96 ore di ossigeno totali. Ormai le speranze sono ridotte al lumicino nel ritrovare il sommergibile Titan, immerso per andare a vedere il relitto più famoso della storia e completamente scomparso dai canali di comunicazione con la nave madre. Potrei dire che il Titanic continui a mietere vittime, ma non sarebbe corretto. Il Titanic non uccide nessuno, men che meno ora che è un relitto a migliaia di metri di profondità, ma la curiosità e l’avidità dell’uomo… quelle sì che sono pericolose.
Sotto, il video sul canale di Vanilla Magazine:
In questi giorni si sta cercando in tutti i modi di rintracciare il piccolissimo sommergibile Titan, finito disperso in fondo al mare senza lasciare (quasi) più traccia di sé, dopo vedremo il perché del quasi. Prima però capiamo perché ci sono 5 persone in fondo al mare dentro un cilindro lungo appena 6 metri e 70 con un diametro di circa 2 metri e mezzo. Il piccolo sommergibile è stato sviluppato da un’azienda che si chiama OceanGate, che lo ha progettato e prodotto almeno a partire dal 2018, quando già un ricercatore e dirigente dell’azienda, David Lochridge, aveva sollevato diversi dubbi sulla sua sicurezza e per questo era stato licenziato.
Il progetto era ambizioso: portare a fare visite al relitto più celebre della storia staccando dei biglietti da centinaia di migliaia di dollari, e quando si parla di queste cifre è difficile che ci si fermi per la pericolosità. Non è servita a nulla neanche la lettera che era stata inviata dalla Marine Technology Society ad Oceangate, dove si esprimevano un’infinità di dubbi sulla sicurezza del Titan, ma soprattutto si mettevano i puntini sugli i: la lettera affermava che il marketing di OceanGate per il Titan era stato “fuorviante”: sosteneva che l’imbarcazione avrebbe soddisfatto e superato gli standard di sicurezza, valutati da un’agenzia nota come DNV-GL. Ma OceanGate non aveva in programma di far valutare il Titan perché, dichiarava, l’innovazione non si può fermare di fronte alla farraginosità dei controlli e delle certificazioni. In parole povere c’era fretta di iniziare a far funzionare la macchina e poca attenzione alla sicurezza delle persone.
OceanGate sostanzialmente sapeva benissimo che tutte le operazioni con il TItan erano ad alto rischio, ma non ha fatto alcun passo indietro per rendere sicuro il suo sommergibile.
Fra le critiche ne cito una di quel dirigente licenziato, Lochridge: il portello di osservazione all’estremità anteriore del sommergibile era stato costruito per sostenere una pressione certificata di 1.300 metri, ma i piani di OceanGate erano di portare i passeggeri a una profondità di 3.800 metri. Esattamente la quota alla quale si trova il Titanic.
Il CEO della compagnia, Rush Stockton, ha del tutto ignorato ogni avvenimento, e così si è arrivati a questi concitati ore d’oggi, quando lo stesso Stockton è prigioniero del suo Titan, da qualche parte in fondo all’oceano. Già ma chi sono i passeggeri chiusi in quella capsula d’acciaio?
Il primo è proprio Rush Stockton, CEO di Oceangate, prigioniero della sua stessa creazione. Poi c’è Paul-Henry Nargeolet, un esperto di visite al Titanic con altre 35 immersioni di successo, il miliardario britannico Hamish Harding e due miliardari pachistani, padre e figlio, Shahzada Dawood e suo figlio Suleman.
I paganti fra questi cinque sono tutti i miliardari, mentre Stockton e Nargeolet dovrebbero essere alla guida delle operazioni.
Il piccolo Titan offriva ai 5 occupanti un’autonomia vitale di 96 ore circa, e mentre sto registrando questo video, sono le 08:00 del 21 giugno, ne sono rimaste loro non più di 25. Le cose che possono essere andate storte sono un’infinità, ma per ora ne conosciamo solo una, la comunicazione interrotta. I danni più spaventosi sono i guasti meccanici non elettrici, ad esempio quando le eliche che muovono il sommergibile smettono di funzionare. Oppure un danno al dispositivo di emersione, che se non funziona non si riesce più a tornare in superficie.
Se il mezzo si fosse adagiato sul fondo dell’oceano, ad esempio per il malfunzionamento delle eliche, le condizioni ambientali sarebbero assolutamente proibitive, con una pressione di 400 atmosfere. Andare a visitare il Titanic sostanzialmente è come fare un viaggio nello spazio, più accessibile perché invece che salire bisogna scendere, ma altrettanto pericoloso.
Le squadre di ricercatori che stanno provando ad individuare il Titan sono sia quelle della guardia costiera statunitense sia navi private, che tentano di cercare il classico ago nel pagliaio, in un territorio con un’area pari a quella delle Marche e a migliaia di metri di profondità. In campo ci sono aerei, sonar, mezzi sottomarini senza pilota, gli unici in grado di scendere a profondità di migliaia di metri, e un’infinità di dispositivi sonar. E proprio con un sonar era stato captato un timido segnale di presenza umana, alcuni colpi, suoni che però non si sono rivelati ancora decisivi nell’individuare il batiscafo. Le ore scorrono, il Titan sta esaurendo la sua autonomia, probabilmente a bordo le persone sono già più o meno impazzite per la condizione estrema in cui si trovano. Alle 1503 vittime di quel famoso 14 aprile 1912 con ogni probabilità si aggiungeranno anche i 5 passeggeri del Titan, l’ennesimo azzardo umano contro i pericoli della forza del mare.