Il leggendario artista Salvador Dalí andava dicendo, dall’età di 6 anni, che da grande sarebbe voluto diventare uno chef. 63 anni più tardi uscì il suo libro/ricettario con i consigli per preparare delle cene sontuose e al contempo spettacolari. Pubblicato nel 1973, “Les Dîners de Gala” è un libro con illustrazioni del maestro spagnolo, che furono realizzate a partire dalle cene sontuose che la coppia organizzò durante la propria vita, con party a tema e in maschera, dove la maggior parte degli ospiti erano travestiti e una serie di animali selvaggi si aggiravano liberi per la casa.
La nuova edizione di Taschen riprende quella del 1973 con le 136 ricette del maestro suddivise in 12 capitoli, organizzate in modo da risultare ordinate cronologicamente per le varie portate (sino a 12 appunto). Le ricette comprendono diversi commenti e suggerimenti dell’artista stesso, che spiega la propria visione del cibo e della filosofia dietro l’organizzazione di una cena galante.
Alcune delle ricette comprendono le “uova millenarie“, le “cotolette di vitello ripiene di lumache“, il “paté di rana” o “caramelle alle pigne“, e naturalmente sono illustrate con le opere di Dalí che sono spiazzanti, a volte macabre, ma tutte inequivocabilmente bellissime.
La prefazione del maestro, scritta forse da lui o forse da altri, è un monito per la lettura del libro: “Vorremmo affermare chiaramente che, a partire dalle prime ricette, Les Dîners de Gala, con i suoi precetti e le sue illustrazioni, è dedicato ai piaceri del gusto. Non si devono ricercare ricette dietetiche. Qui abbiamo intenzione di ignorare quei grafici e tabelle in cui la chimica prende il posto della gastronomia. Se sei discepolo di uno di quei contatori di calorie che rivoltano la gioia di mangiare e la rendono una forma di punizione, chiudi questo libro. Esso è troppo vivace, troppo aggressivo e troppo impertinente per te“.
Les Dîners de Gala dimostra, se ce ne fosse stato bisogno, quanto Dalí fosse un eccezionale artista poliedrico, mai limitato ai confini della tela. La sua creatività non conosceva fine, passando con estrema facilità dalla pittura alla scultura per spingersi, in estremo, addirittura in cucina.