Partiamo dal nome. In italiano “Godiva” evoca qualcuno che induce a lasciarsi andare al piacere carnale, ma in realtà la nobile di cui parliamo nulla ha a che vedere con questa immagine. In inglese si scriveva “Godgifu o Godgyfu”, componendo le parole God e Gift, Dio e Dono, e quindi “dono divino”. La storia di lady Godiva è interessante e complessa non per la sua trama, ma perché è difficile capire dove finisca la storia e inizi la leggenda. Partiamo da principio.
La Storia
Fra la fine del X secolo e tutto l’XI secolo l’Inghilterra è al centro di lotte per il potere, e nel 990, al tempo del regno di Etelredo II d’Inghilterra, nasce Lady Godiva. Come di tutte le donne del suo tempo non sappiamo quasi nulla di lei prima che sposasse il marito, Leofrico di Coventry, conte del regno di Mercia dagli anni 1030 circa in poi. Nella piramide del potere inglese c’era il Re Canuto il Grande, danese, poi c’era Godwin del Wessex e poi Leofrico, una delle 3/4 persone più ricche e potenti del regno, tanto per capire di chi stiamo parlando.

Leofrico e Lady Godiva hanno in tutto nove figli, non si sa quanti diventano adulti e quanti muoiono giovani, ma almeno uno, Ælfgar, diventa conte di Mercia dopo la morte di Leofrico, avvenuta il 31 agosto 1057. In realtà anche questo aspetto della storia non è certo, forse Ælfgar è frutto di un’unione precedente di Leofrico, ma in quel periodo l’identificazione della madre era irrilevante, contava l’ascendenza paterna. Leofrico e Godiva quindi, la classica relazione idilliaca del medioevo, dove lei è una moglie devota a Dio e alla chiesa che riempie la casa di eredi del potente marito. I due si producono in tantissime donazioni a monasteri e ordini religiosi, fra cui la principale è certamente quella del 1043 fatta al monastero di Coventry, che consente ai religiosi di costruire un monastero benedettino nel centro della città.
La conquista Normanna
Ma il medioevo inglese è un periodo di tumulti e conquiste. Nel 1066 si svolge la Battaglia di Hastings, quando Guglielmo in Conquistatore, duca Normanno, riesce a impadronirsi del regno sbaragliando l’esercito di Aroldo II e segnando una data storica nelle vicende inglesi ed Europee. Dopo questo evento la maggioranza dei conti e nobili a capo di vasti territori vengono sostituiti da persone fedeli al nuovo Re, ma non Lady Godiva, unica fra le donne nobili, che rimane a capo della Mercia. Purtroppo non sappiamo con certezza quanto dura il suo governo, ma sappiamo che nel 1086 non è più signora della contea e le sue proprietà sono già divise fra diversi nobili. In quell’anno avrebbe comunque avuto 94 anni, quindi con ogni probabilità era già morta da chissà quanto tempo.

Fra storia e leggenda
Sarebbe bellissimo analizzare la vita di Lady Godiva nel dettaglio, raccontando di come riuscì a tenere il potere rapportandosi con il nuovo Re d’Inghilterra, ma come (quasi) sempre accade per il medioevo più antico, questo è impossibile. Non sappiamo di preciso quando morì, non abbiamo idea di come riuscì a tenere saldo il Regno di Mercia, ma possiamo intuire, grazie alla parte di leggenda che la riguarda, qualcosa in più della sua storia.

Che sia stata una devota cristiana, pronta a donare delle fortune per sostenere i chierici, l’abbiamo già detto. Fra l’altro, piccola nota storica, alcune di queste donazioni finiscono comunque requisite dai conquistatori normanni che le portano nell’odierna Francia per fonderle e arricchirsi. E’ una fervente religiosa, ma non solo. Lady Godiva si spende per il proprio popolo.
La Cavalcata
Leofrico è in altissimo nella scala gerarchica inglese, ma sopra di lui c’è qualcuno che pretende un tributo dai cittadini che amministra, il Re d’Inghilterra. Nel periodo in cui Leofrico è Conte di Mercia si avvicendano tre Re Danesi al potere, Canuto I, Aroldo I e Canuto II. Poi è la volta dell’anglosassone Edoardo il Confessore, Re fino al 1066, quando Aroldo II prende il potere per pochi mesi per finire poi ucciso nella battaglia di Hastings.

