La Valle della Povertà: 35 Fotografie dal Kentuky anni ’60

Sembrano immagini della Grande Depressione anni ’30 negli Stati Uniti, ma in realtà le fotografie di questa galleria sono molto più recenti, e risalgono agli anni ’60. Le immagini di John Dominis, scattate nel 1963, raccontano un’America diversa, lontana dalle coste della California dei Beach Boys o dalla New York annoiata dei film di Woody Allen. In una valle solitaria ai piedi della regione dell’Appalachia (sovente chiamata “il Ghetto Bianco d’America”) la vita degli anni ’60 scorreva con ritmi rurali, vissuta quasi come 100 anni prima dai coloni giunti dall’Europa.

Il servizio venne pubblicato su LIFE nel 1964, intitolato “The Valley of Poverty”, e rappresentò uno dei primissimi articoli di qualsiasi pubblicazione americana sulla nascente “Guerra alla Povertà” dichiarata dall’allora presidente statunitense Lyndon Johnson. LIFE era la rivista più influente degli Stati Uniti, in un’epoca in cui la televisione aveva una diffusione ancora contenuta, e un articolo di quel tipo significò una presa di posizione globale contro la povertà, ancora diffusa in molte zone rurali degli Stati Uniti.

Un estratto dall’articolo di LIFE Gennaio del ’64:

In una valle solitaria nel Kentucky orientale, nel cuore della regione montuosa chiamata Appalachia, vive un popolo povero, la cui condizione è stata a lungo ignorata dall’America benestante. Le loro case sono baracche senza impianti idraulici o servizi igienico-sanitari. Il loro paesaggio è una desolazione di colline artificiali intrecciati da torrenti inquinati. Le persone sono spesso malate e non istruite, senza lavoro e senza speranza. Gli aiuti del governo e il cibo in eccedenza li hanno sostenuti a un livello di sussistenza per così tanti anni che l’ozio è diventato il loro stile di vita. Il presidente Johnson, che ha dichiarato “guerra incondizionata alla povertà in America”, ha individuato nell’Appalachia un importante obiettivo“.

Fonte: Time.

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...