“ I bambini vivono nel gioco l’intero panorama della vita. Se c’è un modo particolarmente adatto ai bambini per guadagnare in conoscenza, questo è il gioco che essi spontaneamente inventano, ma che tuttavia ha bisogno di una insegnante attenta che lo sostenga e che lo nutra” (Barbara Biber dal “Bollettino dell’Associazione per l’educazione dell’infanzia” Washington D.C. 1967 pag. 6)
Nell’infanzia il gioco svolge una funzione estremamente importante perché serve a ricreare l’esperienza, chiarendola e rendendola più comprensibile a organizzare le percezioni, a mettere alla prova le capacità, a dominare i sentimenti, a conoscere se stessi individuando il proprio posto nel mondo. Il bambino in età prescolare attraversa la fase che Piaget definisce “pre-operativa” in cui la percezione sensoriale, la rappresentazione e l’azione hanno la massima importanza: in questa fase, Piaget definisce l’attività ludica fondamentale ai fini dello sviluppo cognitivo.
Anche Erikson definisce come “periodo critico per lo sviluppo del senso d’iniziativa” l’età prescolare. Il gioco favorisce ed incoraggia l’iniziativa. Vediamo come.
Comportamento Ludico e Fiducia
La capacità di giocare liberamente implica il possesso del senso di fiducia e confidenza. Erikson afferma che la formazione del senso di fiducia è la prima fondamentale conquista nello sviluppo di una sana personalità. Le sue basi si formano nelle prime esperienze del bambino e dipendono dall’atteggiamento affettuoso e comprensivo della persona che si prende cura di lui. Nella scuola dell’infanzia, ad esempio, giocando insieme, gli alunni continuano ad aver bisogno di una persona responsabile, prontamente disponibile che provvede a preparare un ambiente favorevole all’ampliamento e arricchimento del gioco, nel guidare l’attività con certe tecniche quando ne ravvisa la necessità.
Gli oggetti transitivi
Nei primi anni di vita, molti bambini mostrano di attaccarsi fortemente a un certo oggetto. Questo oggetto ha la funzione di conforto e di difesa contro l’ansia, rappresenta la primitiva sicurezza del contatto con la madre. L’oggetto assume così una funzione simbolica di sostituto della madre, quando la madre è assente o nei momenti di tensione. Questi oggetti sono definiti “ transitivi” perché hanno la proprietà di porsi fra il mondo intimo dei sentimenti e della fantasia del bambino ed il mondo esterno. Nei nidi e nelle scuole dell’infanzia avviene spesso di vedere la funzione simbolica di questi oggetti portati da casa (la cosiddetta “copertina di Linus”), che aiutano i bambini ad adattarsi più facilmente alla nuova situazione di gruppo. L’educatrice deve tener conto delle particolari qualità di cui questi oggetti sono dotati e permetterne l’uso.
Gioco e Apprendimento
Il bambino gioca per esplorare, scoprire e imparare. Prima di imparare ad usare i materiali per trarne il maggior vantaggio al fine della soluzione dei problemi, i bambini ci giocano a lungo a modo loro, li dispongono in modi diversi, li esplorano per scoprire quali sono le possibilità che offrono. L’uso della lingua accompagna il gioco e il possesso della lingua è essenziale per l’apprendimento. Basta semplicemente ascoltare un gruppetto di bambini che giocano al “gioco della casa” per comprendere il valore dell’esercizio linguistico che essi fanno. Questo dimostra che il gioco in comune è infinitamente più utile, ai fini dell’apprendimento delle strutture della lingua, di qualsiasi esercizio diretto e controllato dall’adulto.
Nel gioco infantile, il “far finta di” contribuisce al processo di apprendimento e costituisce l’essenza dell’apprendimento simbolico. E’ la capacità di cui si avvalgono i bambini nel porre in atto tutte le variazioni del gioco drammatico: fare i pompieri, fare il medico, fare il negoziante, fare il compratore, ecc.
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Gioco e Contatti Sociali
Il gioco fa diventare amici. Nel gioco drammatico i bambini ricreano e rappresentano ruoli diversi, arrivando a capire più chiaramente i loro comuni problemi riguardo alla vita familiare.
Nel riprodurre a loro modo le situazioni ambientali gli alunni ricreano e chiariscono a se stessi il mondo nel quale stanno crescendo. Le scene di gioco si basano generalmente sulla situazione familiare e i temi più comuni sono costituiti fra madre, padre e figli.
Giocare con gli amici significa per un bambino prendere coscienza dei sentimenti altrui, capire meglio il compagno quando questo si mostre triste o allegro, spaventato o frustrato, quando ha desiderio di possedere qualcosa o di essere il primo. Il bambino capisce che anche gli altri hanno gli stessi suoi sentimenti.
