Le 24 Personalità di Billy Milligan

Il 4 dicembre del 1978 William Stanley Milligan, “Billy”, era sotto accusa per rapina a mano armata, sequestro di persona e stupro. Del suo caso se ne era parlato tanto. La stampa aveva pareri discordanti, l’opinione pubblica era confusa e gli psicologi ancora dibattevano sulla sua patologia. Il verdetto fece scalpore. Il giudice Jay Flowers dichiarò che l’imputato era colpevole, ma non era stato lui a commettere i reati: erano state alcune delle sue tante personalità.

Billy uscì dal tribunale della contea di Franklin da uomo libero

Agli occhi della legge non aveva alcuna responsabilità, ma lo aspettava una lunga lotta contro i suoi demoni interiori.

Il Disturbo Dissociativo dell’Identità

Prima di parlare della vita di Billy è necessario chiarire il suo quadro clinico. Era affetto da una forma gravissima di disturbo dissociativo dell’identità, una patologia che causa una discontinuità, o, nel peggiore dei casi, un totale sconvolgimento della memoria, delle emozioni, delle percezioni e dei comportamenti di un individuo. Si manifesta attraverso la presenza di due o più personalità separate, che, a oltranza, controllano il soggetto, a sua volta vittima di frequenti amnesie.

Le varie personalità sono un meccanismo di difesa per affrontare determinati traumi, che, molto spesso, hanno inizio con violenze e abusi infantili. Chi ne soffre proietta inconsciamente il trauma su un’altra persona, la seconda personalità, come se fosse quest’ultima a subirlo, e, se non curato in tempo, il disturbo si evolve con le personalità che finiscono per sostituirsi anche in semplici situazioni di pericolo, stress o sofferenza.

René Magritte. The double secret (1927) – Immagine di cea + condivisa con licenza CC BY 2.0 via Flickr

Il Disturbo Dissociativo di Billy Milligan

Quando fu arrestato e sottoposto alle perizie psichiatriche, la dissociazione di Billy aveva raggiunto livelli impressionanti. Oltre alla sua, aveva altre 22 personalità, a cui va aggiunta una ventiquattresima nata dall’unione di tutte le altre, ma di questo ne parleremo più avanti. Ogni personalità aveva un nome, un’età, una nazionalità, un diverso quoziente intellettivo, degli hobby e delle abilità. Ne è un esempio il sedicenne Tommy, appassionato di elettronica, o Shawn, un bambino sordo di quattro anni. Alcuni di loro, come Allen e Danny, avevano addirittura una spiccata vena artistica, che si manifestava attraverso la realizzazione di dipinti a olio. C’erano due personalità dominanti, quelle in cima alla piramide sociale, per intenderci: il ventiduenne londinese Arthur, amante e studioso della biologia, e il ventitreenne jugoslavo Ragen, esperto di karate e garante della sopravvivenza del gruppo.

Sette personalità di Billy ritratte da una delle sue personalità. Da sinistra verso destra: Allen (diciottenne, fumatore e responsabile delle relazioni sociali), Tommy (sedicenne esperto di elettronica), Arthur (ventiduenne londinese amante della biologia), Adalana (diciannovenne lesbica) con in braccio Christene (la prima personalità emersa), Ragen (ventitreenne jugoslavo) e Kevin (criminale e spacciatore ventenne)

Entrambi decidevano quale personalità dovesse uscire in base alle situazioni, e grazie alla testimonianza di Arthur sappiamo nel dettaglio cosa accadeva all’interno di Billy.

Ci troviamo in una stanza buia. In mezzo a questa stanza, sui pavimenti, c’è una chiazza di luce. Chiunque faccia un passo dentro la luce esce sul posto, ed è fuori nel mondo reale e possiede la coscienza. Questa è la persona che gli altri- quelli fuori- vedono e sentono e a cui reagiscono. Gli altri possono continuare a fare le solite cose, studiare, dormire, parlare o giocare. Ma chi è fuori, chiunque sia, deve fare molta attenzione a non rivelare l’esistenza degli altri. È un segreto di famiglia”.

C’era anche un regolamento interno. Chi lo infrangeva veniva messo al bando e finiva nel gruppo delle personalità a cui era vitato prendere il controllo di Billy, i cosiddetti “indesiderati”.

Le regole principali erano 5:

  1. Non dire bugie
  2. Proteggere sempre donne e bambini
  3. Osservare la castità
  4. Mantenersi intellettualmente attivi, coltivare interessi e studiare un proprio campo di specializzazione
  5. Non violare la proprietà altrui

Per capire la ferrea disciplina del gruppo, basta fare un esempio: Arthur aveva bandito l’ebreo diciottenne Samuel perché aveva infranto la quinta regola e venduto i quadri realizzati dalle altre personalità.

