La città di Bologna è chiamata la “dotta”, perché qui nacque la prima università del mondo occidentale, la “grassa”, per la tipica cucina non propriamente “dietetica” e la “rossa”, per il colore dei mattoni con cui sono costruiti i palazzi del centro storico (ma anche per le generali preferenze politiche dei suoi abitanti).
Ma Bologna è anche la “turrita”, per le numerose torri che nel medioevo rendevano il suo panorama tanto inconsueto quanto spettacolare. Secondo Giovanni Gozzadini, che nel 19° secolo condusse delle ricerche negli archivi cittadini, tra il 1200 e il 1300, la città vide spuntare circa un centinaio di torri, ma l’ipotesi più ardita è che fossero addirittura 180.
Le stime odierne parlano di un numero di torri, più o meno alte, che doveva aggirarsi tra 90 e 100, costruite dalle più nobili famiglie della città per scopi che fino ad oggi non sono ancora stati chiariti. Forse erano un simbolo di ricchezza e potere, ma anche uno strumento di offesa e difesa, in un’epoca nella quale era forte il conflitto tra Papato e Sacro Romano Impero, e tra coloro che si schieravano da una parte o dall’altra. Di certo non ebbero una funzione residenziale, ma solo di temporaneo rifugio in caso di pericolo.
C’erano poi le case-torri, certamente meno alte, ma pur sempre imponenti, simboli di prestigio sociale, oltre che luogo di rifugio per gli abitanti delle case vicine. E poi c’erano i caratteristici “torresotti”, porte fortificate a protezione della seconda cerchia di mura della città medioevale. In origine erano 18, ma oggi ne restano solo quattro, insieme a poche vestigia della cinta muraria chiamata la “Cerchia del Mille”.
Già durante il 13° secolo molte torri crollarono o furono abbattute, mentre altre furono “abbassate”, per motivi di sicurezza. Nel corso dei secoli furono poi utilizzate per scopi diversissimi: prigioni, abitazioni, negozi…
Delle 100 e più torri di Bologna, oggi ne restano solo una ventina. Queste vestigia della città medioevale furono abbattute anche in epoca relativamente recente, durante una stagione di ristrutturazione urbanistica non proprio felice: nel 1918 fu demolita la Torre Conforti, e nel 1919 le torri Artenisi e Riccadonna che sorgevano nel Mercato di Mezzo, vicino a quelle che oggi sono il simbolo della città, la torre degli Asinelli e della Garisenda.
Nell’immagine sottostante, le più famose torri superstiti sono la Torre degli Asinelli e quella della Garisenda, che svettano nel cuore antico della città, in quello che una volta era il Mercato di Mezzo.
Nel 14° secolo fu realizzata una passerella aerea che univa le due torri, distrutta da un incendio nel 1398. Forse era stata voluta da Giovanni Visconti, duca di Milano, per tenere d’occhio il Mercato di Mezzo: la nobile famiglia milanese governava la città, dopo la decadenza dei precedenti signori, i Pepoli, ma i bolognesi non amavano i Visconti, i quali temevano per questo lo scoppio di improvvise rivolte popolari.
Molti hanno paragonato la turrita Bologna medioevale allo skyline di Manhattan, ma la bellezza antica della città italiana non può essere paragonata al fascino moderno di New York.