L’iperattività dall’infanzia all’adolescenza: come riconoscerla ed affrontarla

Mai come in questo periodo storico sentiamo parlare di iperattività. Sembra che tutti i bambini del mondo siano iperattivi e sempre più frequentemente, questa definizione viene affiancata a quella di vivacità del bambino, al fatto che “non sta mai fermo un attimo” che “non ubbidisce, non ascolta” e ad altre frasi del genere, ma spesso si tratta solamente di bambini particolarmente vivaci che attraversano particolari fasi dello sviluppo, in altri casi, però, sono bambini che hanno delle reali difficoltà e che non riescono a rimanere fermi e a mantenere la concentrazione.

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Come fare per riconoscere il problema? Come distinguere le varie situazioni?

Iniziamo col dire che normali atteggiamenti di dinamismo sono comuni in età infantile, tuttavia  ci sono volte in cui diventano talmente considerevoli da prendere il sopravvento, interferendo con il funzionamento individuale, sociale e scolastico.

Non dobbiamo sottovalutare che quest’ultimo aspetto genera un notevole disagio non solo nel bambino ma anche nella famiglia.

I bambini diagnosticati come iperattivi presentano un livello di attività diversa da quella dei bambini semplicemente molto vivaci. La differenza principale sta nella capacità di attenzione e concentrazione. La maggior parte dei bambini veramente iperattivi sono affetti da turbe dell’attenzione. Ciò significa che la loro capacità di applicarsi ad un dato compito è minore rispetto a quella della maggior parte dei bambini della stessa età. La loro limitata capacità di prestare attenzione li porta ad essere particolarmente impulsivi ed incontrollati. Si tratta di bambini estremamente irrequieti che passano da un’occupazione all’altra e non riescono mai a concentrarsi abbastanza per divertirsi con un gioco o portare a termine un compito, per quanto semplice possa essere. A scuola gli insegnanti si lamentano del fatto che non solo non stanno mai fermi, ma spesso non portano a termine i vari esercizi, dimenticano il materiale necessario e soprattutto appaiono sempre distratti. Non è comunque questione di “cattiveria” o di mancanza di volontà. Questi bambini trovano veramente molto difficile esercitare un controllo consapevole sul proprio comportamento.

In questo caso i numeri possono aiutarci a comprendere le dimensioni della questione.

Circa 4 bambini su 100 presentano tali difficoltà. Alcuni di essi sono particolarmente a rischio nello sviluppare problemi di comportamento e disadattamento sociale durante l’adolescenza.

Questa condizione è inoltre più diffusa tra i maschi che tra le femmine (in un rapporto di tre a uno nella popolazione generale).

Si tratta di bambini che vengono descritti come irrequieti e poco interessati alle attività. Fanno molta fatica a concentrarsi e tendono ad agire senza pensare. Spesso perdono o rompono i loro giocattoli, hanno bisogno di continua attenzione da parte dei genitori, si trovano implicati in frequenti liti con i fratelli, dimenticano facilmente le regole e molte volte si sentono frustrati. Sono notevolmente disorganizzati, anche nell’alimentazione e nel sonno. Nonostante tutto si oppongono con vigore ai cambiamenti delle routine, che acquisiscono per loro una notevole importanza.

La gestione di un bambino iperattivo è difficile e complessa, ma non impossibile. Bisogna trovare un canale di comunicazione adeguato, legato alla scansione del tempo e alle abitudini consolidate.

Nonostante il più delle volte diventi visibile in età scolare, in alcuni casi è possibile rintracciare il disturbo anche prima: i bambini iperattivi che muovono i primi passi sono sempre in movimento, saltellano avanti ed indietro, si arrampicano sui mobili, corrono per la casa ed hanno difficoltà a concentrarsi durante attività di gruppo sedentarie. Quando al contrario il disturbo si protrae nell’adolescenza e nell’età adulta i pazienti avvertono sensazioni di irrequietezza e difficoltà a dedicarsi ad attività tranquille e sedentarie.

Al termine di questa riflessione troveremo una serie di consigli e suggerimenti per docenti e genitori che si accingono ad affrontare questa avventura.

