Le sei Sorelle Mitford: l’intramontabile e un po’ oscuro fascino dell’Aristocrazia inglese

Per essere aristocratiche, lo erano eccome, le Mitford sister, le sei sorelle Mitford.

Di quell’aristocrazia un po’ campagnola, che combinava “formalità e anarchia”, vivendo in dimore signorili popolate da domestici e animali, seppure con poca disponibilità economica. Ma se le sorelle non fossero vissute in quel periodo così denso di contrasti e ideologie dominanti come furono gli anni pre e post seconda guerra mondiale probabilmente non sarebbero state considerate altro che eccentriche signorine della buona società inglese. Invece le ragazze Mitford sono diventate il simbolo di quella frattura che ha lacerato il 20° secolo: la netta divisione tra le due ideologie dominanti, fascismo e comunismo.

Sotto il video dell’articolo:

La Famiglia Mitford al completo – 1928

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La famiglia ha origini che risalgono addirittura alla conquista normanna. David Freeman-Mitford e la moglie Sidney, Lord e Lady Redesdale, mettono al mondo sei figlie e un solo figlio maschio, Tom. Aristocratici ma non ricchi, i Mitford vivono ad Asthall Manor, una tenuta nell’Oxforshire, dove le bambine sono un po’ lasciate a se stesse, mentre Tom è l’unico che riceve un’educazione scolastica formale, e morirà in guerra.

Delle sorelle si occupano la madre e la governante: loro studiano sì il francese, e letteratura classica, aritmetica e storia, ma crescono un po’ alla stregua dei bambini perduti di Peter Pan, con genitori tutto sommato distanti.

Jessica, Nancy, Diana, Unity e Pamela nel 1935

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Le ragazze sviluppano un legame quasi tribale, coniano un linguaggio segreto, che chiamano Boudledidge, e affibbiano nomignoli stravaganti a loro stesse e a quelli che li circondano, tra risate incontenibili e pianti dirotti.

Il padre è un conservatore che non nasconde la sua ostilità verso cattolici, stranieri e qualunque cosa provenga “dall’estero”. La madre, una figura un po’ evanescente, è forse quella più pragmatica: alleva galline per vendere le uova e fa seguire alla famiglia una dieta vagamente kosher, priva di carne di maiale e molluschi, perché convinta che gli ebrei siano meno colpiti dal cancro.

Le sorelle diventano “Diana la fascista, Jessica la comunista, Unity l’amante di Hitler, Nancy la romanziera, Deborah la duchessa e Pamela la discreta esperta di pollame”, secondo la caricaturale definizione che ne dà il giornalista del Times Ben Macintyre.

Nancy, Diana, Unity e Jessica – 1932

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Nel 1933 Unity e Diana se ne vanno in Germania, insieme alla delegazione dell’Unione britannica dei fascisti, guidata da Oswald Mosley, che è l’amante di Diana.

Ritratto di Diana Mitford – 1937

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I due sono entrambi sposati ma vivono la loro relazione apertamente, senza preoccuparsi troppo delle convenzioni sociali, e tre anni dopo (lui rimane vedovo e lei divorzia) celebrano il loro matrimonio nel salotto di Joseph Goebbels, alla presenza di Hitler.

Le damigelle d’onore di Diana Mitford per il primo matrimonio

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Unity e Diana, in quella prima visita, ascoltano a Norimberga un discorso di Hitler: uno spettacolo affascinante, una dimostrazione di dinamismo che decreta il destino di una nazione (e non solo purtroppo).

Unity Mitford – 1938

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Unity, che ha appena vent’anni, nel 1934 si trasferisce a Monaco di Baviera, studia tedesco e cerca il modo di conoscere Hitler. Inizia a frequentare uno dei luoghi preferiti del futuro Führer, l’Osteria Bavaria, e naturalmente lui la nota: è una giovane e bella donna inglese, sicura di sé, che tra l’altro è nata in una città canadese chiamata Swastika, e porta come secondo nome Valkyrie (il nonno di Unity era grande amico di Wagner). Un destino insomma sembra legare Hitler e Unity, che lui definisce “un perfetto esemplare di femminilità ariana”. Ma nella vita del dittatore tedesco c’è Eva Braun, che si preoccupa del legame fra i due (non si sa se furono mai amanti) e tenta il suicidio.

Intanto Unity non si risparmia: è con Hitler su quel balcone di Vienna quando lui annuncia l’annessione dell’Austria alla Germania del Terzo Reich (la famosa Anschluss), e arriva a scrivere una lettera aperta a un giornale di propaganda nazista, dove afferma: “Gli inglesi non hanno idea del pericolo ebraico… pensiamo con gioia al giorno in cui saremo in grado di dire con forza e autorità: l’Inghilterra agli Inglesi! Fuori gli ebrei!“. Poi nel poscritto chiede che la lettera sia pubblicata con il suo nome completo perché vuole “che tutti sappiano che sono una che odia gli ebrei“.

