Durante questi mesi abbiamo parlato tanto del Metodo ACA e della ricerca linguistica che stiamo portando avanti.
Il Metodo sottolinea l’importanza dell’ascolto come osservazione sistematica e dell’attenzione verso l’altro ma non solo. Infatti, grazie all’applicazione del Metodo vengono raggiunte competenze attraverso esperienze e vissuti. Ecco cosa sta accadendo a Elena che, grazie alla sua famiglia, vive quotidianamente la bellezza della scoperta e della meraviglia.
Il tempo passa, la piccola Elena ha già superato la soglia dei due anni e arrivati a questo punto è doveroso fermarsi e riflettere su ciò che è stato fatto, i dati raccolti, i punti chiave emersi durante il progetto.
Innanzitutto, facciamo qualche passo indietro, perché abbiamo deciso di iniziare questo percorso di ricerca?
Come Federica ha riferito più volte, è nato tutto un pò per caso: la volontà di seguire la piccola nella crescita, aiutandola a scoprire il mondo esterno, a superare le difficoltà, il desiderio di tenerne traccia e quindi di fornire spunti utili a chiunque decida di mettersi in gioco.
A questo punto voi lettori potreste pensare che non ci sia nulla di “sensazionale”: dov’è la necessità di crearne una rubrica e addirittura una ricerca linguistica? Anche se ci sono delle tabelle di crescita utilizzate costantemente come termine di paragone, i fattori che intervengono durante il percorso sono innumerevoli, ed è proprio per questo che ogni bambino è unico e speciale.
Per poter comprendere meglio la situazione, è fondamentale ricordare che Elena è una bambina italo cinese (mamma italiana e papà cinese) che vive in Cina, esposta costantemente sia alla lingua cinese sia a quella italiana. I suoi genitori, fin dall’inizio, si sono preoccupati di come trasmettere al meglio le due culture e le relative lingue, andando a superare eventuali punti di criticità o al contrario, a sfruttare alcuni aspetti che l’ambiente circostante fornisce. Esso influisce in modo evidente sui nostri bambini, sia che ci si trovi nel proprio paese che in un paese straniero. Ricordiamo, infatti, che l’ambiente è un contesto fondamentale per la crescita di ciascun individuo e che, come fattore educativo, non può essere sottovalutato.
Il nostro compito non si limita a pubblicare articoli scritti a quattro mani dove aggiornare i lettori sul percorso fatto dalla bambina. Trattandosi di una ricerca scientifica, Federica si occupa di rilevare giornalmente i progressi, i regressi, eventuali ostacoli, punti di forza e di criticità, oltre ad aspetti che vale la pena approfondire. Il nostro lavoro è nato come ricerca linguistica, una raccolta di dati legati allo sviluppo del linguaggio sia in cinese che in italiano, abbiamo poi deciso di estenderla anche all’ambito motorio, ovvero motricità fine e non, all’aspetto grafico-pittorico – manipolativo e alla socialità. Questo ci permette di confrontarci con le linee guida forniteci da enti accreditati.
Le informazioni che si trovano in rete molto spesso sono discordanti e forvianti, perciò è necessario svolgere un lavoro di ricerca che sia il più preciso possibile, ma allo stesso tempo esaustivo, che possa fungere come punto di riferimento per genitori, educatori e tutti coloro che si affacciano per la prima volta al mondo della pedagogia e dell’educazione e non sanno “da che parte girarsi”, che non sanno come affrontare la realtà che ci circonda.
Un altro obiettivo che ci siamo prefissate è quello di sfatare i pregiudizi legati, in particolare, al bilinguismo nella fascia prescolare, approfondire quelle aree ancora poco conosciute e dare degli spunti, su come poter seguire meglio i propri figli a casa.
Un altro aspetto particolare della nostra ricerca è l’utilizzo del Metodo ACA, in che modo un metodo didattico basato sull’osservazione sistematica può contribuire a plasmare la personalità del bambino a 360 gradi? Prima di proporre ai nostri piccoli qualsiasi tipo di attività è necessario osservarli, individuare i loro punti di forza, le difficoltà, le attitudini. Osservare quindi non tanto come “guardare”, ma “mettersi in ascolto” dell’altro; se prestiamo attenzione, sono proprio i bambini a indicarci quello di cui hanno bisogno ad indicarci la strada da percorrere.
La stessa Federica, dopo essersi formata a metodo, ha abbracciato fin da subito i suoi principi mettendoli in pratica con la piccola Elena. L’averla seguita in questa direzione fin da quando aveva qualche mese, l’ha aiutata a porre delle basi. Sicuramente, ci sono dei tratti che derivano dal nostro patrimonio genetico, alcuni sono più evidenti, altri sono nascosti, ma con un lavoro accurato è possibile farli emergere.
Facciamo qualche esempio: l’utilizzo costante di flashcards, carte in bianco e nero e poi a colori, di oggetti legati alla vita quotidiana, permette alla bambina di creare associazioni mentali di una certa complessità. Vedere l’immagine di una racchetta e una pallina da tennis, andare poi in cucina a prendere una schiumarola e successivamente cercare tra i giochi una pallina, non è di certo una cosa che capita tutti i giorni (associazione mentale e azione pratica: osservo, capisco, ricerco gli oggetti che mi servono, trovo una soluzione e passo all’azione).
Il fermarsi a osservare insieme a lei qualsiasi cosa le si presentasse davanti, toccandola, e “studiandola” attraverso i cinque sensi, ha portato la bambina a farlo autonomamente. L’osservazione aiuta a stimolare la curiosità e ad avere una visione più completa della realtà.
Le attività di travaso e di manipolazione con farine e altri elementi naturali le hanno permesso sia di sviluppare notevolmente la motricità fine, ma anche di fare esperienze in cucina, come creare degli impasti, per esempio, versando gli ingredienti e impastando con le sue mani.
L’affiancare attività prettamente ludiche a mansioni di vita quotidiana rendono i bambini liberi di esplorare, sperimentare cose nuove e crescere dal punto di vista cognitivo, linguistico e motorio. Essendo degli aspetti collegati, se io propongo un’attività che preveda il movimento, questa coinvolgerà tutte le altre sfere, aspetto fondamentale per lo sviluppo completo e armonico della personalità.
I progressi fatti sono evidenti, i dati parlano chiaro. Per esempio dal punto di vista linguistico, Elena sembrava essere un po’ più indietro rispetto ai suoi coetanei, nell’arco di qualche mese però la situazione si è ribaltata, lasciando tutti a bocca aperta.
Se vogliamo trovare una parola chiave per definire e riassumere ciò che abbiamo scritto oggi, “ascolto” è proprio quella giusta.

Come ci insegna il Metodo ACA: “Ascolto come osservazione e base per la comunicazione educativa empatica” e quindi, ascoltiamo i nostri bambini e iniziamo insieme questo percorso di crescita.
L’aspetto positivo è che questo cammino è percorribile da tutti, ciascuno con le proprie attitudini, ognuno con le proprie caratteristiche e per tutti è possibile attuarlo nel proprio ambiente.
Le scoperte e novità non sono certo terminate, quindi a presto con un nuovo articolo della nostra rubrica!
A cura di Haidi Segrada e Federica Mascheroni