Le Torture ed Esecuzioni di Vlad III l’Impalatore “Dracula” fra Storia e Leggenda

Vlad III fu il principe di Valacchia tra il 1448 e il 1477, ed è noto con numerosi nomi ed appellativi, dei quali il più famoso è il più breve: Dracula. Nato a Sighisoara, fu il secondogenito di Vlad II Dracul, della Casa dei Drăculești, da cui prende origine il patronimico Dracula. Vlad fu noto anche come Țepeș (impalatore in romeno), per l’abitudine di giustiziare i nemici secondo la tremenda pratica dell’impalamento.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Nel moderno romeno “drac” ha assunto il significato di “diavolo”, ma sia impalatore sia diavolo non furono nomi con cui venne chiamato Vlad in vita, gli vennero assegnati molti decenni dopo la morte.

La premessa sulla genesi del nome è fondamentale per comprendere quanto questo antico sovrano Romeno abbia alimentato la fantasia e l’analisi storica nei secoli a seguire. Vlad III fu in guerra per quasi tutta la vita contro i Turchi, e si rivelò non solo un governante astuto, ma anche un capo militare di incomparabile talento.

Probabilmente senza Dracula l’Impero Ottomano sarebbe riuscito a conquistare maggiori territori, penetrando più in profondità in Europa. Le sue azioni di guerra e guerriglia, nel corso degli anni, furono contestualizzate anche all’interno della crociata del 1460 organizzata da Papa Pio II, e le sue vittorie contro Maometto II vennero festeggiate dalla Romania all’Italia.

Vlad III fece ampio uso di spettacolarità e tortura nel corso degli anni in cui fu Voivoda di Valacchia. E’ bene specificare che egli non fu certamente un caso isolato, e che la tortura, l’esecuzione sommaria e la morte erano una costante in quel periodo storico, sia da parte dei cristiani sia da quella dei musulmani. L’impero Ottomano faceva larghissimo uso dell’impalamento, e la morte che i turchi destinavano ai nemici era sempre atroce. Dracula stesso, non a caso, fu ostaggio di guerra alla corte ottomana dal 1444 al 1447, consegnato dal padre come garanzia di rispetto degli accordi di un trattato stipulato fra lui e il sultano Murad II.

Le battaglie

Vlad III si trovò a governare un territorio devastato da continue guerre, dove la criminalità era dilagante. I boiardi, nobili vassalli della Valacchia, erano i primi a essere facinorosi e inquieti, e Dracula decise di applicare alla lettera i principi della giustizia draconiana. Il primo episodio di sangue attribuito a Vlad III fu la Pasqua di sangue a Târgoviște, il 25 marzo del 1459. Durante quel giorno, 200 boiardi furono impalati, decapitati o ridotti in schiavitù, rei di aver tradito o minacciato il potere del Voivoda. L’episodio è famoso sia perché fu il primo caso nella storia Europea di violenza aperta contro un gruppo di persone considerate “nobili”, sia perché fornì al principe la manodopera necessaria a rifare interamente la fortezza di Poenari, il castello che divenne la sua stabile residenza.

Due anni più tardi Maometto II, sultano dell’Impero Ottomano, inviò alcuni messaggeri a corte di Vlad III per esigere l’annuale tributo in denaro dovuto dalla Valacchia. Vlad uccise i messaggeri con la scusa che non si erano tolti il turbante in sua presenza. Prima fece inchiodare i copricapi al cranio delle vittime poi li fece decapitare.

Per rispondere all’offesa il sultano inviò come ambasciatore Hamza Pasha, governatore di Nicopoli, in Valacchia, per tentare di esigere il tributo o, in extremis, far uccidere Dracula. Pasha e i suoi 1000 cavalieri vennero trucidati e torturati, e al governatore venne riservata la punizione più severa:

Venne impalato sul legno più alto, in modo da mostrarne il grado più elevato

Vlad compì anche diverse incursioni nel territorio Ottomano, grazie alla profonda conoscenza della lingua e delle usanze turche. La prima fu del 1462, quando raggiunse ed oltrepassò il confine del Danubio, devastando vasti territori fra la Serbia e il Mar Nero. Egli scrisse all’alleato ungherese Mattia Corvino: “Ho ucciso contadini, donne, vecchi e giovani….Abbiamo ucciso 23.884 turchi, non contando quelli bruciati vivi nelle loro case o quelli cui fu tagliata la testa dai nostri ufficiali…“.

Maometto II rispose all’affronto con un’offensiva militare su larga scala, attaccando la Valacchia con 150.000 uomini. Vlad III fu in questo caso micidiale: una volta sbarcati gli ottomani fece trovare terra bruciata, impedendo loro di rifornirsi e mangiare. Nei pressi di Târgoviște, fra il 16 e il 17 giugno del 1462, sferrò un attacco notturno all’esercito ottomano e durante il quale riuscì a trucidare circa 15.000 nemici presi alla sprovvista, nonostante non riuscì nell’intento primario che era quello dell’uccisione del sultano.

