Laura Bon: il triste destino della Prima Attrice amante di Vittorio Emanuele II di Savoia

Se non fosse storia sembrerebbe la trama di un romanzo. Un futuro Re impenitente donnaiolo, una futura Regina sempre tradita che sopportò in silenzio, un’amante popolana che aveva stregato il re, un’amante attrice famosa che non voleva rinunciare lui.

Laura era nata a Torino il 24 ottobre 1825, figlia di Francesco Augusto Bon, discendente delle nobili famiglie veneziane Bon e Corner, commediografo e attore di opere ispirate a Goldoni, e di Luigia Ristori, vedova Bellotti. attrice che veniva da famiglia di attori, sua nipote era la celebre Adelaide Ristori, l’attrice più famosa dell’800 italiano e il figlio Luigi Bellotti Bon fu anche lui attore famoso all’epoca.

Laura Bon, 1850 circa

Vittorio Emanuele II da ragazzo era considerato un gran bel giovane, e dal 1842 era sposato con Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena. Nel 1844 avevano già 2 figli, ma il sovrano che unificò l’Italia non riusciva a resistere al fascino femminile.

Nel 1844, durante una rappresentazione a Casale Monferrato, l’allora solo Duca di Savoia notò Laura, volle conoscerla e cominciò a farle una corte serrata. Andava a tutte le rappresentazioni, era galante e appassionato, sapeva quali tasti toccare per conquistare una ragazza ingenua e riuscì nell’intento. Non si rividero fino al 1848 quando Laura, che non lo aveva mai dimenticato, recitò a Torino.

Lui si presentò a teatro e con parole d’amore, giuramenti e passione. Le fece lasciare la compagnia itinerante per farla restare in città dove Laura continuò a recitare in una compagnia stabile, non sapendo che nel 1847 Vittorio Emanuele aveva conosciuto Rosa Vercellana, di soli 14 anni, e con lei aveva già avuto una figlia. Nel frattempo la moglie Maria Adelaide aveva avuto altri 3 figli.

1842 Vittorio Emanuele con la moglie Maria Adelaide d’Asburgo Lorena

Nel 1849 Vittorio Emanuele, ora Re di Sardegna dopo l’abdicazione del padre Carlo Alberto, acquistò per Laura un appartamento a Torino, in via San Massimo 10, ma gelosissimo quale era, le chiese di smettere di recitare. Era “scritturata” da lui solo e lei, pur soffrendo per l’abbandono delle scene, perdutamente innamorata, accondiscese. Nel 1851 e 1852 nacquero altri 4 figli del re, due della regina, uno della Vercellana e uno prematuro di Laura che nacque morto.

Massimo D’Azeglio, allora presidente del Consiglio, disse:

Il nostro Re più che il Padre della Patria pare voglia diventare il padre di tutti gli italiani

Laura viveva fra Torino e il Castello di Moncalieri (mentre con la Vercellana il re si incontrava nel Casino di Caccia di Stupinigi) e dopo il parto prematuro, che l’aveva lasciata molto sofferente, il Re le propose un viaggio al sud per riprendersi. Laura era sospettosa, nonostante le rassicurazioni di lui di essere il suo unico amore, non capiva come il re, geloso come era, potesse allontanarla da Torino.

Solo qualche giorno dopo Laura venne a sapere della relazione del re con la Vercellana e dei figli avuti con lei

Rosa Vercellana e Vittorio Emanuele II

Le tre donne “importanti”del re (che, Ça va sans dire, non erano le uniche) reagirono in modo molto diverso. Maria Adelaide sopportava con dignità e i due nonostante tutto erano molto legati, la Vercellana faceva fuoco, fiamme e scenate, comportamento più apprezzato dal carattere sanguigno di lui, liti furibonde ma riappacificazioni piene di passione. Laura reagiva nel modo sbagliato, lamentosa, gelosa, supplicante, disperata e piangente, comportamento che indisponeva molto il Re.

