La vera storia del Pirata Barbanera: il terrore del Mar dei Caraibi

È il 1724, quando l’editore Charles Rivington pubblica la prima edizione di A General History of the Pyrates (La storia generale dei pirati). Il saggio, una serie di monografie illustrate delle vite di alcuni grandi pirati e piratesse dell’epoca, diventa subito un bestseller che, con i suoi racconti di arrembaggi e razzie, ammalia e rapisce i lettori di Londra e dintorni.

Copertina di A General History of the Pyrates – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Dell’autore si sa ben poco; è un certo capitan Charles Johnson: per alcuni, uno pseudonimo di Daniel Defoe, sulla carta, un ex pirata avvolto nel mistero. Grazie a lui, il mondo conosce le gesta di Calico Jack, Mary Read, Anne Bonny, William Kidd, Stede Bonnet e Charles Vane, giusto per dirne qualcuno, scopre le origini della Repubblica di Libertalia e, infine, apprende la leggenda del feroce Barbanera, al secolo Edward Teach.

Le piratesse Anne Bonny e Mary Read – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Barbanera nell’immaginario comune

Nell’immaginario comune, Barbanera è uno dei pirati più celebri e crudeli mai esistiti, ma la sua figura ha subito notevoli storpiature, che ne hanno compromesso la percezione della realtà storica. Per molti è stato una belva dei mari, uno spietato assaltatore di navi che, pur di arricchirsi, non disdegnava di compiere razzie e soprusi. È vero, dominò il Mar dei Caraibi, ma solo per un breve periodo compreso fra il 1716 e il 1718.

Certamente non fu uno dei pirati più ricchi e non nascose tesori in giro per il Nord America

Cartina del Mar dei Caraibi – Immagine di Kmusser condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Quanto alla sua temibile fama, fu lui stesso a crearla: era il frutto di una mente scaltra che aveva intuito la necessità d’incutere paura. Fu un leader freddo, risoluto e calcolatore, che non uccideva né torturava i prigionieri, che trattava con grande umanità i suoi subalterni. Sapeva leggere le situazioni, adottare le migliori strategie e fronteggiare gli avversari con un’ammirevole abnegazione del pericolo, ma le sue gesta non sfociavano nella violenza gratuita. Eppure, agli inizi del Settecento, chiunque avvistasse la sua bandiera sapeva che Barbanera era sinonimo di morte.

Edward Teach “Barbanera” – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Secondo le fonti dell’epoca era un uomo alto e magro, con le spalle larghe e una lunga e folta barba intrecciata con dei nastri colorati. Indossava stivali alti fino al ginocchio, degli abiti scuri, un lungo cappotto e un grande cappello. Non sappiamo con precisione quando ebbe inizio la sua leggenda, ma, a un certo punto, Teach comprese il valore delle apparenze e teatralizzò la sua immagine. Ad esempio, si metteva un cinturone con tre coppie di pistole nei foderi e decorava il suo cappello con delle piccole micce di canapa, che accendeva prima di ogni arrembaggio, in modo tale che una cappa di fumo lo contornasse e rendesse più scenografico e d’impatto la sua comparsa. Dopo la morte, la sua figura fu ampiamente romanzata e divenne l’archetipo del pirata in tutte le successive opere di fantasia, ma la sua vera storia ebbe inizio in circostanze poco note, per poi concludersi con un epico duello che lo consacrò a icona dei sette mari.

L’ultima battaglia di Barbanera in un dipinto del 1920 di Jean Leon Gerome Ferris – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Le presunte origini di Barbanera

All’infuori della sua carriera da fuorilegge ciò che sappiamo di Barbanera sono solo semplici teorie. Sapeva leggere e scrivere ed è plausibile che provenisse da una famiglia agiata. Inoltre, i pirati erano soliti adottare dei cognomi fittizi, per non disonorare i familiari, e alcuni storici hanno supposto che il suo vero nome non fosse Edward Teach, ma Edward Drummond. Secondo una delle ipotesi più accreditate, nacque intorno al 1680 a Bristol, una città portuale dell’Inghilterra che, nel corso del XVII secolo, era diventata uno dei principali collegamenti marittimi con le colonie britanniche in America; per altri nacque a Port Royal, in Giamaica. Si presume che giunse nel Nuovo Mondo a bordo di un mercantile negli ultimi anni del Seicento e fu marinaio su una delle tante navi corsare che presero parte alla cosiddetta Guerra della regina Anna, che dal 1702 e al 1713 coinvolse gli imperi coloniali di Spagna, Francia e Gran Bretagna.