Quando la Germania entra in guerra con la Gran Bretagna, Unity, che aveva rifiutato la raccomandazione di Hitler di tornare in patria, si spara un colpo di pistola alla tempia. Lei non inscena un suicidio, come aveva fatto probabilmente Eva Braun, vuole proprio morire, ma non ci riesce: il proiettile entra nel cervello e lì si ferma. Hitler riesce a farla riportare in Gran Bretagna, dove la ragazza conduce la vita di una donna tornata all’infanzia, per morire di una meningite provocata dal proiettile rimasto nella testa, otto anni dopo.

Intanto la sorella Diana continua la sua crociata nazista insieme al marito, sgradita al resto della famiglia, che la allontana. Ha rapporti a fasi alterne con le sorelle, finché la coppia non viene arrestata e chiusa in carcere, per “motivi di sicurezza”, quando scoppia la seconda guerra mondiale. Diana è considerata da Winston Churchill (che peraltro è imparentato alla lontana con la famiglia) “molto più intelligente e più pericolosa del marito“, affermazione che la donna prende come un complimento. Nel 1943 i due sono poi messi agli arresti domiciliari, e negli anni a venire non rinnegheranno mai le loro posizioni.

Ritratto di Jessica Mitford – 1937

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Dalla parte opposta della barricata politica c’è Jessica, detta Decca, che da ragazza incide sul vetro della sua stanza una falce e martello con il suo anello di brillanti. Quando Churchill rilascia Diana lei scrive al Primo Ministro per chiedere che venga riportata in prigione: “Il fatto che Diana sia mia sorella non altera minimamente la mia opinione”. E quando la maggiore, Nancy, dice che “le sorelle sono uno scudo contro le crudeli avversità della vita”, lei ribatte: “Ma le sorelle SONO le crudeli avversità della vita!”.

Jessica Mitford nel 1988

Immagine via Wikipedia – licenza CC BY-SA 3.0

Anche Decca, nel corso della vita, non cambia le sue idee: va in Spagna durante la guerra civile per combattere il fascismo, e nel 1939 si trasferisce con il marito e cugino Esmond Romily (un nipote di Churchill) negli Stati Uniti, dove lavorano in bar e ristoranti mentre lottano per i diritti civili. Esmond muore in guerra e Decca continua la sua vita negli Stati Uniti, dove si oppone al Red Scare, alla Paura Rossa che tanto incide nella vita politica e sociale del Paese dal dopoguerra fino agli anni ’50. Appoggia Martin Luther King e scrive libri, tra i quali c’è The American Way of Death, uno di quei testi che, secondo la scrittrice Joanne Rowling (sì quella di Harry Potter) o il cantante David Bowie, ad esempio, “cambiano la vita”.

Ritratto di Nancy Mitford – 1937

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Nancy, la maggiore delle Mitford, alla fine della guerra scappa dall’Inghilterra e da un marito noioso, e se ne va a Parigi a scrivere romanzi, anche di successo, come The Pursuit of love – tradotto in Italia in Inseguendo l’amore – che è un tragicomico affresco, vagamente autobiografico, della nobiltà inglese nel periodo tra le due guerre.

Le nozze di Nancy Mitford – 1933

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Intanto veste Dior e coltiva (sin da quando viveva ancora in Inghilterra) un amore con poche speranze, poco ricambiato, con un collaboratore di De Gaulle, Gaston Palewski, che poi finirà per sposare una duchessa.

Nancy Mitford – 1932

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Deborah, detta Debo, non era attratta dall’intensa vita sociale condotta dalle sorelle, preferisce la compagnia degli animali e pare che trascorresse ore intere nel pollaio, tanto da riuscire a imitare alla perfezione “lo sguardo di concentrazione dolorosa che si presenta sulla faccia di una gallina quando depone un uovo”, come verrà definita la sua posa.

Deborah Mitford -1938


Fin da bambina dice che vuole come marito un duca, e alla fine ci riesce: nel 1941 si sposa con Andrew Cavendish, che nel 1950, alla morte del padre, diventa Duca del Devonshire. La “naturalista” dei Mitford dedica tutta la sua vita alla cura della tenuta di “Chatsworth”, che trasforma in un’impresa commerciale. Bella e intelligente come le sorelle, si tiene alla larga dalle crociate politiche, preferisce collezionare cimeli di Elvis Presley, fare marmellate e stare con i suoi cani.

Simile a lei è Pamela, definita, senza offesa, la “più campagnola di tutte” da un pretendente deluso. Lei sposa uno scienziato milionario, Derek Jackson, definito un “arrampicatore bisessuale”, dal quale divorzia per iniziare una relazione con una cavallerizza italiana, Giuditta Tommasi, che dura fino alla morte. Viaggia da sola in tutta Europa, è a bordo di uno dei primi voli transoceanici, ma anche lei ha una gran passione per i polli, tanto che “contrabbanda” delle uova di una razza rara che in Gran Bretagna non era presente.

Ritratto di Pamela Mitford – 1937

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Le Sorelle Mitford, legate da un filo rosso che attraversa nazismo, fascismo, comunismo, e che si annoda a personaggi come Churchill e John Kennedy (Deborah è cognata di una sorella di John), rappresentano ancora una fonte inesauribile di biografie, documentari e sceneggiati sulla fine di un’epoca, che è vero non esiste più, ma che continua ad affascinare milioni di persone.


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