E ora passiamo alla vita di Billy.

Illustrazione di una persona afflitta dal disturbo dissociativo dell’identità – Immagine di 04Mukti condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

I traumi infantili e le prime personalità

William Stanley Milligan nacque il 14 febbraio del 1955, a Miami Beach, da Dorothy Pauline Sands e Johnny Morrison, un comico ebreo alcolizzato. Ebbe un’infanzia difficile. Suo padre si suicidò nel 1959, quando il figlio aveva appena quattro anni, e il trauma fu tanto forte che la personalità di Billy si dissociò per la prima volta.

Nacque Christene, una bambina dislessica di tre anni

Miami Beach – Immagine di Ricardo Mangual Kissimmee condivisa con licenza CC BY 2.0 via Wikipedia

Nel 1962, Dorothy si trasferì a Lancaster, in Ohio, dove sposò Chalmer Milligan. Chalmer era un uomo violento, e la sua presenza aggravò la già fragile psiche di Billy. Lo picchiava, lo umiliava, lo costringeva a scavare delle buche e poi ce lo infilava dentro, ma, soprattutto, lo molestava sessualmente. Emersero altre due personalità: il quattordicenne Danny, che si sostituiva a Billy quando il patrigno lo molestava, e la diciannovenne April.

Lancaster, Ohio – Immagine di Tim Kiser condivisa con licenza CC BY-SA 2.5 via Wikipedia

Le personalità prendono il sopravvento

Durante l’adolescenza, la situazione degenerò. Le personalità si moltiplicarono e iniziarono a dargli il cambio nei momenti di rabbia, di dolore e di sconforto, ma Billy non se ne accorgeva a causa dei vuoti di memoria.

A quattordici anni fu sospeso da scuola e l’anno successivo fu ricoverato al Columbus State Children’s Hospital, dove il dottor Harold T. Brown gli diagnosticò una nevrosi isterica con tendenze passivo-aggressive. La prognosi era sbagliata e la terapia di Brown non servì a niente. Dopo tre mesi la madre lo riportò a casa, ma Billy era sempre più confuso e, a sedici anni, salì sul tetto della scuola con l’intenzione di buttarsi giù. L’intervento della sua personalità “Ragen” fu tempestivo: prese il sopravvento sul corpo e lo fermò. Non fu un caso isolato. Cercò di togliersi la vita in più di un’occasione e le sue due personalità dominanti ordinarono a tutte le altre di confinarlo in un perpetuo stato di trance.

Finché il vero Billy restava addormentato non c’era pericolo che si suicidasse

Il Columbus State Children’s Hospital. Oggi Nationwide Children’s Hospital – Immagine condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Wikipedia

Per sette anni, le personalità si alternarono a seconda delle esigenze e vissero al posto suo. C’era il diciottenne Allen, unico fumatore del gruppo e addetto alle relazioni sociali, il sedicenne Mark, che si occupava dei lavori manuali, il tredicenne Jason, i cui pianti e crisi isteriche erano le valvole di sfogo delle sofferenze di Billy, o il diciannovenne Martin, un newyorkese superficiale e snob.

Trailer del documentario Netflix “I 24 volti di Billy Milligan”:

I due arresti

L’8 luglio del 1972 finì in manette per aggressione a mano armata e le autorità lo rinchiusero per quattro mesi nel campo correttivo giovanile di Zanesville, in Ohio. Agli inizi del 1975, due sue personalità criminali, entrambi drogati ed esperti nello spaccio, i ventenni Philip e Kevin, eseguirono delle rapine ai danni di un farmacista e di alcuni omosessuali delle contee di Fairfield e Hocking.

Cartellone d’ingresso del campo correttivo giovanile di Zanesville, in Ohio – Immagine di Aesopposea condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Il suo avvocato difensore, tale George Kellner, gli consigliò di dichiararsi colpevole in modo da ottenere una pena ridotta, da scontare nell’istituto correttivo di Lebanon, dove uno sciopero della fame del diciassettenne Robert quasi gli costò la vita. Il 26 marzo del 1977 i giudici gli concessero la libertà vigilata, ma le azioni di un’altra sua personalità, la diciannovenne Adalana, lesbica e in cerca di affetto, gli valsero un nuovo arresto. In circa otto giorni, Billy, o Adalana, che dir si voglia, rapì e violentò un’infermiera e due studentesse dell’Ohio State University di Columbus.

L’Ohio State University di Columbus – Immagine condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Wikipedia

La scoperta delle personalità

Del suo caso si occuparono gli avvocati Gary Schweickart e Judy Stevenson, ma, durante i colloqui con il cliente, i legali notarono che un giorno Billy era calmo e aperto al dialogo, e un giorno ancora era introverso, arrogante e poco collaborativo. Schweickart e Stevenson lo sottoposero a una perizia psichiatrica e il dottor Willis. C. Driscoll gli diagnosticò una forma acuta di schizofrenia. Fu solo col secondo parere medico che la verità venne a galla.