Chi vuole un’amante noiosa da dover sempre consolare?

Nel 1853 Laura ebbe una bambina, chiamata Emanuela Guerrieri (tutti i figli illegittimi di Vittorio Emanuele portavano il nome Guerriero o Guerrieri) e ancora una volta Vittorio Emanuele cercò di allontanarla mandandola a Parigi per “distrarsi”. Lei sbottò, gli rinfacciò tutto, lui negò spudoratamente, definendole sciocchezze e giurandole che amava solo lei. Laura partì ma, insospettita, fece ritorno improvvisamente dopo pochi giorni, indignando il re che comunque la perdonò, ribadendo il suo amore per lei la la bambina.

Laura Bon nel ruolo di Medea, una delle sue recitazioni più importanti e famose

Quando a Laura arrivarono voci di un appartamento dove il re riceveva altre donne, di notte e vestita da uomo, lo seguì, lo spiò e, scoperta dalle guardie, ci furono liti, riappacificazioni e promesse, ma lei continuava a controllarlo e passava ore di notte davanti al Palazzo Reale.

Laura si rodeva di gelosia, dimagrita e sciupata, non era era più l’amante allegra e appassionata, stava venendo a noia al Re che esplose confessandole l’amore per la Bela Rosin. Per Laura fu un colpo terribile, ma lui sapeva come prenderla, era affezionato a lei, gli piaceva molto e alla fine lei cedeva sempre.

Nel 1855 morì la Regina Maria Adelaide, pochi giorni dopo il parto del suo ultimo figlio, la Vercellana ora premeva per il matrimonio mentre il re tentennava, e con Laura la relazione si trascinava, non lo vedeva per mesi interi, continua a scrivergli lettere affrante finché il Re, imbarazzato e sinceramente dispiaciuto, le disse che la ragion di stato imponeva che si separassero, che avrebbe sempre pensato al mantenimento suo e della bambina ma che lei doveva lasciare Torino.

Prima di morire la Regina, che sapeva tutto e probabilmente agiva per incarico del Re, si era offerta di occuparsi dell’avvenire della bambina, di trovare per lei una sistemazione adeguata e una grossa somma di denaro. Laura rifiutò e Maria Adelaide la mise in guardia:

Se ne sarebbe pentita

E così fu…pochi giorni dopo arrivarono a casa di Laura i Carabinieri in cerca di lettere compromettenti del re e le ingiunsero di prendere quanto voleva della casa, di fare i bagagli e di seguirli per partire la sera stessa per Milano.

Laura lasciò tutto, anche i preziosi doni del re, rifiutò il denaro che le veniva offerto, partì scortata dai carabinieri e arrivata a Milano il Console del Regno di Sardegna la informò che era bandita da tutto il regno, non solo da Torino. Le venne offerto di nuovo del denaro e ancora rifiutò.

Rosa Vercellana aveva vinto ma Laura non si rassegnava

Vestita da uomo e con documenti falsi rientrò a Torino, incontrò il Re che fu però irremovibile, dolce e amorevole ma inflessibile.

Vittorio Emanuele II con Rosa Vercellana

Nel 1858 Laura ricominciò a recitare, ma non potendo entrare in Piemonte le era difficile trovare scritture. Massimo D’Azeglio le consigliò di andare a Napoli, le offrì del denaro, che venne rifiutato, cercò inutilmente di farle capire che doveva rassegnarsi e non indisporre il re così avrebbe potuto vivere economicamente tranquilla con Emanuela e godersi i successi di prima attrice. Le diede una lettera di presentazione per Leopoldo, noto mecenate, fratello di Re Ferdinando II delle Due Sicilie, che la accolse favorevolmente e le procurò una scrittura.

Laura recitò a Napoli, a Roma, a Firenze ottenendo grandi successi ma continuando a studiare il modo per riconquistare il Re, che tempestava di lettere pregandolo di poterlo incontrare e di levare il divieto di entrare nel Regno. Il re la aiutò economicamente ma nulla di più.

