Un cappio al collo, mani legate dietro la schiena, una divisa nera troppo grande e un freddo pungente che penetra nelle ossa, ma il clima non c’entra nulla, malgrado sia un giorno di febbraio: è il gelo impietoso della morte, che se ne sta lì ad attendere che tutto si concluda. “Lunga vita al Partito Comunista e ai partigiani! Combattete gente, per la vostra libertà! Non arrendetevi ai malfattori! Sarò uccisa, ma c’è chi mi vendicherà!”. Queste furono le ultime parole di Lepa Radic, prima che la morte la ghermisse sul patibolo.
Lepa Radic – Febbraio 1943
Immagine di pubblico dominio
Lepa Sventozara Radic nasce il 19 dicembre del 1925, a Gasnica, un villaggio nei pressi di Bosanka Gradiska; crescendo diventa una ragazza come tante, ma con ideali politici che si radicano in lei in modo fortissimo fin dalla prima adolescenza. Va alle scuole elementari a Bistrica, poi frequenta la Scuola d’artigianato femminile a Bosanka Krupa, e completa gli studi nella scuola di Bosanska Gradiška.
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Lepa è studiosa, laboriosa, metodica, e si distingue dagli altri per la sua serietà. Una mente brillante che si dedica non solo alle materie manuali ma dimostra interesse anche per la letteratura. A radicare in lei un forte senso patriottico e l’amore per ideali di giustizia sociale è suo zio Vladeta Radic, attivo nel movimento operaio. Leda è affascinata e diventa membro della Lega della Gioventù Comunista di Jugoslavia (SKOJ) e si unisce in seguito al Partito Comunista di Jugoslavia, a soli 15 anni.
Il 10 aprile del 1941 – siamo in piena seconda guerra mondiale – la Jugoslavia viene invasa e le potenze dell’Asse instaurano lo Stato Indipendente di Croazia (non è altro che uno stato fantoccio), che estende la sua dominazione in una vasta area, compresa Bosanska Gradiška, dove studia Lepa. In Europa i venti di guerra sono sempre più forti, e nel novembre del 1941 Lepa e altri membri della sua famiglia vengono arrestati dagli Ustascia, nazi-fascisti di un’organizzazione croata che mal tollera i sovversivi. Ma grazie ad alcuni partigiani, Lepa e sua sorella trovano la libertà scappando dal carcere nel dicembre di quello stesso anno, quasi un regalo, visto che è l’antivigilia di Natale.
Quell’esperienza segna nel profondo Lepa e le fa prendere una decisione che forse era già latente in lei: diventa partigiana nell’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia.
Si arruola nella 7° compagnia, 2° Distacco Krajiski e nel febbraio del 1943 si accolla la responsabilità del trasporto dei feriti nella battaglia di Neretva, presso un rifugio a Gremch.
Lepa poi si impegna con tutte le sue forze, ma durante un combattimento contro la 7.SS-Freiwilligen-Gebirgs-Division “Prinz Eugen” viene fatta prigioniera e trasferita subito a Bosanska Frupa, dove viene torturata per diversi giorni, prima che i nazisti prendano la decisione di condannarla a morte per impiccagione.
Lepa subisce le torture ma non parla, resiste fino alla fine con testarda fierezza e coraggio.
Lepa Radic sul patibolo – febbraio 1943
Immagine di pubblico dominio
Prima che la sentenza di morte venga eseguita, alcuni ufficiali tedeschi propongono di risparmiale la vita in cambio dei nomi dei membri del Partito Comunista del suo gruppo. Lepa rifiuta e risponde a tono: “Non sono una traditrice del mio popolo. Coloro di cui mi chiedete, si riveleranno quando riusciranno a spazzare via tutti voi malfattori, fino all’ultimo uomo”.
È il febbraio del 1943, Lepa Radic viene posta su una cassa di legno che funge da patibolo e le mettono un cappio al collo; ha le mani legate dietro la schiena e una divisa nera troppo grande per lei, così giovane, mentre un freddo pungente le penetra nelle ossa: non è il freddo tipico di quelle parti, è il gelo impietoso della morte che se ne sta lì ad attendere che tutto si concluda.
Le sue ultime parole sono il grido di coraggio di una ragazza che vuole la sua terra libera. La cassa di legno viene tolta. La morte è lì che la attende. Ha solo 17 anni. Il coraggio e la lealtà di Lepa Radic non sono stati dimenticati e un busto a lei dedicato è presente nel parco commemorativo di Bistrica.
Busto di Lepa Radić nel parco commemorativo di Bistrica
Immagine di Petar Milošević via Wikipedia – licenza CC BY-SA 4.0