La dottoressa Dorothy Turner parlò con David, un bambino di otto anni, e questi le rivelò che dentro Billy coesistevano dieci personalità diverse. Si aprirono al dialogo anche le altre, in particolare Arthur e Ragen, le due dominanti, e si giunse a una diagnosi di disturbo multiplo della personalità, oggi conosciuto come disturbo dissociativo dell’identità. Gli avvocati difensori capirono che dovevano puntare sull’infermità mentale, ma era necessario che Billy fosse sveglio e, il 16 marzo del 1978, lo mandarono all’Harding Hospital di Worthington, dove il dottor George Harding cercò di scuoterlo dalla catalessi. Dopo sette anni di sonno, le personalità liberarono il vero Billy e Harding riuscì a fargli prendere coscienza di cosa fosse accaduto mentre era vittima delle amnesie.

Iniziò il processo. Si parlò del disturbo dissociativo, di come era nato, del suicidio del padre, degli abusi del patrigno, e, infine, l’imputato fu assolto.

Intervista a Billy, sua madre Dorothy, Daniel Keyes e David Caul

“Billy il maestro” e la ricaduta

Ovviamente, Billy non poteva tornare in libertà in quello stato e il giudice lo mandò all’Athens Mental Health Center, dove fu affidato al dottor David Caul. La mappatura della mente di Billy si completò con la scoperta dei 13 indesiderati, e Caul avviò una terapia che prevedeva la fusione delle varie personalità. Nacque la ventiquattresima personalità, detta il Maestro, ovvero un Billy in cui coesistevano i ricordi, i talenti e le caratteristiche di ciascuna delle altre ventitré.

Vista dall’alto dell’Athens Lunatic Asylum – Immagine di Asoep44 condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Il processo di guarigione era solo agli inizi e la fusione era debole, ma i momenti di amnesia dissociativa iniziarono a diradarsi e la presenza di “Billy il maestro” assunse una certa costanza. I problemi con la legge, però, non erano finiti. Ai tempi dell’arresto, Billy aveva infranto i termini della libertà vigilata del 1977 e i suoi avvocati si appellarono di nuovo all’infermità mentale, ma il giudice non volle sentir ragioni e ordinò il trasferimento dell’imputato in un manicomio criminale di massima sicurezza. Il 4 ottobre del 1979, Billy arrivò al Lima State Hospital for the Criminally Insane, un ambiente angusto in cui ebbe una ricaduta a causa dei medici ( che rifiutarono la precedente diagnosi del disturbo dissociativo) e dello staff, che era solito maltrattarlo. Negli anni successivi rimbalzò da un ospedale all’altro, finché, nel luglio del 1986, riuscì a evadere e, con lo pseudonimo di Christopher Carr, si trasferì in un condominio di Bellingham.

Bellingham, Washington – Immagine di Nick Kelly condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Il 17 settembre, il padre di Michel Pierce Madden, trentaduenne veterano del Vietnam e studente della Western Washington University, denunciò la scomparsa del figlio e la polizia arrivò a sospettare di un suo vicino di casa.

Quel vicino era Billy

Non ci fu nessuna accusa formale, tant’è vero che il caso di Michel Pierce è tutt’oggi irrisolto, ma la polizia scoprì la vera identità di Christopher e lo rimandò in ospedale.

Western Washington University – Immagine di Nick Kelly condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

La fine del calvario e il libro di Daniel Keyes

Dopo anni di terapie, ricadute e malesseri, il 1° agosto del 1991, gli psichiatri del tribunale dell’Ohio attestarono la sua guarigione dal disturbo dissociativo. Non c’erano più le 23 personalità, o meglio, si erano fuse nel cosiddetto Billy il Maestro. William Stanley Milligan morì di cancro il 12 dicembre del 2014, all’età di 59 anni.

Nel 1981, lo scrittore Daniel Keyes pubblicò il libro biografico Una stanza piena di gente. Alla stesura collaborarono sia Billy sia le altre personalità, e in prima pagina c’era una dedica emblematica:

A tutte le vittime di abuso. In particolare, a quelle che si nascondono

Il suo calvario era durato anni, ma il disturbo dissociativo che lo affliggeva aveva radici profonde. Ciò che resta di lui è il rimpianto di una vita non vissuta, il rimorso per quei crimini di cui non era responsabile e una morale: ogni azione ha delle conseguenze e il male delle persone genera altro male. Il Billy bambino che aveva subito gli abusi del patrigno era la vittima iniziale, l’uomo che non diventò quella finale.


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