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Il turco oltrepassò il Danubio, fece qualche sporadica incursione e tornò in fretta e furia ad Adrianopoli, festeggiando una vittoria che, storicamente, fu solo un miraggio ottomano. Gli storici contemporanei affermarono che:

Maometto II tornò in patria perché terrorizzato dalle terribili atrocità di Vlad III

Vlad fu poi spodestato dal fratello, Radu, finanziato da Maometto II, e riparò in Ungheria, dove venne tenuto prigioniero dal 1462 al 1474. Alla morte del fratello, nel 1475, tentò di riappropriarsi del trono della Valacchia ma morì poco dopo, alla fine del 1476 o all’inizio del 1477, durante la battaglia per il possesso della Valacchia contro un suo cugino alla lontana, Basarab Laiotă, supportato dagli Ottomani di Maometto II. Il luogo della sua sepoltura, tradizionalmente indicato nel monastero di Snagov, è in realtà completamente sconosciuto.

Le Torture

Durante gli anni in cui governò la Valacchia e combatté i turchi, Vlad III escogitò differenti metodi di tortura, funzionali a spaventare i propri nemici, primi fra tutti gli ottomani ma anche i Boiardi, nobili della regione, o i mercanti. L’impalamento, pratica che gli fece affibbiare il famoso soprannome, poteva essere di due tipi:

  • Con un palo acuminato, conficcato nell’addome
  • Con un palo in legno oliato, infilato nel retto del condannato, che veniva fatto morire nei giorni successivi per effetto del peso del corpo sul palo, che progrediva lentamente all’interno del corpo.

Entrambi i metodi implicavano che la vittima venisse issata a diversi metri di altezza, in modo da poter esser vista e udita dal popolo.

Vlad III rispettava anche un severo codice di esecuzione, che lo portò a definire la forma di impalamento più congrua in funzione del lignaggio del condannato.

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  • I ricchi potevano avere il proprio palo dipinto color argento
  • Ai mercanti spettava l’agonia più lenta, con alcune tacche incise sui pali che ne rallentavano ancor di più la morte
  • A Sibiu vennero impalate 10.000 persone contemporaneamente, non prima di esser state interamente cosparse con del miele per attrarre ogni genere di insetto
  • Le adultere venivano impalate di fronte alla porta di casa

Vlad III poi non mancava di rispetto alle proprie vittime, e ne assisteva ogni fase dell’agonia. Era infatti solito mangiare, con alcuni membri della corte, fra i condannati agonizzanti sui pali.

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L’impalamento non fu l’unica forma di punizione adottata da Dracula. Secondo la leggenda, il 24 Agosto del 1459 invitò a pranzo alcuni mercanti nella città di Brașov, facendoli banchettare con il miglior cibo. Finite le pietanze, fece sventrare un primo mercante, mentre al secondo venne ordinato di mangiare le pietanze direttamente dalle budella del primo. Il secondo venne poi ammazzato e sventrato e si passò al terzo e così via sino all’ultimo, che fu bollito vivo e la cui carne venne data in pasto ai cani.

Le Leggende

Molto prima di Bram Stoker, che è bene ricordare non visitò mai la Romania (da qui forse il malinteso sul castello di Bran/Poenari), la letteratura Tedesca e Russa aveva già creato il mito del principe “crudele e tiranno” Vlad III Dracula. Da queste produzioni letterarie, il più delle volte prive di qualsiasi fondamento storico, derivano le attribuzioni di cannibalismo ed ematofagia attribuite a Vlad.

Nonostante sia difficile discernere fra quella che è realtà e leggenda, alcune storie popolari esemplificano la percezione del personaggio, sia in patria sia all’estero:

  • Un mercante sassone denunciò a Vlad il furto di 160 ducati in oro. Il voivoda minacciò la popolazione che, se non avesse consegnato il ladro, li avrebbe fatti impalare tutti. Entro brevissimo venne consegnato il criminale, che finì naturalmente impalato. Al mercante sassone vennero però consegnati 161 ducati in oro. Il giorno seguente, l’uomo riportò a Vlad il ducato in più, e questi gli disse che, se non lo avesse riportato, lo avrebbe fatto impalare insieme al ladro.
  • Vlad fece mettere una coppa in oro massiccio nella città di Târgoviște. La coppa restò al centro della piazza per oltre un mese, a causa del terrore dei ladri per l’eventuale punizione.

Vlad III finì i suoi giorni in battaglia. Ebbe una vita avventurosa e perennemente in guerra, come era normale per un principe di quel periodo, ma è durante la morte che ha conosciuto una fama imperitura, dando origine, con il suo nome, al più famoso vampiro della letteratura mondiale.

 

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