Le Suffrajiutsu: suffragette che si difendevano con le arti marziali dalla Polizia

Glasgow, 9 marzo 1914: la leader dell’Unione Politica e Sociale delle Donne (WSPU), ovvero delle suffragette, è attesa per un discorso al St.Andrews’s Hall. Ci sono centinaia di donne che aspettano di ascoltare Emmeline Pankhurst, e altrettanti poliziotti che invece l’aspettano per arrestarla, grazie al Cat and Mouse Act.

Emmeline Pankhurst

L’Atto sui Prigionieri (approvato nel 1913), che prevedeva una “temporanea dimissione per cattiva salute”, fu istituito quando l’opinione pubblica iniziò a protestare per la pratica dell’alimentazione forzata, imposta a tutte le suffragette che facevano lo sciopero della fame durante la detenzione.

Alimentazione forzata di una suffragetta

Con il nuovo Atto, chiamato “Il Gatto e il Topo”, le donne rilasciate perché troppo deboli, sarebbero state riportate in prigione una volta tornate in uno stato di salute accettabile.

Manifesto del WSPU – 1914

In quel giorno di marzo quindi, i poliziotti aspettano Pankhurst, ma lei entra nell’edificio comprando un biglietto come una normale spettatrice. Mescolate tra la folla ci sono le sue trenta “Amazzoni”: è così che la stampa ha soprannominato il gruppo delle “Bodyguard”, addetto alla sicurezza della leader, e non solo.

La suffragetta che conosceva il jiu-jitsu – L’arresto – 1910

Lo scontro del 9 marzo del 1914, tra poliziotti e suffragette, in seguito sarà conosciuto come la “Battaglia di Glasgow”: le Amazzoni, armate di bastoni di legno nascosti nelle vesti, si siedono a semicerchio attorno al podio dell’oratore.

Armi delle suffragette usate nella Battaglia di Glasgow

Emmeline prende all’improvviso la parola, ma in meno di un minuto intervengono i poliziotti, che vogliono arrestarla. Sono momentaneamente fermati dal filo spinato nascosto tra i fiori che tengono in mano le Amazzoni, però poi si scatena una gigantesca rissa tra le 30 suffragette e una cinquantina di poliziotti, davanti a una folla di circa 4000 persone. Le Amazzoni non riescono a impedire l’arresto della loro leader, ma danno molto filo da torcere alle forze dell’ordine.

Scuola di jiu-jitsu

Ma chi erano queste Amazzoni dell’inizio del XX secolo?

Gli anni che precedettero la prima guerra mondiale furono quelli della lotta più aspra tra il governo inglese e quei movimenti che rivendicavano il diritto di voto (e non solo) per le donne. Per farsi ascoltare, le suffragette ricorsero anche ad atti illegali, come appiccare incendi o provocare esplosioni, finché la repressione operata dalla forze dell’ordine divenne più violenta: il 18 novembre 1910 viene ricordato come il Black Friday (venerdì nero): 300 donne furono caricate da un numero enormemente superiore di poliziotti.

Due manifestanti morirono, molte altre rimasero gravemente ferite, e un centinaio furono arrestate

Dopo quel venerdì, le suffragette non si fecero più trovare impreparate. Grazie anche a Edith Garrud, una donna poco ricordata nella storia del WSPU, forse perché la sua funzione era prevalentemente tecnica: istruttrice di jiu-jitsu (fu una delle prime a insegnare in occidente arti marziali a donne e bambini).

Edith Garrud

Edith Garrud, che aveva con il marito una scuola di arti marziali, fu invitata a tenere una dimostrazione di jiu-jitsu durante una riunione del WSPU. Da allora, iniziò ad insegnare alle suffragette quel tipo di lotta, adatta a chi si trova di fronte un avversario fisicamente più grande e più forte.

Lezioni di jiu-jitsu – 1909/1913 circa

Iniziò così la storia delle “suffrajitsu”, suffragette che impararono il jiu-jitsu, lasciando increduli i poliziotti che non si aspettavano sicuramente una resistenza di quel tipo.


Il ruolo di Emmeline Pankhurst nel movimento era ritenuto talmente fondamentale da organizzare quel corpo scelto di Bodyguard – donne disposte ad affrontare situazioni pericolose – che aveva il compito di difendere lei e altre esponenti di spicco del movimento.

Edith Garrud e le sue Amazzoni continuarono la loro battaglia all’interno del WSPU fino allo scoppio della prima guerra mondiale, quando anche le suffragette (o perlomeno la maggioranza di loro) misero da parte le rivendicazioni per aiutare il paese nello sforzo bellico.

Targa in memoria di Edith Garrud, posta solo nel 2011

Immagine condivisa via Wikimedia Commons

Dopo la fine della guerra fu concesso il diritto di voto a una parte di elettorato femminile, ma il contributo di Edith Garrud e delle altre suffrajitsu fu presto dimenticato. Edith però ricordava molto bene, anche quando era ormai molto avanti negli anni, i suoi faccia a faccia con i poliziotti, e di come li faceva volare sopra la sua spalla, lei che era uno scricciolo di donna alta appena un metro e mezzo!


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