Leggenda vuole che uno dei quattro Re al potere durante l’epoca di Leofrido abbia imposto un nuovo tributo al popolo inglese, fra cui figurano anche gli abitanti della Mercia e Coventry. In quel periodo il concetto di “stato centrale” è lontano dalla mentalità comune, e ogni Re ha i propri vassalli sparsi per il regno in grado di esigere i tributi e farli arrivare al sovrano, nel caso della Mercia Leofrico (che li spedisce a Londra dopo averne trattenuto una percentuale per sé). Ma le tasse per il popolo sono già alte, e Lady Godiva non sopporta la vessazione dei più deboli.
La signora tanto insiste e tanto supplica che Leofrido la mette di fronte a una prova impossibile:
Se cavalcherai nuda per le strade di Coventry non metterò la nuova tassa al popolo
Leofrido non aveva fatto i conti con la risolutezza della propria signora. La Lady “desnuda” cavalca lungo tutte le vie di Coventry, avendo però l’accortezza di far leggere un proclama in cui si chiede agli abitanti di tenere porte, finestre, tende e imposte chiusi. Gli abitanti di Coventry sono grati a Lady Godiva per la sua intercessione presso Leofrido e tengono religiosamente chiusa ogni apertura. Tutti gli abitanti, tranne uno.

Peeping Tom, un sarto, pratica un foro nell’imposta e scorge la Lady a cavallo, ammirando la sua lunghissima chioma che si adagia sulla bianca pelle nuda. Ma Tom, incauto, non viene risparmiato, e l’ira divina si abbatte su di lui rendendolo cieco all’istante e facendolo assurgere a paradigma dei guardoni di tutto il mondo. Il suo nome “peeping” Tom significa appunto Tom il guardone. Dopo la cavalcata Leofrido è stupefatto ed è costretto a eliminare la tassa e ad accontentare la moglie e i cittadini della Mercia.
Realtà o Leggenda
La cavalcata di Lady Godiva in realtà è quasi certamente una leggenda nata dopo la sua morte. Alcuni storici hanno individuato elementi dei riti pagani riguardo la fertilità nella storia di Godiva, per cui una giovane “regina di maggio” veniva condotta al sacro albero di Cofa, forse per celebrare l’arrivo della primavera. La forma più antica della leggenda vede Godiva passare attraverso il mercato di Coventry da un capo all’altro mentre il popolo era radunato, scortata solo da due cavalieri. Questa versione si trova in Flores Historiarum di Ruggero di Wendover (morto nel 1236), un collezionista di aneddoti. In una cronaca scritta negli anni ’60 del Cinquecento, Richard Grafton affermò che la versione data in Flores Historiarum provenisse da una “cronaca perduta” scritta tra il 1216 e il 1235 dal Priore del monastero di Coventry.

E proprio Grafton ci fornisce una versione differente della cavalcata. Secondo la sua “Cronaca d’Inghilterra (1569)”, Leofrico aveva già esentato il popolo di Coventry dalle tasse, tranne una sui cavalli. E così Lady Godiva aveva acconsentito alla cavalcata nuda solo per ottenere l’eliminazione del tributo sui cavalli. Come condizione per il suo sacrificio chiese ai funzionari di Coventry di vietare alla popolazione di guardarla, e di chiudere tutte le finestre il giorno della sua avventura. Per capire quanto a leggenda si aggiunga leggenda: la parte riguardante Peeping Tom non fa parte delle prime versioni della storia ma fu aggiunta solo nel XVII o XVIII secolo.
Lady Godiva con ogni probabilità non attraversò Coventry a cavallo, o forse lo fece spogliata solo dei suoi gioielli, un gesto forte perché la signora si abbassava a livello del popolo. Le ipotesi sono innumerevoli, ma siamo sempre nel campo di ragionamenti privi di verifiche documentarie.
Un mito senza tempo
E’ davvero importante sapere se Lady Godiva abbia cavalcato nuda per le strade di Coventry? Ritengo sia più importante apprezzare il simbolo che ha unito la popolazione nei confronti di un vassallo, o dei vassalli del Re più in genere, attorno al narratore di un focolare in un’osteria medievale. Lady Godiva, una donna bellissima e fiera, si rivolta al potere del marito e della chiesa, sfidandoli per dare libertà a un popolo vessato dalla cupidigia dei padroni. La sua pelle l’aveva vista solo il marito dal quale si era presentata vergine, e i suoi lunghi capelli sono la testimonianza della salute di cui gode. Una ribelle, una martire, un sacrificio non per la chiesa o per la fede, ma per il popolo. Lo stesso popolo che renderà la sua “Lady” un mito senza tempo.
