Jack lo Squartatore (Jack the Ripper in inglese) fu il primo serial Killer che grazie ai suoi orrendi delitti divenne una celebrità. La sua mancata cattura, e l’incertezza sulla sua identità contribuiscono a mantenere vivo, dopo più di un secolo dagli eventi, l’interesse verso la sua vita criminosa, i luoghi dove avvennero gli omicidi, e le modalità dei delitti. Nel distretto di Whitechapel, dove nel 1888 Jack lo Squartatore trovò tutte le sue vittime tra le prostitute, vengono organizzate visite guidate sui luoghi dei crimini, e un anno fa è stato aperto un museo dedicato al serial killer.
Nelle intenzioni dei curatori, il museo era destinato a raccontare la “storia delle donne dell’East End, attraverso i loro occhi”, ma in realtà si presenta come un’attrazione dedicata quasi esclusivamente all’assassino, tanto che da più parti (femministe – accademici – gruppi di protesta) è stata chiesta la sua chiusura, perché “induce alla violenza sessuale contro le donne”.
Non è sorprendente che il museo abbia spostato l’attenzione dalle vittime all’assassino, perché il mistero che aleggia sulla sua identità, e sulle motivazioni dei delitti, continua ad affascinare un gran numero di persone, tanto che esiste un campo di studi dedicato ai suoi crimini, la Ripperology.
La “fiorente industria Ripper” è intrisa di misoginia, come afferma Deborah Cameron, professoressa dell’Università di Oxford: “La figura di Jack lo Squartatore è stata accuratamente sterilizzata, trasformandolo in un eroe popolare come Robin Hood. La sua storia viene mostrata come un divertimento innocuo, e solo un guastafeste sarebbe così indelicato da sottolineare che è una storia di misoginia e sadismo.”
L’incomprensibilità delle sue azioni, unite alle dinamiche di mercato dei media, continua ad alimentare l’interesse del pubblico verso Jack lo Squartatore. Ma già all’epoca dei delitti, i giornali compresero bene quanto utile derivasse dalla descrizione delle orrende mutilazioni perpetrate del serial killer sulle vittime.
Secondo Gregg Jones, nel suo Omicidio, Media e Mitologia “Il racconto degli omicidi non mostrava interesse per la sorte delle donne macellate”, perché “erano prostitute che avevano scelto la loro professione… cosa che ha facilitato la diffusione delle notizie morbose e la creazione di un sentimento di oltraggio morale, ma senza la necessità di provare simpatia, da parte del pubblico, per le donne assassinate.”
Concludendo, sempre con le parole di Gregg Jones: “Troppo spesso le vittime sono viste come comparse nella storia dell’assassino di Whitechapel, quando la vera storia è quella di queste donne sfortunate in una società in cui la mancanza di opportunità le ha costrette ad un percorso che ha portato al loro omicidio; in tal modo, la società vittoriana era un po’ complice nell’omicidio di queste donne.”
In un certo senso, questa visione è rimasta inalterata fino ad oggi: il pubblico è affascinato dalla figura del serial killer e dalla violenza esercitata sulle vittime, la cui storia passa in secondo piano, fino ad essere completamente dimenticata. Le donne morte per mano di Jack lo Squartatore conducevano tutte una vita travagliata, e per molti versi rivelano la realtà della Londra vittoriana molto meglio di quanto possa farlo qualsiasi studio sull’uomo che commise gli omicidi.
Mary Ann Nichols
La vita di Mary Ann Walker fu sempre segnata da molte difficoltà. Nacque a Londra nel 1845, e si sposò nel 1864 con William Nichols, con il quale ebbe cinque figli. Malgrado il matrimonio sia durato oltre vent’anni, non fu particolarmente felice, tanto che la coppia si separò almeno cinque o sei volte prima di arrivare alla rottura definitiva, nel 1881. Il padre della donna accusò William di aver tradito Mary Ann con la donna che l’aveva accudita durante l’ultima gravidanza, mentre l’uomo imputava alla moglie la responsabilità della fine del matrimonio, dovuta anche ai problemi di alcolismo della donna. Con la separazione Mary Ann ebbe diritto a ricevere dal marito cinque scellini alla settimana, che però le furono tolti quando William scoprì che la moglie si prostituiva. Da quel momento in poi la vita di Mary Ann fu una progressiva discesa verso la totale indigenza e l’assoluta dipendenza dall’alcol. Riuscì a trovare lavoro come domestica presso una famiglia benestante, ma il tassativo divieto di bere alcolici la portò ad abbandonarlo, dopo aver rubato dei vestiti. In questi anni Mary Ann fu diverse volte accolta in strutture pubbliche per bisognosi (case di lavoro), quando non riusciva a pagarsi una squallida pensione dove dormire.
La notte in cui fu assassinata, la donna, dopo aver trascorso la serata in un pub, andò nella pensione dove solitamente dormiva, ma non aveva i soldi per pagare, così chiese al custode di tenerle un posto letto, mentre lei usciva per procurarsi il denaro. Emily Holland, una sua compagna di stanza, la incontrò intorno alle 2.30 di notte, e Mary Ann le raccontò di aver guadagnato il denaro necessario per la pensione per tre volte, ma di averlo poi consumato tutto in alcolici. Le disse che avrebbe provato nuovamente a procurarsi i pochi pence necessari per il posto letto, ma probabilmente il suo incontro successivo fu quello con l’assassino. Il cadavere fu scoperto intorno alle 3.45 della notte del 31 agosto 1888, probabilmente pochi minuti dopo la sua morte, secondo il medico chiamato sul luogo del delitto.
