L’omicidio “senza movente” di Gianni Versace

Il 1997 è ricordato come l’anno in cui cominciò il secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti di Bill Clinton, l’uscita al cinema di Titanic e La vita è bella, in cui in Italia si cantava “Bella” di Jovanotti, e anche l’anno in cui morirono Madre Teresa e Lady Diana Spencer. Quell’anno, però, ci fu un evento che sconvolse il mondo, ma che venne presto offuscato dall’incidente di Lady D. a Parigi. Si tratta della morte dello stilista Gianni Versace, tra l’altro amico proprio con la Principessa del Galles. Ma andiamo con ordine.

Gianni Versace – Immagine di pubblico dominio condivisa via Wikipedia

Gianni Versace nacque a Reggio Calabria alla fine del 1946 e si interessò subito alla moda, grazie all’influenza della madre che aveva una boutique di sartoria nel centro della città, boutique che avrà il marchio Versace per molti anni. Nel 1972, appena venticinquenne, Gianni si trasferì a Milano, lavorando come designer per Genny, Complice e Callaghan. Nel giro di tre anni riuscì a creare la prima collezione di abiti in pelle per Complice, mentre nel 1978 presentò la sua prima collezione a marchio Versace. Un passo dopo l’altro Gianni Versace divenne uno degli stilisti più rivoluzionari del mondo dell’alta moda, forse più di Coco Chanel con il suo tweed e i completi da smoking da donna di Yves Saint Laurent, paragonabile solo a Calvin Klein, il primo stilista che sdoganò i blue jeans in una sfilata.

Le origini calabresi di Versace lo aiutarono molto a imporsi nel mondo della moda. A differenza di altri stilisti già affermati, tutti di origini milanesi, o comunque del Nord Italia, Versace rappresentò una ventata di novità, con stampe colorate di chiara ispirazione greca e mediterranea, tipiche della sua Calabria, ben lontane dalle fantasie grigie e monotone che avevano caratterizzato l’alta moda fino a quel momento. Inoltre, lo stilista fu il primo in Italia a voler rendere l’alta moda accessibile al grande pubblico, abbassando i prezzi del prêt-à-porter, e stringendo una solida collaborazione, diventata poi una sincera amicizia, con il fotografo Richard Avedon, la prima collaborazione di questo tipo in quest’ambito, che contribuì a rendere le collezioni di Versace accessibili a tutti. Versace non si limitò però alle passerelle e alle riviste di moda: cominciò a disegnare i costumi per le produzioni del Teatro La Scala, sia per opere liriche sia per balletti, stringendo così le prime amicizie importanti al di fuori del mondo della moda.

Gianni Versace con la sorella Donatella – Immagine di pubblico dominio condivisa via Wikipedia

Gianni non nascose mai il proprio orientamento sessuale, e nel 1982 cominciò una relazione con Antonio D’Amico, per entrambi fu la relazione più importante della loro vita. Gli anni Ottanta furono decisamente il decennio d’oro di Gianni Versace: nel 1983 tenne una conferenza sul suo lavoro al Victoria and Albert Museum di Londra; nello stesso anno partecipò anche a un’esposizione al Padiglione d’Arte Contemporanea a Milano; nel 1986 ricevette il titolo di Commendatore della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga; lo stesso anno, il presidente francese Jacques Chirac gli conferì l’onorificenza “Grand Medaille de Vermeil de la Ville de Paris”. Gianni Versace, più dei suoi colleghi, intuì il potenziale di avere molte modelle di fama internazionale; anzi, fu lui il primo a modellare l’idea delle super top-model, con cachet da sogno. Linda Evangelista, Naomi Campbell, Cindy Crawford e Claudia Schiffer: questi sono solo alcuni dei nomi della rosa delle top model che hanno sfilato per lo stilista calabrese.

Versace era anche un amante della musica e affascinato dalle rockstar, e di nuovo ebbe l’intuizione di “sfruttare” l’immagine delle rockstar, soprattutto le più amate dalle nuove generazioni, per pubblicizzare il suo marchio. Già tra il 1980 e il 1983, Loretta Goggi fu la prima in Italia a indossare, sia in televisione sia in eventi pubblici lontani dal piccolo schermo, gli abiti di Gianni Versace. Lo stilista riuscì a convincere più di una volta anche Madonna ad essere la testimonial della sua casa di moda, oltre a collaborazioni con Sting e Jon Bon Jovi, e nel 1996 il famoso rapper Tupac Shakur sfilò per lui durante la settimana della moda a Milano. Fu grande amico anche di Elton John, con il quale si impegnò a fondo per la ricerca contro l’AIDS. Tra gli altri amici famosi spiccavano fra tutti Woody Allen e la principessa Diana. Il nome di Gianni Versace venne dunque associato, oltre alle passerelle di moda, anche al divertimento sfrenato, alle feste extra lusso e al sesso. Gli eventi si svolgevano nella villa anni Trenta che lo stilista acquistò con il compagno Antonio d’Amico a Miami, un palazzo che venne pagato circa dieci milioni di dollari, mentre la ristrutturazione ne costo trentatré.