Il Bambino Iperattivo a Scuola

Sono alunni difficili da gestire che faticano a prestare attenzione ai particolari e che fanno molti errori di disattenzione. Spesso, sembra che la loro mente sia altrove e che non siano in grado di ascoltare quello che si dice. Raramente riescono a portare a termine un compito, tanto più se lungo ed impegnativo, poiché lo avvertono come spiacevole e faticoso.

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I bambini affetti da iperattività, sembrano spesso sotto pressione o “in fermento”, difficilmente riescono a passare molto tempo seduti e sentono un forte e continuo bisogno di muoversi. Spesso perdono o rompono il materiale scolastico, i loro quaderni frequentemente appaiono disordinati e sgualciti. In classe non sono mai al loro posto. Anche in questo caso, si evince che l’attività di osservazione è doverosa a partire dalla scuola dell’infanzia e che prima iniziamo a prestare attenzione attraverso una puntuale anamnesi del gruppo classe/sezione meglio è.

Il rapporto con i coetanei

Il loro atteggiamento può apparire duplice: a volte possono apparire come compagni litigiosi ed attaccabrighe, mentre altre sono veri e propri clown, in grado di far sorridere e divertire. Questo modo di essere considerato, però, genera nel gruppo  – classe atteggiamenti che vanno dalla paura al venire trascinati. Il soggetto iperattivo, in ogni caso, ne esce a fatica, in quanto a volte è deriso altre evitato e, nonostante il suo comportamento da “leader”, può provare disappunto e tristezza, sentendosi inadeguato.

Iperattività: Cosa fare per affrontare e risolvere il disagio

Un errore da evitare assolutamente è quello di “sedare” il bambino o l’adolescente ricorrendo a qualche tranquillante, per quanto blando possa essere. E’ stato dimostrato che la somministrazione di tranquillanti peggiora la condizione del soggetto iperattivo, rendendo il suo comportamento ancora più incontrollato e disorganizzato.

Un principio importante da tener presente è  che questi bambini non hanno nessuna colpa, il loro comportamento non rispecchia alcun tipo di opposizione, né tanto meno hanno colpa i loro genitori che invece vengono spesso additati come incapaci di svolgere bene il proprio ruolo di educatori. Rispetto alle cause dell’iperattività è stato ormai dimostrato che esiste sia una predisposizione ereditaria, sia un anomalo funzionamento del sistema nervoso centrale.

Nella maggior parte dei casi, quando un bambino è iperattivo c’è qualcun altro in famiglia (ad esempio, uno dei genitori o uno zio) che da piccolo presentava caratteristiche simili anche se magari in modo meno accentuato. La causa dell’iperattività non è da ricercare nel modo in cui i genitori hanno educato il figlio, anche se va precisato che alcuni errori educativi possono peggiorare notevolmente la situazione. Tra i fattori aggravanti possiamo citare la mancanza di autocontrollo del genitore (con tendenza ad urlare o a percuotere il bambino), una scarsa coerenza e un clima familiare caratterizzato da tensioni, stress e mancanza di rispetto tra genitori.

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In questo senso è utile che genitori ed insegnanti si avvalgano di una consulenza psicologica sistematica per concordare le strategie ed i metodi educativi, tenendo comunque presente che per poter conseguire risultati concreti sono indispensabili costanza e sistematicità. Per quanto riguarda l’intervento sul bambino, le psicoterapia di impostazione psicodinamica risultano scarsamente utili, mentre sembra dare buoni risultati una terapia comportamentale attraverso cui il soggetto possa apprendere come lavorare sulle proprie emozioni e come mettere in pratica strategie di autocontrollo. Anche se, con questi interventi, i risultati non saranno immediati, con la continuità tra scuola e famiglia e con il perseverare di tecniche e strategie, si potrà raggiungere un maggiore benessere per il soggetto iperattivo e per coloro che vivono attorno a lui. Va sottolineato, infatti, che, la maggior parte di questi bambini, se aiutata tempestivamente, riesce ad avere una vita scolastica e sociale adeguata.

