Le “Radium Girls” e i prodotti Radioattivi Tossici commercializzati negli Anni ’20

Se si passasse con un contatore Geiger sopra una tomba di una delle “Ragazze Radioattive”, i livelli di radiazione sarebbero ancora così alti che farebbero saltare gli aghi sulla scala, a quasi 90 anni dalla sepoltura. La storia dei prodotti radioattivi che conquistarono il mercato durante gli anni ’20 è curiosa e assurda, ma non sono in molti a conoscerla, oscurata da un’informazione che, oggi, non tratta più il caso.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Tutto comincia nel New Jersey, negli Stati Uniti, qualche anno dopo le scoperte dei coniugi Curie riguardanti la radioattività, poco prima degli anni ’20. Una fabbrica locale è dedita alla colorazione dei quadranti degli “orologi luminosi”, l’ultimo gadget dell’esercito statunitense che utilizzava una vernice radioattiva in grado di illuminarsi di notte. Le ragazze che pitturavano i quadranti guadagnavano 0,27 dollari a pezzo, ed erano in grado di realizzarne circa 250 ogni giorno, con un guadagno, per l’epoca, da dirigente di fabbrica.

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Tra il 1917 e il 1926 la U.S. Radium Corporation assunse circa 70 donne di Essex County e, nel 1927, oltre 50 di quelle donne erano morte per avvelenamento da vernice radioattiva, che mangiava loro le ossa dall’interno. Gli orologi “UnDark” andavano a ruba, e quindi il lavoro e il guadagno non mancava. Nei tempi morti alcune di queste ragazze si dipingevano le unghie con la vernice radioattiva, aumentando la propria esposizione in modo significativo.

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All’inizio degli anni ’20 per dipingere gli orologi lavoravano, fra gli Stati Uniti e il Canada, circa 4.000 persone. L’inventore della vernice, il dottor von Sochocky, morì nel 1928 a causa dell’esposizione al materiale radioattivo. A oggi risulta sconosciuto il numero di morti per esposizione alle radiazioni.

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D’altronde il periodo storico non consentiva ancora di comprendere i pericoli della radioattività, e il Radio veniva visto come un nuovo “ingrediente” miracoloso da associare a qualsiasi prodotto. I beni commerciali a base di radio erano diventati la norma, dai dentifrici alla lana per neonati, dai giocattoli per i bambini all’acqua potabile.

Tutto doveva essere radioattivo

Anche i prodotti che in realtà non contenevano Radio venivano marcati con gli slogan “Radioattivi”, in modo da risultare più facilmente vendibili.

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A Parigi venne creata una linea cosmetica chiamata Tho-Radia, che divenne di moda e fu sviluppata dal Dottor Alfred Curie (che non aveva alcuna relazione con Pierre e Marie Curie, ma il suo nome vendette alle donne francesi l’idea di un make-up radioattivo). La linea comprendeva rossetti, creme per il viso, sapone, polveri e dentifrici contenenti torio e radio. Come metallo radioattivo fu utilizzato il Torio, che potrebbe essere utilizzato all’interno delle centrali nucleari.

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La cosa più sconcertante dei prodotti radioattivi non fu la mancata conoscenza da parte del grande pubblico degli effetti mortali della radioattività, ma la perfetta consapevolezza di un avvelenamento di massa da parte della U.S. Radium Corporation e dei suoi scienziati.

Le alte sfere della U.S. Radium Corporation sapevano degli effetti mortali della radioattività, e non fermarono questo assurdo avvelenamento di massa per non perdere il mercato

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Gli scienziati e i dirigenti dell’azienda evitarono qualsiasi esposizione all’UnDark e alle radiazioni. Mentre le giovani operaie appena uscite dal liceo leccavano le punte dei pennelli e ingoiavano radio ogni giorno, i chimici e i proprietari dell’azienda trattavano la sostanza dietro schermi al piombo, con maschere e pinze protettive.

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La US Radium Corporation in realtà aveva distribuito una serie di pubblicazioni alla comunità medica per descrivere alcuni effetti negativi legati alle radiazioni ma, incredibilmente, i medici in quel periodo prescrivevano il radio per tutto, sia per curare un banale raffreddore sia per curare il cancro.

La parola “Radioattivo” era la chiave per vendere ogni prodotto, persino i medicinali

Nei primi anni ’20 le ragazze che dipinsero i quadranti iniziarono a mostrare i primi sintomi da avvelenamento. Le mascelle si gonfiarono e i denti caddero senza alcuna ragione apparente. Una di queste operaie si recò da un dentista per asportare un dente ma, incredibilmente, con il dente venne via un pezzo di mascella.

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Quando le operaie cominciarono a sospettare che fosse l’ambiente lavorativo ad aver causato questi problemi furono chiamati diversi specialisti per delle indagini mediche. Famoso è il caso di Grazia Fryer, che fu dichiarata in buona salute da due medici esperti. I due furono però poi riconosciuti come un tossicologo a libro paga della U.S. Radium Corporation e uno dei vice presidenti della stessa compagnia.

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Con l’aiuto di medici e dentisti a libro paga, la società respinse le accuse e fece apparire l’ambiente come idilliaco, un luogo di lavoro ideale senza alcun tipo di rischio per la salute. Inspiegabilmente la comunità medica fu connivente con l’azienda, che quindi operò indisturbata per lungo tempo.

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Grazia Fryer impiegò due anni a trovare un avvocato disposto ad andare contro la U.S. Radium e il processo si trascinò per mesi. Alla donna si unirono altre quattro operaie, e i media ribattezzarono la causa “Radium Girls“. Alla prima apparizione in tribunale la loro salute era così deteriorata che nessuna poté alzare le braccia per il giuramento. Durante la seconda udienza erano tutte così malate da non poter presenziare, e quindi la causa fu sospesa per diversi mesi. Le donne raggiunsero infine un accordo extragiudiziale che comprendeva 100.000 dollari di indennizzo, spese legali e mediche pagate e un assegno di 600 dollari annui durante tutta la loro (poca) rimanente vita. Se oggi il valore può sembrare poca cosa, a quei tempi era enorme, paragonabile a diversi milioni di dollari odierni.

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Le donne morirono quasi tutte in breve tempo, ma segnarono un passaggio fondamentale per i diritti dei lavoratori all’interno degli ambienti di lavoro. Prima era impensabile per un singolo lavoratore citare in giudizio un’azienda per la sicurezza sull’ambiente della fabbrica, ma dopo le “Radium Girls” divenne una pratica comune di controllo da parte degli organi competenti.

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La U.S. Radium continuò a produrre gli orologi luminosi e altri oggetti con la vernice radioattiva per molto tempo, ma dopo l’introduzione delle nuove leggi sulla sicurezza dei lavoratori non si registrarono casi di avvelenamento da radiazioni. La vita di quelle ragazze era stata sacrificata, ma non fu un sacrificio vano, e tutti i lavoratori del mondo occidentale devono qualcosa a quelle giovani donne morte di avvelenamento radioattivo.

Il fiume vicino alla fabbrica:

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Immagine di pubblico dominio via Wikimedia Commons

Negli anni ’80 la fabbrica abbandonata fu oggetto di decontaminazione, e furono trovate circa 1.600 tonnellate di materiale di scarto radioattivo. Sotto trovate il trailer del film “Radium Girl”, in uscita nel 2020 (restrizioni permettendo):


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