Quando si trovavano a Miami di solito era un assistente ad uscire la mattina a prendere i giornali per la coppia. Eppure, il 15 luglio 1997, fu Gianni stesso a uscire per andare a comprare il giornale. Fece pochi scalini per rientrare nella villa, di ritorno dal News Cafe, quando venne colpito da due colpi di pistola, uno alla nuca e uno alla guancia. Venne immediatamente soccorso dal compagno Antonio d’Amico e da Lázaro Quintana, amico della coppia, e trasportato d’urgenza al Jackson Memorial Hospital, dove morì poche ore dopo.

Villa Versace a Miami – Immagine condivisa via Wikipedia, licenza CC BY-SA 3.0:

La polizia ebbe solo un indizio sul quale basare le indagini, tenendo presente quanto fosse amato lo stilista, ed era l’arma del delitto. I proiettili usati per uccidere Gianni Versace appartenevano a una pistola Taurus, la stessa già usata per altri omicidi commessi in precedenza. La polizia si mise così alla ricerca di Andrew Cunanan.

Andrew Cunanan nacque il 31 agosto 1969, da padre filippino-americano, Modesto “Pete” Cunanan, e madre italo-americana, Mary Anne Schillaci. Quando nacque il padre era arruolato nella US Navy in Vietnam, ma una volta rientrato a casa lavorò come agente di cambio. A scuola Andrew si fece notare per la sua loquacità e la sua spiccata intelligenza, ma anche per le bugie che raccontava su di lui e sulla sua famiglia. Capì il proprio orientamento sessuale proprio durante gli anni scolastici, intraprendendo diverse relazioni con uomini più grandi di lui. Nel 1987, dopo il diploma, si iscrisse alla facoltà di Storia Americana alla University of California di San Diego. Quando aveva diciannove anni il padre abbandonò la famiglia e gli Stati Uniti per rifugiarsi nelle Filippine, una fuga che gli evitò la condanna per appropriazione indebita. Andrew, abbagliato dalla prospettiva di una vita agiata nelle Filippine, abbandonò l’università e gli Stati Uniti per raggiungere il padre, ma, disilluso dallo stato di povertà estrema del genitore e dallo stile di vita misero in cui versava il genitore decise di tornare in California. Un giorno, poco dopo il suo rientro, la madre scoprì l’orientamento sessuale di Andrew, che nel frattempo aveva ricominciato ad avere relazioni con uomini facoltosi, e poteva dunque permettersi un tenore di vita abbastanza agiato. La donna, profondamente religiosa, decise di affrontare il figlio, il quale la spinse contro il muro e le slogò una spalla. Successivamente, studiando i suoi comportamenti, si scoprì che Andrew Cunanan soffriva di disturbo antisociale della personalità, associato alla mancanza di empatia, oltre alla psicopatia.

Con il tempo, trasformò le sue relazioni con gli uomini in un vero e proprio lavoro, diventando così un gigolò omosessuale. Entrando nel giro cominciò ad essere dipendente dalla droga, soprattutto oppiacei, cocaina e marijuana, facilmente reperibili con prescrizione medica. Cominciò a usare nomi falsi, come Andrew DeSilva e Drew Cunningham. Cunanan incontrò lo stilista Gianni Versace nel 1990, in occasione della prima del “Capriccio” di Richard Strauss, per il quale Versace disegnò i costumi, anche se la famiglia dello stilista negò sempre l’episodio.

Nel dicembre dello stesso anno, Andrew conobbe in un bar David Madson, un architetto di Minneapolis, con il quale ebbe una relazione seria, che non durò molto. Nella primavera dell’anno successivo, Madson decise di rompere con Cunanan, dopo che qualcuno gli rivelò qualcosa di “oscuro” su di lui. Cunanan invece si riferiva a Madson come “l’amore della mia vita”. Si gettò tra le braccia di Norman Blachford, benestante e più anziano di lui, che lo ospitò in casa e gli prestò molti soldi, ma tutto finì a settembre, compreso il saldo delle carte di credito di Blachford. Andrew poi strinse amicizia con Jeffrey “Jeff” Trail, un ex-Marine che confidò al suo ex compagno di stanza che Cunanan aveva ricominciato a spacciare droga, soprattutto metanfetamina, da cui era dipendente.

Nell’aprile 1997, cominciò ad abusare anche di antidolorifici e alcol. Lasciò San Diego, città in cui abitava, per raggiungere Jeff Trail a Minneapolis. Sappiamo che Trail aveva paura della visita di Andrew, rivelando a Michael Williams, il suo ex compagno di stanza, “Mi sono fatto molti nemici questa settimana… Devo andarmene da qui. Mi uccideranno”. Andrew Cunanan partecipò a una festa al California Cuisine di Hillcrest insieme a quattro amici, e per la prima volta non riuscì a pagare il conto perché aveva raggiunto il tetto massimo di spesa delle sue carte di credito, tanto da dover chiedere di alzare il limite per potersi permetterse il biglietto aereo per Minneapolis. Una volta arrivato, Cunanan alloggiò nell’appartamento di Madson, l’amore della sua vita, che a sua volta era amico di Jeff Trail.