La situazione coloniale in Nord America ai tempi della Guerra della regina Anna – Immagine di Magicpiano condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Quando la firma del trattato di Utrecht sancì la fine delle ostilità, la caccia ai pirati s’inasprirsi e Teach si stabilì sull’isola di New Providence, nell’arcipelago delle Bahamas, dove si erano rifugiati molti ex corsari.

New Providence – Immagine di Keith Edkins condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Intorno al 1716, si unì alla ciurma del capitano Benjamin Hornigold, che ne intuì il potenziale e lo mise a capo di una nave della sua flotta. Nel corso del 1717, i due pirati si distinsero per le loro imprese, intercettarono con successo alcuni mercantili partiti dall’Avana e dalle Bermuda, e incontrarono per la prima volta Stede Bonnet, soprannominato il “pirata gentiluomo” per via delle sue origini.

Stede Bonnet – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

L’incontro con Bonnet

Nato a Bridgetown, nelle Barbados, nel 1688, Bonnet era un proprietario terriero che, nell’estate del 1717, aveva deciso di dedicarsi alla pirateria. Commissionò a un cantiere la sua nave, la Revenge, la equipaggiò con 10 cannoni, arruolò circa 70 uomini e partì per il mare. Dopo una serie di arrembaggi lungo le coste della Virginia, si scontrò con un’imbarcazione spagnola che lo costrinse a ripiegare verso Nassau, il famigerato covo dei pirati di New Providence. Quando incontrò Hornigold e Teach, Bonnet era ancora convalescente dalle ferite riportate e, su iniziativa di Barbanera, la sua Revenge si unì alla flotta.

Barbanera in un’illustrazione di A General History of the Pyrates – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

I tre pirati continuarono a spadroneggiare nei Caraibi, finché, sul finire del 1717, Hornigold si ritirò e lasciò a Teach il comando. Con Bonnet nelle vesti di suo braccio destro, Barbanera proseguì con le scorribande e, il 28 novembre, nei pressi di Saint Vincent, attaccò La Concorde, un grande vascello francese con a bordo un carico di schiavi. In onore della regina Anna d’Inghilterra, la ribattezzò Queen Anne’s Revenge, la dotò di 40 cannoni e la unì alla flotta.

Ritratto della regina Anna d’Inghilterra – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

I resoconti sulle sue imprese si diffusero per tutto il Nuovo Mondo, il numero dei suoi seguaci aumentò e, il 5 dicembre, intercettò la Margaret, una mercantile guidato da Henry Bostock. L’intero equipaggio fu tenuto prigioniero per circa otto ore e, a razzia compiuta, il pirata restituì l’imbarcazione al suo comandante, che fece rotta verso Saint Christopher, e riferì quanto accaduto al governatore Walter Hamilton. L’eco dell’evento raggiunse le colonie e i vari funzionari compresero che Edward Tech era diventato una minaccia troppo seria per non prendere provvedimenti. Nel frattempo, la flotta del oirata continuò ad ampliarsi e vide l’ingresso del capitano David Herriott. All’apice della carriera, il celebre Barbanera compì la sua più grande impresa…

Occupò il porto di Charleston, nell’odierna South Carolina

Mappa di Charleston – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il blocco di Charleston

Giunse in città a maggio, ne bloccò il traffico marittimo e intercettò circa nove navi. Una di queste, la Crowley, era diretta a Londra e trasportava alcuni membri illustri della comunità di Charleston, incluso Samuel Wragg, membro del Consiglio della provincia della Carolina. Teach rinchiuse tutti i passeggeri sottocoperta e comunicò a Wragg che li avrebbe liberati solo in cambio di forniture mediche. Il funzionario aveva due giorni per recarsi dal governatore e procurarsi quanto richiesto; in caso contrario, Barbanera avrebbe ucciso i prigionieri e dato fuoco all’imbarcazione. Wragg accettò l’accordo e partì subito con un certo signor Marks e due pirati incaricati di scortarlo.

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Passarono tre giorni e il gruppo non tornò

Variante del Jolly Roger utilizzato da Barbanera – Immagine di WarX condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Quando il destino dei prigionieri sembrava ormai segnato, giunse un messaggero di Marks, che informò Teach di un contrattempo: la nave su cui viaggiavano si era arenata e ne aveva ritardato l’arrivo presso il governatore. Il pirata accordò a Wragg altri due giorni, ma ancora una volta non si presentò nessuno; quindi, convocò una riunione della ciurma e fece entrare la sua flotta nel porto.

