccato principale”: “ordinai al mio cocchiere […] di andare, e continuai a piedi. Avevo intenzione di proseguire dritto […] ma prima ancora di raggiungere il ponte Pevčeskij, mi girai ed entrai. E così mi ero arreso ancora una volta, senza lottare poi molto contro le mie inclinazioni depravate”.
Konstantin tenta di resistere tante volte, anzi ha sempre quel senso di colpa nell’assecondare la sua natura, ma poi spesso non si riesce a reprimere e si sfoga, anche se quando è sulla via di casa naturalmente tornano i sensi di colpa.
Ha praticamente solo avventure fugaci, fino a quando, nel 1904, lui aveva già 46 anni, si innamora di un ragazzo più giovane di lui, Yatsko. Vi leggo il pezzo che scrive perché ci racconta direttamente i suoi sentimenti, un po’ la cifra delle sue difficoltà e delle sue rinunce.
«Mandai a chiamare Yatsko ed è arrivato questa mattina. Facilmente lo persuasi ad essere sincero. Per me era strano sentirlo descrivere la sua situazione famigliare: non era mai stato attratto da una donna, mentre si era infatuato di uomini molte volte. Non gli confessai che io conoscevo queste sue sensazioni per mia esperienza personale. Yatsko ed io parlammo a lungo. Prima di andarsene mi baciò il viso e le mani; non avrei dovuto permettergli di farlo, e avrei dovuto respingerlo, comunque fui in seguito punito da vaghi sentimenti di vergogna e rimorso. Mi raccontò che, fin dalla prima volta in cui ci eravamo incontrati, la sua anima si era riempita di frenetiche emozioni nei miei confronti, che avevano continuato a crescere. Come tutto ciò mi ricorda la mia gioventù.»
I due uomini si innamorano l’uno dell’altro e la loro storia va avanti per diverso tempo, fino a quando l’età e la contingenza non arrivano a farli lasciare. Quando scoppia la Prima Guerra Mondiale Konstantin è con la moglie in Germania, a Wildungen, e vengono trattenuti come prigionieri dalle autorità del Kaiser Guglielmo. Per fortuna il Kaiser si dimostra magnanimo nei confronti di quei suoi lontani parenti e li lascia uscire dalla Germania alla volta della Russia. Quando però Konstanin e Alessandra raggiungono Pietrogrado lui sta male, è provato dalla malattia e dalle circostanze. E’ il 1914, cinque dei figli maschi della coppia è impegnata in guerra e l’amato quartogenito, Oleg Konstantinovič, viene ucciso dai tedeschi. Poi è la volta di Bagration Muhransky, loro genero, che viene ucciso sul Caucaso. Konstanin è distrutto dalla malattia e dal dolore e muore nel Giugno del 1915, aveva 57 anni.
Evita quindi di assistere alla disfatta della famiglia Romanov e anche una probabile condanna a morte. Era uno dei fedelissimi dello Zar Nicola II, probabilmente se fosse rimasto in vita sarebbe finito nel tritacarne dei rivoluzionari, che nel 1917 ammazzano 3 dei suoi figli e obbligano alla fuga o alla morte un’infinità di suoi parenti. La moglie e due figli riescono a fuggire in Svezia e, una curiosità, Vera Konstantinovna Romanova, sua ultima figlia nata nel 1906, fu l’ultimo membro della famiglia Romanov nata durante la monarchia a testimoniare la Russia Imperiale fino agli anni ‘2000, dove a New York aveva ancora una pletora di persone che ogni giorno la visitava, come si trattasse di un pezzo di storia vivente. Ho detto l’ultimo membro ma in realtà sarebbe sua nipote l’ultima persona vivente ad esser nata durante la monarchia, Caterina Ivanovna di Russia, ma era nata nel 1915 e morì nel 2007, e quindi non ricordava nulla della rivoluzione.
La storia di Konstantin è una vicenda umana come ce ne sono state un’infinità nella storia, e come purtroppo ce ne sono ancor oggi ancora tante. Persone che per natura potrebbero amare ed essere ricambiati, vivere una vita felice, ma che per convenzioni sociali sono costrette ad essere represse, a vivere un’esistenza che non sentono propria, a fingere e a colpevolizzarsi per tutta la vita. Ricordiamo il fine intellettuale Konstantin Romanov, e facciamo in modo che, per quanto possibile, la sua rimanga una delle milioni di storie di repressione e difficoltà, e non sia il futuro di tanti che oggi rischiano di vivere la sua stessa, drammatica, esperienza.