Foto di Andrew Cunanan nell’archivio dell’FBI – Immagine del Federal Bureau of Investigation via Wikipedia

Il 26 aprile Trail era fuori città con il suo partner, Jon Hackett, e Cunanan si trasferì nel suo appartamento. Jeff confidò ad Hackett che lui e Cunanan dovevano discutere di questioni delicate. Tuttavia, quando il giorno dopo la coppia rientrò a casa, l’appartamento era vuoto.

Jeff Trail lasciò la propria abitazione attorno alle 21 e arrivò da Madson verso le 21:45, con la scusa di andare a recuperare la pistola rubata da Andrew. Appena Trail entrò nell’appartamento , Cunanan lo picchiò a morte con un martello, sotto gli occhi esterrefatti di Madson. Le ricerche per Trail cominciarono qualche giorno dopo, quando i colleghi si stupirono per la sua assenza dal lavoro. Il cadavere venne ritrovato in casa Trail, avvolto in un tappeto e nascosto dietro un divano. L’orologio al polso indicava le 21:55, ora che probabilmente indicava il momento del decesso.

Si cercò di capire che ruolo avesse Madson in tutto questo. Alcuni vicini testimoniarono di averli visti nei giorni immediatamente successivi all’omicidio Trail in ascensore o a portare il cane a passeggio. Dopo partirono con la jeep di Madson, come testimoniato da molti, e furono visti a Minneapolis mentre pranzavano in un bar. Gli investigatori ipotizzarono subito che Madson potesse essere il complice di Cunanan, ma la famiglia del ragazzo sostenne che fosse stato rapito e tenuto come ostaggio, tesi che venne confermata il 2 maggio, quando il cadavere di Madson venne ritrovato sulla riva del Rush Lake in Minnesota con ferite da arma da fuoco sia sul davanti sia sul retro della testa, provocati da una Taurus PT 100 semiautomatica, calibro 40, la pistola rubata a Trail.

La furia di Cunanan si spostò a Chicago, in Illinois, per abbattersi sul settantaduenne Lee Minglin, celebre agente immobiliare. La vittima ebbe mani e piedi legati e fu poi imbavagliato con del nastro adesivo. Venne poi trafitto non meno di venti volte dalla punta di un cacciavite, e la gola gli fu tagliata con un seghetto. La famiglia era convinta che fosse frutto di uno spiacevole caso, ma l’FBI, ricostruendo il profilo di Cunanan ritenne strano che si impegnasse tanto senza un movente. La prima cosa che venne notata dagli investigatori fu la sparizione dell’auto della vittima, una Lexus Ls verde del 1994, che aveva come optional un telefono cellulare e, grazie all’Ameritech Cellular, la compagnia telefonica, si riuscirono a ricostruire gli spostamenti dell’assassino, che il 9 maggio si fermò in New Jersey.

Qui si recò al Finn’s Point National Cemetary di Pennsville Township, dove uccise il guardiano William Reese, di quarantacinque anni. Quella sera l’uomo non tornò a casa e la moglie, insospettita, andò a cercarlo nel cimitero, dove trovò la porta dell’ufficio aperta e la radio accesa. Allarmata, chiamò la polizia, che lo trovò ucciso da un colpo alla testa sparato dalla stessa Taurus usata per Madson. Per la prima volta da quando si mise all’inseguimento dell’assassino, l’FBI si convinse del fatto che Reese venne ucciso per profitto e non per vendetta come nei casi precedenti, in quanto l’unica stranezza era l’assenza del pick up dell’uomo, mezzo usato da Cunanan per raggiungere la Florida.

Il 12 maggio prese una camera al Normandy Plaza Hotel, a Miami Beach, al costo di ventinove dollari a notte. Un mese dopo, l’FBI lo inserì nella lista dei fuggitivi più ricercati, nonostante per due mesi Cunanan si “nascose alla luce del sole”, interrompendo la scia di omicidi. Usò addirittura il suo nome per impegnare un oggetto rubato, senza però essere scoperto.

Il 15 luglio uccise Gianni Versace, l’omicidio che gli diede fama a livello mondiale

Vicino alla villa dello stilista venne ritrovato il pick up di Reese con i vestiti di Cunanan, ma dell’assassino non si ebbero notizie fino a quando il suo cadavere non venne ritrovato su un’imbarcazione privata a seguito di una segnalazione per un colpo di pistola.

Morirono così due uomini legati solo dalla morte. Da una parte un assassino che uccise spinto dalla follia, dall’altra parte uno degli stilisti più visionari e rivoluzionari del suo tempo. I funerali di Versace si svolsero a Milano, a cui parteciparono personaggi di ogni ambiente: lo stilista tedesco Karl Lagerfeld, il coreografo francese Maurice Bejart, il cantante inglese Elton John e Lady Diana Spencer, che morì poche settimane dopo. Di Gianni Versace restano lo spirito di innovazione e la creatività, che pochi altri sono riusciti a eguagliare, rendendo chi indossasse una sua creazione, spesso molto ardita, una vera celebrità.


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