A Charleston si scatenò il panico e gli abitanti iniziarono a temere per la propria incolumità, ma, infine, Wragg giunse con le scorte mediche, scongiurò il drammatico epilogo e spiegò il tragicomico motivo del ritardo. Stando al suo racconto, dopo l’incidente della nave, aveva ottenuto il benestare del governatore per la raccolta delle forniture, ma, al momento della partenza per Charleston, non riusciva più a trovare i due pirati del suo seguito. Wragg li cercò in lungo e in largo, per poi trovarli ubriachi e disorientati: avevano passato tutti quei giorni a bere.

Barbanera – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il perdono reale

Come da accordi, Barbanera liberò i prigionieri, ma gli giunse voce che l’Inghilterra aveva inviato alcune navi da guerra per insidiare i pirati delle Indie Occidentali; quindi sciolse il blocco, abbandonò Charleston e si diresse lungo la costa della Carolina del Nord, dove, il 10 giugno, la Queen Anne’s Revenge s’incagliò in un banco di sabbia e tutta la ciurma fu costretta ad abbandonarla.

Illustrazione della Queen Anne’s Revenge – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Da allora, la nave si inabissò nell’Oceano Atlantico e il 21 novembre del 1996 la Intersal Inc., una società di ricerca privata, ne ha rinvenuto il relitto coperto da alghe e coralli. Nel corso degli anni, i ricercatori sono riusciti a recuperare circa 300.000 manufatti, ma oggi il relitto della Queen Anne’s Revenge giace ancora nelle profondità del mare.

Modellino in miniatura della Queen Anne’s Revenge – Immagine di Qualiesin condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Dopo aver perso la sua nave principale, Barbanera apprese che re Giorgio I d’Inghilterra desiderava porre rimedio alla pirateria nelle acque delle colonie e aveva offerto un perdono reale a chiunque si arrendesse alle autorità entro e non oltre il 5 settembre del 1718.

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Ritratto di Giorgio I d’Inghilterra – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Tuttavia, l’immunità valeva solo per i crimini commessi prima del 5 gennaio di quell’anno; quindi, in teoria, le gesta di Charleston sarebbero ugualmente valse la forca al pirata Barbanera. L’offerta, però, era troppo ghiotta per non esser presa in considerazione e Teach ragionò sul da farsi. In prima istanza, ritenne che Charles Eden, il governatore della Carolina del Nord, a cui avrebbe dovuto presentarsi, fosse un uomo ragionevole, che avrebbe chiuso un occhio molto volentieri. Allo stesso modo, anche Bonnet manifestò la sua volontà di accettare il perdono e Teach lo sfruttò come cavia. Bonnet salpò con una piccola barca a vela per Bath, dove si trovava Eden, ottenne il perdono e tornò da Barbanera, ma non lo trovò. Durante la sua assenza, Teach aveva spogliato la sua nave di tutte le provviste e dei tesori, e si era messo in viaggio per Bath attraverso una rotta che gli impedisse di incrociarlo. La parentesi legale di Bonnet fu brevissima: riprese possesso della nave, recuperò circa 25 uomini che Barbanera aveva abbandonato su una piccola isola sabbiosa, forse per sedare una rivolta, e salpò in cerca di vendetta.

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Barbanera raffigurato da Benjamin Cole nella seconda edizione di A General History of Pyrates – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Nel tentativo di non incorrere in persecuzioni legali dovute alla rottura degli accordi del perdono, assunse lo pseudonimo di capitan Thomas e giunse nei pressi del promontorio di Cape Fear, nella Carolina del Nord.

L’impiccagione di Stede Bonnet – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Gli era giunta voce che Barbanera si trovava in quelle acque, ma il suo l’arrivo attirò l’attenzione delle autorità locali, che lo attaccarono e catturarono il 27 settembre del 1718, in seguito a una sanguinosa battaglia.

Morì impiccato il successivo 10 dicembre

Charleston. Memoriale dell’impiccagione di Stede Bonnet – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Nel frattempo, Teach ottenne il perdono reale, si stabilì nella città di Bath, sposò una donna del posto e stanziò la sua flotta nella vicina isola di Ocracoke, un punto strategico dov’era possibile tenere sott’occhio tutto il traffico marittimo fra la Carolina del Nord e del Sud.

