Che volto avevano le streghe condannate al rogo nei secoli scorsi? Difficile dirlo, visto che le molte donne (e pochi uomini) accusate di stregoneria tra il 15° e il 18° secolo subirono quasi tutte la stessa sorte: essere bruciati vivi e i resti spesso dispersi in sepolture come pozzi o scarpate. Doveva essere ridotta in cenere anche Lilias Adie, una donna scozzese sulla sessantina, accusata di stregoneria da un suo vicino di casa perché capace di guarire gli ammalati in modo “misterioso”.
La donna, che viveva nel villaggio di Torryburn, nel 1704 fu accusata di stregoneria, imprigionata, interrogata e torturata, tanto che alla fine l’anziana signora ammise le proprie colpe:
Era una strega, e per di più aveva avuto rapporti con il diavolo
Fece anche i nomi di altre donne che avevano partecipato a una sacrilega danza pagana, ma tanto erano già state tutte giustiziate per stregoneria. Prima che la giustizia degli uomini potesse fare il suo corso, ovvero allestire un bel falò per bruciare la pericolosa amante del diavolo, la povera Lilias morì in carcere, e le modalità con cui fu sepolta suggeriscono che si trattò di suicidio.
Fotografia via Wikipedia:
La donna fu sepolta come meritava non una strega ma una persona suicida: in un terreno non consacrato vicino al mare, “nel fango tra l’alta e la bassa marea”, con una pesante lastra di pietra che ne copriva la tomba. Perché i defunti pericolosi come i suicidi (o le persone giustiziate) facevano paura:
Potevano tornare dall’aldilà per tormentare i vivi, “zombie” posseduti dal diavolo
E Lilias Adie era molto pericolosa: una strega morta suicida!
Poi, nel 19° secolo, molte di queste superstizioni finirono finalmente dimenticate, e la tomba di Lilias Adie fu profanata, per prelevare dei souvenir da vendere agli antiquari. Il cranio della donna finì al Museo dell’Università di St. Andrews, dove fu fotografato e poi misteriosamente perduto.
How to resurrect a 300 year-old witch 💀 #HappyHalloween 🎃 from the University of Dundeehttps://t.co/dPSe4ld8JB pic.twitter.com/rSle6NXu66
— University of Dundee (@dundeeuni) October 31, 2017
Le immagini furono fortunatamente archiviate presso la National Library of Scotland, e grazie a queste fotografie è stato possibile effettuare, di recente, una ricostruzione digitale del volto di Lilias Adie, che ha (ovviamente) le sembianze di una fragile nonnina, anziché quelle di una strega malvagia.
La ricostruzione, basata sulle immagini, non ha certamente la precisione che avrebbe potuto avere se fosse stata fatta sul cranio. Gli esperti si sono basati su come presumibilmente potesse apparire il volto di una donna scozzese dell’epoca, e probabilmente quello di Lilias sarà l’unico viso di una strega che sarà mai possibile ricostruire, visto che quasi tutte le altre furono bruciate.
La fotografia originale conservata alla National Library of Scotland:
Il dottor Christopher Rynn, della Dundee University, che ha effettuato la ricostruzione in 3D, ha dichiarato: “Non c’era nulla nella storia di Lilias che mi suggeriva che al giorno d’oggi sarebbe stata considerata niente altro che una vittima di circostanze orribili, quindi non vedevo alcun motivo per dare alla faccia un’espressione spiacevole o cattiva, e ha finito per avere un viso piuttosto gentile, in modo del tutto naturale.”
Si presume che tra il 15° e il 18° secolo circa 60.000 persone (quasi tutte donne), in Europa e nelle colonie, furono accusate di stregoneria, quindi arse sul rogo o comunque giustiziate. L’ultima strega fu imprigionata in Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale e fu, fatalmente, una donna scozzese.