Annie Chapman
Fino ad un certo punto la vita di Annie Chapman si svolse in modo tranquillo. Si sposò nel 1869, a 29 anni, ed ebbe tre figli. I problemi, per lei ed il marito, cominciarono con la nascita del terzo figlio, che era disabile, e con la morte della loro primogenita, quando aveva 12 anni. Ambedue cercarono di affogare questi grandi dolori nell’alcol, finché la situazione divenne insostenibile e i due si separarono, nel 1884.
Annie andò a vivere a Whitechapel con un altro uomo, mentre il marito le corrispondeva 10 scellini a settimana. Alla morte del marito, senza più questa magra rendita, la donna fu abbandonata dal nuovo compagno, e cercò di tirare avanti vendendo piccoli lavori all’uncinetto, fiori, e all’occorrenza prostituendosi. Anche lei faceva parte della schiera di quelle donne disperate che molte sere non avevano il denaro per pagarsi un letto in una pensione, e come Mary Ann Nichols, la notte della sua morte si aggirava per Whitechapel, cercando di guadagnare i pochi pence necessari. Fu vista viva intorno alle 5.30 del mattino, e il suo cadavere fu trovato alle 5.50 dell’8 settembre 1888, con la gola tagliata, e il corpo orrendamente mutilato.
Elizabeth Stride
A differenza delle altre vittime, Elizabeth Stride, svedese di nascita, si prostituiva già da molto giovane, quando ancora viveva nel suo paese d’origine. Arrivò in Inghilterra nel 1886, dove fu registrata come prostituta, e portatrice di malattie veneree.
Si sposò nel 1869, ma si separò molto presto. Elizabeth raccontava che il marito e i suoi nove figli, che in realtà non aveva mai avuto, erano morti nel naufragio di una nave sul Tamigi. In realtà il marito morì nel 1884 di tubercolosi.
Rimasta sola e senza una fonte di reddito sicuro, Elizabeth visse in alloggi assistenziali, grazie anche alla carità della Chiesa di Svezia, occupandosi di pulizie e cucito nei ricoveri dove veniva ospitata. Anche se negli ultimi due anni della sua vita si accompagnò con un operaio che viveva nel quartiere, era comunque sola nei giorni che precedettero la sua morte. Nella notte in cui fu assassinata, alcuni testimoni la videro baciarsi, o parlare, con un “rispettabile” gentiluomo, mai identificato. All’una di notte del 30 settembre 1888, il suo corpo fu trovato in un cortile, con la gola ancora sanguinante, uccisa quindi pochi istanti prima del suo ritrovamento. Elizabeth non ha subito le orribili mutilazioni inflitte invece alle due vittime precedenti, probabilmente perché l’assassino fu interrotto prima di riuscire a compierle, costretto quindi a cercare un’altra prostituta…
Catherine Eddowes
Catherine non si sposò mai, ma si unì, a 21 anni, con Thomas Conway, con cui visse per vent’anni, e da cui ebbe tre figli. La coppia si separò, probabilmente per l’eccessivo uso di alcol da parte della donna. Poco dopo Catherine trovò un nuovo compagno, con cui rimase fino alla morte. Iniziò saltuariamente a prostituirsi per pagare l’affitto di casa, ma il suo vero problema era la dipendenza dagli alcolici. La notte del suo omicidio, la stessa notte in cui fu uccisa Elizabeth Stride, un poliziotto la trovò per strada, completamente ubriaca e svenuta. Fu portata alla stazione di polizia, e poi rilasciata intorno all’una di notte; un testimone disse di averla vista con un uomo intorno all’1.30.
Catherine non tornò mai più a casa, e le modalità del suo assassinio sono ancora più raccapriccianti dei precedenti: Jack lo Squartatore le aveva tagliato la gola, le palpebre, sollevato lembi di pelle dal viso, rimosso i reni e aperto l’intestino. Secondo il medico che eseguì l’autopsia, chi aveva fatto questo, al buio, doveva avere qualche conoscenza di anatomia. Dopo un paio di settimane dalla morte di Catherine, il capo di un gruppo di sorveglianza ricevette per posta un rene, insieme ad una lettera “dall’inferno”, scritta da un uomo che dichiarava di essere il killer, e che si firmava con il nome a lui attribuito dalla stampa, Jack lo Squartatore.
Mary Jane Kelly
L’irlandese Mary Jane Kelly fu la più giovane vittima, fra quelle riconosciute, di Jack lo Squartatore: aveva appena 25 anni quando fu uccisa, ed era considerata una donna molto bella, con i capelli rossi e gli occhi azzurri. Mary era sposata da tre anni quando il marito morì in un incidente in miniera. Ebbe per più di un anno dei seri problemi di salute, e come molte altre donne senza alternative, Mary Jane iniziò a prostituirsi, ma in bordelli riservati a persone facoltose.
Quando incontrò Joseph Barnett andò a vivere nell’East End, cambiando varie volte alloggio insieme al compagno, o perché non pagavano l’affitto, o perché erano spesso ubriachi. Barnett, che da poco aveva lasciato Mary Jane, ma continuava comunque a vederla, raccontò che la paura di Jack lo Squartatore aveva spinto la donna ad ospitare talvolta nella sua piccola stanza alcune prostitute che non sapevano dove dormire.
Durante la notte tra l’8 e il 9 novembre, Mary fu sentita cantare mentre era nella sua camera, e fu vista intorno alle 2.30, insieme con un uomo ben vestito, fuori dalla porta di casa. Il mattino dopo, un incaricato del padrone di casa, che doveva riscuotere l’affitto, si ritrovò davanti ad uno spettacolo agghiacciante, troppo cruento anche da descrivere. Questa volta Jack lo Squartatore, oltre alle orrende mutilazioni, aveva aperto il pericardio e asportato il cuore, che non fu rinvenuto con gli altri organi sparsi per tutta la stanza.