Le raccomandazioni dell’OMS sull’importanza dell’allattamento al seno

L’Organizzazione Mondiale della Salute ribadisce l’importanza di allattare esclusivamente al seno per sei mesi per poi continuare a proporlo almeno fino al secondo anno d’età

Almeno fino al secondo anno. L’Organizzazione Mondiale della Salute non mette una data limite per l’allattamento al seno ma definisce i termini minimi entro i quali è comprovata l’utilità di questo nutrimento.

Le ragioni sono tante e dipendono in gran parte dalle evidenze scientifiche raccolte negli ultimi decenni che hanno permesso di comprendere le ragioni profonde dell’utilità del latte materno.

Alimento specie specifico, cioè perfettamente calibrato per le necessità dello sviluppo dei neonati della nostra specie, il latte materno si caratterizza per la sua costante disponibilità e la perfetta compatibilità con le esigenze del bimbo che lo assume.

Tutte le mamme hanno il latte

L’allattamento al seno rappresenta ancora oggi un tema delicato e sul quale è bene fare chiarezza. A meno di gravi patologie o aspetti fisiologici rilevanti, ogni mamma inizia a produrre latte già nell’ultima fase della gravidanza.

Durante le ultime settimane si produrranno quegli ormoni in grado di stimolare le contrazioni che daranno il via al parto e che poi si trasformeranno in prolattina, e quindi in latte. La suzione del neonato subito dopo il parto stimola le contrazioni finali che permettono l’espulsione della placenta.

L’allattamento a richiesta, cioè ogni volta che il neonato ne manifesta il bisogno, è l’occasione che la mamma dovrebbe cogliere per riposarsi e favorire il recupero post parto. Un quadro fisiologicamente perfetto che non può lasciare adito a dubbi: tutte le mamme hanno latte.

Spesso il pianto del bebè, l’impossibilità di misurarne quantità e composizione e fattori legati alla propria emotività portano a pensare di non avere abbastanza latte da nutrire il proprio piccolo.

Si tratta di una falsa credenza, indotta dal ricorso massiccio al latte artificiale. Il latte in formula è stato introdotto solo durante la metà del secolo scorso. Eppure fino a quella data le donne che hanno dato alla luce i propri piccoli e li hanno nutriti in prevalenza senza ricorrere ad altro oltre il proprio seno.

Allattare per sei mesi e almeno fino a due anni

Queste sono le raccomandazioni dell’OMS. L’esclusività dell’allattamento fino a sei mesi, dunque, non è intesa come tempo limite entro il quale svezzare il neonato dal seno. Il termine si protrae oltre: almeno fino al secondo anno.

La raccomandazione è da valutare con attenzione. L’obiettivo dell’organizzazione è portare l’allattamento esclusivo fino al sesto mese a una percentuale congrua della popolazione: il 50% contro il 37% attuale. L’obiettivo quindi non è far sentire inadeguate le mamme che non possono o non vogliono allattare, ma diffondere la cultura dell’allattamento in maniera capillare.

Non confondere qualità e quantità di latte

Spesso le mamme non sono messe in condizioni di allattare naturalmente al seno. Il rientro forzato al lavoro dopo la maternità è la causa principale dell’interruzione dell’allattamento esclusivo.

A fare da freno c’è anche la difficoltà nel tirare il latte meccanicamente. Dopo aver provato tutti i modelli presenti in ogni classifica ci si può scoprire deluse e scoraggiate di fronte alla scarsa quantità di prodotto.

È bene considerare che la composizione del latte varia da mamma a mamma, e anche nel corso della giornata. A differenza del latte formulato che ha sempre la stessa tipologia di nutrienti, in quello materno possono variare le percentuali di grassi e zuccheri da una poppata all’altra. Una quantità minore di latte non significa meno nutrienti, a seconda del momento della giornata.

Cosa manca alla formula?

Il latte formulato rappresenta un’alternativa preziosa per tutte quelle mamme che devono puntare a un’altra maniera per nutrire il piccolo. Per molti bebè rappresenta la soluzione alla loro sopravvivenza e per questo va riconosciuta la sua importanza.

È noto che i ricercatori lavorano per migliorare costantemente questa formulazione che rimane tuttavia imperfetta. La ragione della differenza tra i due prodotti è in parte ignota. Si ritiene che il latte stesso produca dei recettori che consentono di generarne in quantità e qualità esattamente bilanciata.

Si sa che la mamma passa al neonato i propri anticorpi attraverso il latte. Per questo i neonati allattati al seno sono più resistenti a determinate infezioni tipiche di questa fase. Anche per questo motivo è meno urgente sterilizzare gli oggetti coi quali il bebè allattato al seno viene a contatto con la bocca.

Si cerca di aggiungere una carica batterica al latte in polvere per renderlo simile a quello materno, con il suo bagaglio di anticorpi. Ma la strada sembra ancora lunga in questo senso.


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