Gioco e Dominio dei sentimenti
I bambini usano il gioco per ridurre e padroneggiare le proprie ansie e le proprie paure, per esempio la paura di essere abbandonati, di rimanere soli e indifesi, la paura dei propri impulsi violenti. Spesso i bambini tendono ad assumere il ruolo di chi punisce, controlla, ordina. Questo rovesciamento di ruoli li aiuta a dominare i propri sentimenti in tali situazioni ed accrescere la confidenza in se stessi. Alcuni bambini affrontano il problema del loro “sentirsi piccoli”, preferendo l’uso di armi giocattolo, va accettato il fatto che queste forme di gioco possono realmente soddisfare un’intima esigenza del bambino.
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Spesso i bambini traggono vantaggio dal fingere nel gioco situazioni che hanno determinato in essi sentimenti di paura. Che i bambini abbiano la possibilità di scaricare mediante il gioco la loro paura e la loro rabbia, riducendole a sopportabili proporzioni, è estremamente importante. “Negli anni della pre-scuola, il gioco è per il bambino il principale mezzo con cui egli risolve i problemi emotivi del suo sviluppo”. (D.W. Winnicott).
Gioco ed integrazione della personalità
I sentimenti e le emozioni dei bambini piccoli sono generalmente molto forti, si tratta non solo di paura, ma anche di rabbia molto intensa. Per dominare sentimenti ed emozioni essi necessitano dell’aiuto degli adulti, ma anche il gioco può essere un mezzo assai efficace per ridurli a proporzioni sopportabili. Il bambino nel gioco assume il ruolo del leone che ruggisce, del soldato che fa la guerra, del pompiere che combatte il fuoco, ed esprimendo i sentimenti aggressivi in forma drammatica li tiene sotto controllo e li domina.
Televisione e gioco
Per il bambino stare davanti alla TV vuol dire limitare il tempo del gioco che è il suo mezzo naturale di apprendimento. Il gioco è un processo attivo che richiama tutte le capacità e l’immaginazione dell’individuo, mentre guardare la televisione è un processo passivo che riduce la capacità infantile di dare inizio da sé ad un’attività.
La TV è un mezzo di comunicazione di massa che non si adatta alle esigenze individuali dei bambini nella loro maturazione per qualsiasi tipo di esperienza. I bambini piccoli, davanti alla televisione vengono sconcertati e confusi dalla velocità, dal rumore e dalla continua variazione di stimoli, mancano della maturazione necessaria per poter interpretare rapide e mutevoli sequenze di eventi. Scene di violenza passano molto spesso sul teleschermo ed i bambini non essendo sufficientemente maturi, non avendo ancora raggiunto il controllo interno, non fanno ancora una sicura differenza tra il comportamento accettabile e quello non accettabile. Parecchia della violenza giovanile che oggi predomina per cui gli adolescenti sembrano incapaci di distinguere tra comportamento accettabile e comportamento inaccettabile, può essere dovuta alla loro esposizione alla TV soprattutto da quando erano molto piccoli, ma non solo, non dimentichiamo che non c’è solo la televisione. Nell’ultimo decennio la crescita esponenziale di bambini esposti ai videogiochi e ai cosiddetti “nuovi elettrodomestici” come computer e tablet è stato incredibile. Dedicheremo un approfondimento solo a questo argomento ma desidero anticipare che l’argomento non è semplice e che occorre delineare molto bene la questione ripensando alla società attuale.
Osservazione del comportamento ludico
L’educatrice che osserva attentamente i bambini durante le attività ludiche può meglio capire di quali materiali e di quali esperienze essi abbiano bisogno e provvedere di conseguenza.
Alcuni bambini, in particolare quelli che non hanno ancora acquistato una sufficiente confidenza per partecipare a giochi liberi, hanno più bisogno di altri di vivere situazioni strutturate. Un certo ordine può essere da essi preferito perché più somigliante alla ordinata routine della propria famiglia.
Il gioco richiede senso d’indipendenza, immaginazione e fantasia. Queste qualità non vengono alimentate dall’esercizio imposto dall’adulto, il bambino può esercitarle in un ambiente che presenti ricche possibilità di gioco. La personalità infantile si sviluppa nel gioco come quella adulta si sviluppa nelle esperienze di vita. Il gioco è la via più efficace per la crescita e, nella scuola dell’infanzia, va concessa ad esso pienezza di tempo e di spazio.
Infine desideriamo ricordare che l’osservazione è uno degli strumenti pedagogici e didattici più importanti. Il Metodo ACA di cui abbiamo parlato qualche articolo fa e che vi invito a leggere, se ancora non lo avete fatto, si basa proprio sull’osservazione come strumento privilegiato in ambito educativo, pedagogico e didattico, non possiamo iniziare nulla se non impariamo a conoscere chi abbiamo davanti ed apprendiamo a relazionarci con il prossimo. Un educatore deve principalmente avere l’umiltà di farsi da parte e conoscere il proprio interlocutore/discente prima di proporre un cammino educativo e/o un piano didattico. Questo vale per tutte le età, sia che ci riferiamo a bambini piccoli, fanciulli, ragazzi o adulti… L’apprendimento è permanente e costante nella nostra vita… E questa è davvero una buona notizia!