Laura andò nuovamente a Torino, sempre di nascosto e travestita da uomo, nel disperato tentativo di vederlo, ma incontrò solo Cavour, che le propose di collaborare per allontanare la Vercellana da Vittorio Emanuele, sul quale aveva ormai troppo potere e temeva potesse sposarla. A causa dell’epidemia di colera Laura lasciò Napoli, recitò ancora, sempre con grandi successi personali, ma i compensi nel 1859 erano magri, ormai in clima da guerra d’indipendenza, e la donna era restata senza mezzi.

Un giovanissimo Vittorio Emanuele, Duca di Savoia

A Firenze si parò davanti al cavallo del re in visita, bloccandolo. Gli consegnò una lettera chiedendo di vederlo ma il re non le diede udienza e si limitò a mandarle denaro per il mantenimento di Emanuela, sapute le difficoltà economiche.

Laura perseverava nel suo tentativo di riconquistare Vittorio Emanuele. Andò a recitare a Torino, nonostante il divieto, venne prelevata dai carabinieri e costretta a restare a casa sotto sorveglianza fino alla partenza della compagnia. Poi andò a recitare ad Alessandria, nuovo fermo e nuove lettere al re per incontrarlo. Lui alla fine accettò ma, pur affettuoso, gentile e spiacente per i problemi, dimostrò di non provare più nulla per lei.

Si accordarono per iscrivere Emanuela in un istituto sotto la tutela del Re in modo che ricevesse istruzione ed educazione degna della contessa di Roverbella, titolo concessole dal re, mentre a Laura fu concessa una pensione.

Nel 1864 Vittorio Emanuele, diventato Re d’Italia, la convocò per farle una proposta, ma non quella che lei sperava. Il re voleva che organizzasse una tournée a Vienna per contattare il Comitato Italiano, portare alcuni documenti e riportarne altri in Italia. In Austria Laura ebbe grande successo sia come attrice sia come spia, tanto da avere l’incarico di fare altrettanto con Napoleone III, che incontrò a Parigi a casa della Contessa di Castiglione. Tornata a Torino sperava in un ritorno di fiamma, ma ci furono solo un freddo ringraziamento e una ricompensa. Non lo rivide mai più.

Vittorio Emanuele 1840 circa

Si trasferì a Venezia, inviò in regalò al Re i manoscritti del padre ma la lettera di ringraziamento venne scritta dal segretario. Il re nel 1869, quando si pensava fosse in punto di morte, sposò la Vercellana. Per Laura la speranza era ormai morta, con la figlia lontana (che morì poi nel 1895) e la pensione che non le bastava, si ridusse a recitare in piccoli teatri senza pretese. Non era più un’attrice convincente. Era triste e depressa. Lei che era stata una bellissima prima attrice, applaudita e ammirata in tutti i migliori teatri d’Italia, lei che aveva vissuto in ricchi castelli ora abitava in una casa squallida e vestiva gli abiti smessi che le regalavano altre attrici.

Il re morì nel 1878, la pensione le venne ridotta, Laura vendette tutto, anche il medaglione con il ritratto del re dal quale non aveva mai voluto separarsi, e continuò a tempestare di richieste la casa reale per avere aiuti, ma i Savoia non erano disposti a pagare di più per quella che era stata l’antica amante del vecchio re, anche perché non era l’unica da dover finanziare…

Solo allora Laura ricordò le parole di D’Azeglio, che le aveva consigliato di non essere superba e di accettare le somme che le venivano offerte

In piena indigenza, irriconoscibile, viveva di ricordi, i trionfi teatrali, l’amore e la passione per il re. Morì a Venezia in una misera casa in Campo San Fantin il 24 luglio 1904 per un attacco cardiaco.

“Se ami una persona, lasciala andare, perché se ritorna è sempre stata tua e se non ritorna non lo è mai stata”. Khalil Gibran


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