Le Haenyeo: l’affascinante Storia della Comunità di Pescatrici Coreane protetta dall’UNESCO

Non largamente conosciuta, ma di speciale valore, nell’isola vulcanica sud-coreana di Jeju si trova la comunità delle Haenyeo, definite da molti le ultime “sirene” asiatiche. Le Haenyeo (letteralmente “donne di mare”) sono tutte quante donne, e la loro specialità è l’immersione subacquea in apnea.

Esse infatti si immergono, due minuti alla volta, sette ore al giorno, per novanta giorni all’anno, a profondità che raggiungono i venti metri, in cerca di alghe, frutti di mare di vario genere e di polpi. Le donne sono protette soltanto dalla muta, ora in materiale resistente, un tempo di tessuti sovrapposti, e dalla maschera (chiaramente introdotta di recente). Del loro equipaggiamento fanno parte anche un raffio, una pala per raschiare, i guanti, dei pesi pettorali per assistere l’immersione, e una rete, attaccata a un dispositivo di galleggiamento.

La tradizione subacquea di Jeju vide gli albori nel 434 dopo Cristo, quando ancora erano solo gli uomini ad immergersi, con qualche donna, loro consorte, ad aiutarli. Bisognò aspettare il XVIII secolo per notare l’incremento delle donne, rispetto agli uomini, che intraprendevano l’attività di raccolta sottomarina.

Ciò fu possibile poiché molti uomini morirono impegnati in guerra, o per incidenti subacquei, dovuti a tagli e ferite profonde. Inoltre si suppone che la donna, in quanto dotata di una maggiore percentuale di grasso corporeo, sia più resistente alle rigide temperature delle profondità marine, e quindi più portata per le immersioni.

La pesca subacquea ebbe un incremento dal punto di vista economico quando, nel 1910, il Giappone invase la Corea

Le Haenyeo si dividono fondamentalmente in tre categorie, suddivise secondo il livello di esperienza raggiunto:

  • Hagun, principianti
  • Junggun, intermedie
  • Sanggun, le quali guidano le altre, in quanto più esperte

In passato l’addestramento iniziava tradizionalmente all’età di undici anni, e ne durava in media sette. Le Haenyeo sono però oggi in diminuzione, e la maggior parte di esse supera i 50 anni, fino a raggiungere le 80 primavere. Le donne, prima di ogni immersione, pronunciano preghiere rivolte a Jamsugut, dea del mare, chiedendole protezione durante l’immersione e una pesca prolifica.

La tradizione Haenyeo viene tramandata di madre in figlia, nelle scuole, o nelle cooperative di pescatori, le quali detengono i diritti di pesca in numerose aree dell’isola. Nonostante l’attività sia impegnativa e gravosa, la paga è molto bassa: una Haenyeo viene pagata circa duecento dollari al mese, tutt’altra considerazione economica rispetto alle Pescatrici di Perle AMA giapponesi.

Grazie alla presenza di una scuola per Haenyeo, a un museo a loro dedicato e all’attività in continuo sviluppo, Jeju ha attirato l’attenzione internazionale, la quale ha permesso non solo di incrementare il turismo nell’isola, ma ha anche contribuito a elevare lo status sociale della donna, portando le Haenyeo a sviluppare un vero e proprio matriarcato.

Di grande importanza è stata anche la crescita di attenzione riguardo la sostenibilità ambientale e i metodi ecosostenibili, che l’attività Haenyeo rispecchia totalmente, non facendo uso di alcun utensile o sostanza nociva per l’ecosistema marino.

Grazie alla sua particolare storia, al suo esempio per eco-sostenibilità e valorizzazione del lavoro della donna, la comunità delle Haenyeo è diventata, nel 2016, patrimonio intangibile dell’umanità UNESCO.

Sotto, lo splendido video UNESCO che mostra l’attività delle Haenyeo:

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