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Oltre all’intervento di uno psicologo specializzato nello sviluppo dell’eta evolutiva, è consigliato l’intervento sinergico con un pedagogista che possa collaborare sia con la famiglia sia con la scuola. Il pedagogista, infatti, riveste un ruolo fondamentale che potremmo definire da “mediatore”: tra l’ambito psicologico, quello familiare e scolastico, il pedagogista sostiene le prassi, indica le procedure, promuove strategie di intervento pratiche.

Indicazioni per i genitori e gli educatori

Cercate il più possibile di mantenere la calma. Un bambino iperattivo può far sentire impotente e frustrato anche il più disponibile dei genitori e degli educatori, ma di solito arrabbiarsi non fa che peggiorare la situazione.

Organizzate il più possibile la giornata con routine fisse. Tutti i bambini necessitano di stabilità, in questo caso ancora di più. Stabilite in anticipo l’orario per i compiti, la TV, il gioco e le varie attività. Il bambino iperattivo ha bisogno di situazioni ben strutturate. Non modificate la routine stabilita senza prima averne parlato con l’interessato.
Adottate due o tre regole ben precise per indicare quello che vi aspettate dal bambino in certe situazioni. Scrivete tali regole e stabilite in anticipo anche le conseguenze cui il bambino andrà incontro per ogni infrazione.

Date al bambino la possibilità di muoversi liberamente in un spazio sufficiente in diversi momenti della giornata. Anche a scuola è importante che possa staccare ogni tanto dalle lezioni: solitamente il soggetto iperattivo chiede di andare in bagno frequentemente. Lasciatelo fare. È importante comprendere che il bambino ha il bisogno di allontanarsi per “staccare la spina” e non perché vuole interferire nelle lezioni.

Limitate i rimproveri all’essenziale ed aumentate gli incoraggiamenti per i comportamenti desiderabili. Inoltre evitate di dire  che cosa non deve fare, piuttosto ditegli che cosa desiderate che faccia e spiegategli il perché. Potenziare l’autostima: i continui rifiuti e i fallimenti possono portare questi soggetti a perdere la fiducia in sé stessi. In terapia si lavora affinché i cattivi risultati a livello sociale, scolastico, familiare o sportivo non portino a sentimenti di inadeguatezza tanto importanti da diventare parte di sé e pregiudicare una buona autostima. L’intervento previene conseguenze negative come la depressione o l’ansia reattive.

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Quando fate qualche richiesta al bambino o gli date alcune istruzioni, siate molto chiari. Non date mai più di una o due istruzioni per volta. Chiedete al bambino di ripetere quello che gli avete spiegato prima che inizi a fare qualcosa.

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Limitate l’esposizione del bambino alla TV e ai videogiochi (anche senza eliminarli del tutto). Meglio il computer piuttosto che la Play Station o simili.

Fornite  esperienze positive di socializzazione in un ambiente in cui possa più facilmente essere accettato e interagire con altri bambini divertendosi.

Dove fosse possibile, è utile attivare dei percorsi di psicomotricità: il soggetto potrebbe, in un rapporto uno ad uno, imparare ad incanalare le proprie energie e, soprattutto, a riconoscere il proprio stato emotivo.

Un ultimo consiglio per il mondo scolastico: una volta appurata la presenza di un soggetto iperattivo diagnosticato, è necessario (se non indispensabile) attivarsi per avere una figura che possa aiutare il bambino e la classe, ovvero un insegnante dedicato al potenziamento o un educatore che sia in grado di affiancare gli insegnanti di riferimento.

Riferimenti bibliografici e consigli per approfondire:

Cornoldi C., Gardinale M., Masi A., Pettenò L. Impulsività e Autocontrollo, Trento, Erickson 1996

Chiarenza G.A, Bianchi E., Marzocchi G.M., Linee guida del trattamento cognitivo – comportamentale dei Disturbi da Deficit con Attenzione con Iperattività (ADHD), approvate dalla SINPIA, 2002

Conferenza Nazionale di Consenso. Indicazioni e strategie terapeutiche per i bambini e gli adolescenti con disturbo da deficit attentivo e iperattività, Cagliari 2003.


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