Mappa della zona circostante all’isola di Ocracoke – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il ritorno sui mari

La sua vita sulla terraferma non durò molto: il governatore Eden gli concesse il permesso di salpare per Saint Thomas, nelle piccole Antille, e ricevere una lettera di corsa per riprendere la via del mare come corsaro. Alla fine di agosto tornò alla pirateria, ma si mosse con cautela per non destare sospetti. Continuò a sfruttare Ocracoke come base e s’imbatté in Charles Vane, un inglese che aveva rifiutato il perdono reale ed era sfuggito a Hornigold, ex capitano di Teach convertitosi a cacciatore di pirati. Vane si rifugiò a Ocracoke con la speranza di convincere Barbanera a unire le forze, e i due pirati festeggiarono sulle spiagge dell’isola per qualche giorno, dopodiché le loro strade si divisero.

Vane tornò per mare e Barbanera andò incontro al suo destino

Charles Vane – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Nel mentre, il governatore della Virginia, Alexander Spotswood, aveva rintracciato e arrestato William Howard, ex membro della ciurma della Queen Anne’s Revenge. L’uomo fu giudicato colpevole di atti di pirateria e condannato all’impiccagione, ma ottenne la grazia in cambio di preziosissime informazioni su come localizzare Teach. Il governatore, allora, ordinò la caccia all’uomo e finanziò personalmente l’impresa.

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Ritratto di Alexander Spotswood, governatore della Virginia dal 1710 al 1722 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

L’ultima battaglia

Il suo piano prevedeva una duplice imboscata: i capitani Gordon e Brand avrebbero coordinato le operazioni via terra, mentre Robert Maynard, capitano della Royal Navy, fu posto al comando di due navi adibite all’attacco via mare. Infine, incentivò i partecipanti con la promessa di un lauto compenso. Il 17 novembre, Maynard partì per Bath con i suoi 57 uomini, informò il governatore Eden del piano d’azione e inviò due canoe in ricognizione, che, dopo giorni di ricerca, avvistarono Teach nella parte interna di Ocracoke.

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La sera del 21 novembre cominciarono le operazioni preliminari per l’imboscata

Maynard affronta Barbanera in un’illustrazione del XVIII secolo – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Maynard bloccò gli ingressi marittimi dell’isola per scongiurare un’eventuale fuga di Barbanera e, all’alba del giorno successivo, le sue navi entrarono nel canale, aprendo il fuoco sulla flotta pirata. La prima fase dello scontro fu devastante e l’artiglieria di Teach riuscì a prevalere. Tuttavia, Maynard era un uomo molto prudente e aveva stipato sottocoperta gran parte dell’equipaggio: se i bombardamenti iniziali si fossero risolti a favore di Teach, avrebbe ordinato un attacco a sorpresa nel momento dell’arrembaggio. Le sue previsioni si rivelarono esatte. Barbanera partì all’assalto, ma i suoi uomini furono colti alla sprovvista da quelli di Maynard, che fuoriuscivano a gruppi dalla stiva.

Così, ebbe inizio l’atto conclusivo della battaglia

Barbanera assalta la nave di Maynard – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Teach e Maynard radunarono le rispettive ciurme e combatterono sul ponte. I due capitani si spararono a vicenda, poi gettarono le pistole e si affrontarono con le sciabole. Il pirata riuscì a rompere la lama dell’avversario, ma, prima di scagliarglisi contro e sopraffarlo, fu gravemente ferito, attaccato e, infine, ucciso dagli uomini di Maynard. Dopo la morte di Barbanera, i pirati sopravvissuti si arresero e furono fatti prigionieri. Maynard osservò un’ultima volta il corpo esanime del rivale – aveva circa 20 ferite da taglio e 5 da fuoco – quindi ordinò che gli venisse mozzata la testa e che fosse esibita sul bompresso della nave.

Era il 22 novembre del 1718

La testa mozzata di Barbanera appesa al bompresso della nave di Maynard – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Leggenda narra che, da allora, il fantasma di Barbanera infesti le acque di quei mari in cui nacque e prosperò la sua leggenda. Se, navigando, vi doveste imbattere in lui, quando lo vedrete comparire, avvolto da una coltre di fumo, non spaventatevi: è solo un trucco; uno dei tanti che, trecento anni fa, hanno contribuito alla nascita del suo mito.


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