Le implacabili Donne-Cecchino dell’Unione Sovietica che uccisero 12.000 Nemici

Questa cameratesca immagine di guerra, dove alcune soldatesse dell’Unione Sovietica sorridono rilassate all’obiettivo del fotografo, nasconde una inquietante verità: le donne ritratte erano tutte cecchini, che complessivamente uccisero 775 nemici.

Donne cecchino russe nella 2° guerra mondiale 1• 1 ° fila – Sergente VN Stepanov: 20 uccisioni. Sergente JP Belousov: 80 uccisioni. Sergente AE Vinogradov: 83 uccisioni.
• 2a fila – Tenente EK Zhibovskaya: 24 uccisioni. Sergente KF Marinkin: 79 uccisioni. Sergente OS Marenkina: 70 uccisioni.
• 3 ° fila – Tenente NP Belobrova: 70 uccisioni. Tenente N. Lobkovsky: 89 uccisioni. Tenente VI Artamonof: 89 uccisioni. Sergente MG Zubchenko: 83 uccisioni.
• 4 ° fila – Sergente NP Obukhov: 64 uccisioni. Sergente AR Belyakov 24 uccisioni.

Numero totale di uccisioni confermate: 775. La foto fu scattata in Germania il 4 maggio 1945.

Le dodici ragazze della foto rappresentano un’eccezione perché, delle moltissime donne-cecchino che furono arruolate durante la 2° guerra mondiale, ne sopravvissero poche. Alcune di queste furono uccise dal loro stesso governo alla fine del conflitto. Impegnate prevalentemente sul fronte bielorusso, oltre al ruolo di franco-tiratore, le donne erano addestrate per compiere missioni di infiltrazione, ricognizione, sorveglianza, camuffamento.
Il governo sovietico reclutò, durante la 2° guerra mondiale, 7.750.000 donne, di queste 800.000 avevano già prestato servizio militare. Il ruolo di cecchino richiedeva la massima precisione, qualità che pare non mancasse alle donne sovietiche. Si stima che nel 1943 ci fossero 2.000 franchi-tiratori di sesso femminile, che nel corso dell’intero conflitto totalizzarono circa 12.000 uccisioni.

I sovietici si resero conto che le donne si adattavano bene a questo ruolo, perché i cecchini sono pazienti, attenti, consapevoli, e preferiscono evitare il combattimento corpo a corpo. Nonostante lo scetticismo iniziale, il “padre del corpo dei cecchini”, il generale Morozov, pensava che le capacità femminili fossero, in questo settore, superiori, perché “la mano di una donna è più sensibile di quanto non sia quella di un uomo. Pertanto, quando una donna sta sparando, l’indice preme il grilletto più agevolmente e volutamente”.

I franchi-tiratori sovietici operarono prevalentemente durante le fasi difensive della guerra (1941-1943), con il compito di fare fuoco sulla lunga distanza, soprattutto per eliminare ufficiali e sottufficiali nemici che, secondo il teorico del combattimento Vassili Zaitsev, erano più difficilmente sostituibili dei soldati di truppa.

Lady Morte

Donne cecchino russe nella 2° guerra mondiale 2Nel giugno del 1941, la ventiquattrenne Lyudmila Pavlichenko stava frequentando il quarto anno di Università a Kiev, quando la Germania iniziò l’invasione dell’Unione Sovietica. Pavlichenko si presentò come volontaria presso l’ufficio di reclutamento, dove chiese di essere arruolata nella fanteria e, successivamente, fu assegnata alla 25° Divisione Fucilieri dell’Armata Rossa, diventando una delle 2000 donne cecchino dell’esercito sovietico, e una delle circa 500 che sopravvissero alla guerra.

Pavlichenko rimase per circa due mesi e mezzo vicino a Odessa, dove raggiunse la cifra di 187 uccisioni. In seguito la sua unità fu inviata a Sebastopoli, in Crimea, dove si fermò per più di otto mesi. In totale, durante la Seconda Guerra Mondiale, il tenente Pavlichenko uccise 309 soldati, di cui 36 erano cecchini nemici.

Dopo essere stata ferita da un colpo di mortaio, nel giugno 1942, Pavlichenko fu inviata in Canada, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, per una sorta di “tour pubblicitario”. Durante un incontro con i giornalisti, a Washington, rimase sbalordita per il tipo di domande che le venivano poste. In seguito raccontò: “Un giornalista ha anche criticato la lunghezza della gonna della mia uniforme, dicendo che in America le donne indossano gonne più corte e, inoltre, che la mia uniforme mi faceva sembrare grassa”. Pavlichenko raggiunse il grado di maggiore, ma non tornò più a combattere; fino alla fine della guerra servì come istruttrice di franchi-tiratori. Nel 1943 ricevette la Stella d’Oro di Eroe dell’Unione Sovietica, e fu commemorata anche su un francobollo. Alla fine della guerra finì la sua formazione universitaria, laureandosi in Storia. Morì nel 1974, a 58 anni.

Le immagini sono di pubblico dominio


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